La Stampa, 26 maggio 2018
Elisa Maino, la quindicenne già brava scrittrice
Ha quindici anni, è carina, spigliata. E grazie ai 2 milioni di fan su musical.ly (diavoleria che rende famosi gli adolescenti sul web) è stata subito arruolata dall’editoria. Elisa Maino è la novità bestseller della settimana. Quarto posto in classifica. Spalla a spalla con Zerocalcare. Frequenta il classico e adora il greco (lingua geniale), per dire che alla cultura digitale contrappesa una solida cultura d’altri tempi. Il suo libro di debutto, “#ops”, usa furbescamente un titolo acchiappa-follower perché mette un bell’hashtag in copertina: l’ideogramma dell’alfabeto cellulare non manca mai nelle operine delle webstar; l’altro pezzo, «Ops», non è invece un’onomatopea di stupito imbarazzo, bensì l’acronimo di una frase sentimentale (non lo riveliamo perché spoilerare è sempre brutto).
È un romanzo vero e proprio. Di formazione «sentimentale», si potrebbe definire. Perché racconta di una ragazza che, finita la scuola, e lasciata Milano, va da una nonna in montagna tra i boschi. Lì, incontra un ragazzo selvaggio, solitario, tenebroso (ovviamente ha le sue buone ragioni per esserlo). E dato che gli ormoni non sono silicio, sboccia qualcosa. Ingenuamente saggia, romanticamente irruente, la scrittura di Maino funziona. Ci porta in un’estate adolescente, una di quelle estati che ti cambiano dentro e funzionano bene nello storytelling universale («Chiamami col tuo nome» di Aciman/Guadagnino, per citare un esempio, appartiene alla fortunata categoria). Cotte, incomprensioni, invidie, gelosie, burrasche con gli adulti (abbastanza pessimi), persino un mezzo giallo sepolto. E un dettaglio non indifferente per una star del web: si può sopravvivere un’estate a connessione ridotta e senza social, con le crostate della nonna, le epistole vergate a mano, i colori del cielo non filtrati da Instagram. E oltretutto, se cammini in montagna, capisci anche che l’iPad nello zaino pesa come un mattone e taglia il fiato.
Naturalmente la tecnologia alla fine torna, perché se «usata bene» è utile (anche ai fini della trama). Ma intanto i nativi digitali hanno alzato gli occhi dallo schermo dello smartphone scoprendo che esiste un universo bellissimo, fatto di rocce, di divenire, di sudore, di aria fresca, creato dall’Eterno, e non da una multinazionale hi-tech della realtà virtuale. Panta rei, tutto scorre nella natura, senza lasciare traccia in cronologia.
Per coincidenza questa settimana esce pure un manuale di self help di Catherine Price, «Come disintossicarti dal tuo cellulare». Un programma detox in 4 settimane. Eppur (qualcosa) si muove nell’universo della catalessi digitale.