Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il professor Conte dovrà rinunciare all’incarico?
Siamo, si direbbe, a un passo dal punto senza ritorno. Vale a dire: sono notevoli le probabilità che stasera o domani il presidente incaricato professor Giuseppe Conte salga al Quirinale e rinunci al mandato.
• Si va a votare?
Se il professor Conte rinuncerà al mandato, probabilmente Mattarella darà vita al suo governo neutro, che sarà bocciato in parlamento e porterà il paese al voto. Le elezioni vanno fatte prima della finanziaria, perché certamente la legge di stabilità non passerebbe l’esame di queste camere. Campagna elettorale agostana, si direbbe.
• Ma come mai la situazione è precipitata in questo modo?
Salvini ha presentato ieri al professor Conte la lista dei ministri leghisti. Nella casella dell’Economia c’è scritto il nome di Paolo Savona. In un’intervista di tre minuti alle televisioni, di cui daremo subito conto, il capo della Lega ha spiegato, col sorriso sulle labbra, di essere determinato e che lui passi indietro non ne fa. I rumors che arrivano dal Quirinale dànno conto di una posizione altrettanto ferma: il presidente della Repubblica, si dice, non può neanche lui fare passi indietro. Siamo a un conflitto istituzionale apparentemente senza vie d’uscita, e con un doppio ordine di questioni. Una formale, di interpretazione della costituzione, e cioè se il presidente della repubblica abbia il potere di metter bocca sulla formazione di un governo fino al punto di impedirne la nascita. Non è politicamente irresponsabile, e questa resistenza, invece, non lo rende politicamente responsabilissimo? La questione formale è tuttavia aperta e ieri abbiamo letto sul Corriere della Sera un magnifico articolo, pieno di dottrina, del professor Sabino Cassese che, costituzione alla mano, dà ragione in tutto e per tutto al presidente. Poi c’è la questione politica, che potremmo riassumere nel famoso aneddoto di Brenno, il gallo vincitore dei romani che, gridando: «Vae victis!», cioè «Guai ai vinti!», gettò la spada sul piatto della bilancia, facendola pendere dalla parte che voleva lui. Salvini e Di Maio hanno dalla loro la forza parlamentare e a quanto pare un governo senza Paolo Savona non passerebbe il voto di fiducia. Si va alle elezioni, i due rivincono, e si presentano al Quirinale con gli stessi nomi. Che fa il presidente della repubblica a quel punto? Si dimette? Purtroppo in politica i vincitori hanno sempre ragione.
• Veniamo all’intervista di Salvini.
Parole pesanti, e che prefigurano gli argomenti della prossima eventuale campagna elettorale. «Non faccio questione di nomi e cognomi, faccio questione di rispetto del voto degli italiani, cosa che ribadisco dal 4 marzo. Speriamo che nessuno abbia niente da eccepire su nessuno di questi nomi che secondo noi rappresentano al meglio l’interesse degli italiani. Avere dei ministri che vanno in Italia, in Europa e nel mondo a difendere l’interesse dei cittadini italiani è un valore, un pregio, un orgoglio. Come nessuno in Italia ha mai eccepito su un ministro tedesco, un ministro belga, un ministro francese, è altrettanto chiaro ed evidente che i ministri che rappresentano gli italiani non devono necessariamente avere il gradimento dei tedeschi, dei francesi o di chiunque altro. Passi indietro? No, noi facciamo solo passi avanti. L’unico rischio che vedo è quello di un’ulteriore frattura, distanza fra i palazzi del potere e il popolo. Il popolo ci dice vi abbiamo votato, andate, fate, migliorate, se qualcuno rallentasse ancora questo processo di cambiamento e facesse saltare un lavoro che ci è costato 15 giorni di impegno e di sacrificio sicuramente tornerei a essere arrabbiato. Se qualcuno però ci rimproverasse che qualcuno dei nostri indicati ministri fa troppo l’interesse italiano e troppo poco l’interesse di qualche lobby europea e allora no, io passi indietro ne ho già fatti abbastanza. Son determinato, la gente mi dice non mollare. Non rinunciamo alla dignità e alla difesa dell’interesse nazionale».
• Cioè Mattarella, resistendo su Savona, farebbe l’interesse di qualche lobby tedesca.
I tedeschi ci insultano. Lo Spiegel è uscito con un articolo titolato così: «Italia scroccona, colpa di Draghi. I mendicanti almeno dicono grazie quando gli si dà qualcosa». È dovuto intervenire, con una lettera al settimanale, il nostro ambasciatore a Berlino, Pietro Benassi: «La dialettica politica appartiene alla libertà di stampa e al discorso democratico. Ciò che lascia un retrogusto pessimo è il modo in cui questa critica è indirizzata a un intero popolo». La Frankfurter Allgemeine Woche ha fatto una copertina in cui si vede un furgoncino Ape che precipita da un dirupo e la scritta “Mamma mia”. Ha attaccato il professor Conte anche il New York Times, tacciandolo di sconosciuto messo lì per prendere ordini da Salvini e Di Maio. Insomma, effettivamente, il mondo non vuole questo governo sostenuto dai partiti votati dalla maggioranza degli italiani.
• Nel frattempo il professor Conte che fa?
Ieri ha ricevuto l’ambasciatore Luca Giansanti, accreditato per il posto di ministro degli Esteri. Giampiero Massolo, che sembrava sicuro della nomina, non gode dell’apprezzamento di Alessandro Di Battista, che lo giudica troppo filoamericano. Così è uscito di scena.
(leggi)