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 2018  maggio 26 Sabato calendario

Izzo ha ammazzato anche Rossella

«Papà, oggi non andare a fare la ninna, vieni a passeggiare con me». Era il 21 agosto del 1975 e Rossella Corazzin aveva 17 anni, i capelli castani, la corporatura esile. E si trovava in vacanza con i genitori a Tai di Cadore, nel Bellunese. Il padre le rispose che era stanco e così lei andò da sola nel bosco, con una macchina fotografica e I passi perduti dello scrittore Alejo Carpentier. «Stai attenta», disse papà. Da allora, gli anziani del paese raccontano la storia per mettere paura ai bambini. Indicano la panchina sulla quale Rossella trascorreva le ore a leggere e dicono che «se l’è presa il diavolo». Perché quel giorno, la studentessa di San Vito al Tagliamento scomparì nel nulla.
«Era la nostra prima vacanza insieme», raccontò in seguito la mamma Elisanna, morta dieci anni fa aspettando il ritorno della figlia. «Parlava di lei come se fosse ancora viva, non si è mai arresa», spiega Mara Corazzin, cugina di Rossella. «Continuava a lavare i suoi vestiti e li metteva puliti sul letto». Le indagini vennero abbandonate e riaperte a più riprese. Si ipotizzò un allontanamento volontario, poi la pista satanica. E spuntò anche un certo Gianni, di cui la ragazza parlava in alcune lettere, spiegando di aver passeggiato con lui a Tai. Ora si scopre che forse hanno ragione gli anziani del paese: il diavolo che si portò via quella ragazzina avrebbe i volti di Angelo Izzo e Andrea Ghira – due del terzetto del massacro del Circeo – oltre che di altri uomini legati all’estrema destra romana. In due interrogatori resi nell’agosto e nel dicembre del 2016 all’allora procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone, Izzo raccontò che la ragazzina sarebbe stata rapita, violentata e uccisa. Gli atti furono inviati ai magistrati di Perugia, perché l’omicidio sarebbe avvenuto in Umbria, all’interno di una villa sul lago Trasimeno. E la procura lo scorso anno archiviò. Nei giorni scorsi, però, nel palazzo di giustizia veneto sono arrivati i verbali raccolti stavolta dai pm di Roma ai quali, sempre nel 2016, Izzo fornì la stessa versione. «Una testimonianza che va presa con le dovute cautele», spiega l’attuale procuratore di Belluno, Paolo Luca, che giovedì ha trasmesso al collega di Perugia i nuovi atti giunti dalla capitale. Il 63enne sta raccontando diverse cose agli investigatori. Molte delle quali false. Ha spiegato anche che, nell’agosto di 43 anni fa, Ghira e alcuni amici stavano andando a Cortina quando fecero una sosta a Tai e notarono Rossella. La caricarono in auto e la portarono prima in un casale a Riccione e poi nell’abitazione sul lago. «Non partecipai al sequestro: mi trovavo a Positano», sostiene l’uomo che nel settembre del 1975 – un mese dopo la sparizione di Corazzin – fu arrestato per aver seviziato con i complici le due vittime del Circeo. Ma raggiunse gli amici nella villa. «Sostenne che le fecero una specie di rito», ricorda Pavone. Abusarono di lei per giorni e la uccisero. Ma su quest’ultimo punto Izzo non fornisce indicazioni precise. Il magistrato, oggi in pensione, delegò alla Dia di Padova gli accertamenti. «Trovammo riscontri: sapeva dettagli appresi solo da chi aveva partecipato ai fatti» conclude Pavone. Ora la Procura di Perugia valuterà se riaprire l’inchiesta.