Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La prossima volta il centro-destra salirà al Quirinale unito
Mattarella ieri non ha consultato nessuno, e così è uscita fuori la notizia: il centro-destra, al prossimo giro, salirà al Quirinale tutto unito, un’unica delegazione composta da Salvini, Berlusconi e Giorgia Meloni.
• È una notizia?
Sì. Storicamente il centro-destra non ha mai partecipato alle consultazioni unito. Al tempo dell’alleanza con Fini e con Casini i due ci tenevano a sembrare diversi dal Cav, anche prima di decidersi a fargli la guerra, così si presentavano a Napolitano uno per uno, senza affidarsi al capo, che era naturalmente proprio Berlusconi. La vendetta della storia ha voluto che adesso le parti si siano rovesciate. Nel periodo di mezzo tra il voto del 4 marzo e l’inizio dei colloqui, Salvini, divenuto capo della coalizione, ha insistito perché ci si presentasse al Presidente tutti insieme. Ed è stato Berlusconi, con ragionamenti simili a quelli che fecero al tempo, per distinguersi da lui, Casini e Fini, a mantenere il punto e a pretendere di andare da Mattarella da solo (con le due capigruppo). Però mercoledì, all’uscita dallo Studio della Vetrata, la Meloni ha detto subito che la prossima volta sarebbe stato meglio presentarsi tutti insieme. È una pulce che deve aver messo nell’orecchio dei tre destri lo stesso Mattarella: se volete che l’incarico vada a Salvini, bisogna dimostrare che Salvini rappresenta per intero questo 37% ottenuto dal centro-destra alle elezioni. Altrimenti il primo giro tocca a Di Maio, che è a capo della lista più votata.
• Quindi il primo incarico sarà dato a Salvini.
Non è detto. I colloqui riprendono giovedì e continueranno anche venerdì, con l’identico circo che s’è visto all’opera questa settimana, a parte il dettaglio del centro-destra tutto unito, che quindi dovrebbe essere ricevuto per ultimo (un piccolo vantaggio, forse). Sia Di Maio sia Salvini sia Berlusconi sia Martina, nei colloqui dei giorni scorsi, hanno chiesto al capo dello stato tempo. Il discorso è stato: stiamo trattando, stiamo discutendo, qualche filo c’è, non ci mettere fretta. Mattarella ha aderito volentieri, anche perché, in questo momento, non saprebbe bene che pesci prendere. Quindi si sta tessendo una tela, e qualcosa accadrà.
• Che tela?
Facciamo solo illazioni, ipotesi, supposizioni, diamo necessariamente retta a voci e bisbigli, tutta roba poca seria, ma tant’è. Intanto l’annuncio del centro-destra unito ha dato un dispiacere a Di Maio che lavorava a separare Salvini da Berlusconi, e a fare un governo con la sola Lega più qualche transfuga presentabile della stessa Forza Italia o del gruppo misto o magari anche del Pd. Di Maio ha detto nei giorni scorsi: il M5s non è né di destra né di sinistra, quindi può mettersi sia con questi che con quelli. Nelle ultime uscite, però, ha parlato di nuovo di «centrodestra» e non solo di Lega. Significa qualcosa? Forse. I bisbigli suggeriscono che Casaleggio jr. è tanto amico di Salvini, i due condividono una quantità di cose. Altro bisbiglio: come farà Di Maio, se gli va male e si va a votare, a candidarsi di nuovo? Il regolamento 5 stelle vieta di stare in parlamento per più di due volte, e Grillo questa regola non la vuole cambiare. Grillo, intelligentemente, non sarebbe troppo interessato a un M5s governante, chi entra a Palazzo Chigi è destinato a perdere voti. Già subito dopo il 4 marzo aveva detto: non siamo nati per governare, ma per dissolvere il sistemna e poi sparire. Bella immagine, ma come si fa?
• Non è sempre più forte, in ogni caso, l’ipotesi di un esecutivo cinquestelle-Lega?
È quella che i bookmaker dànno come più probabile. Però Berlusconi andrebbe all’opposizione, con tutti i rischi per le sue aziende? I numeri alla camera ci sarebbero (347 a 283), ma al senato molto meno: 167 a 154. Invece un presidente terzo, che cioè non fosse né Salvini né Di Maio, potrebbe forse guidare un governo super partes a cui potrebbero dare i voti anche i berlusconiani e persino il Pd. Ma chi sarebbe la guida di questo esecutivo comunque di poca durata? Si fanno nomi abbastanza stupefacenti, che non mi sento di riferire.
• E il Pd?
La melina che hanno chiesto tutti a Mattarella si giustifica con l’attesa di alcune date, che potrebbero fornire nuovi lumi o nuove occasioni. Le elezioni in Friuli, quelle in Molise, l’assemblea del Pd che potrebbe sancire la vittoria di Martina, la sconfitta di Renzi e quindi un rientro in gioco dei democratici, con i renziani all’opposizione oppure addirittura fuori dal partito. L’assemblea è in calendario per il 21 aprile, Martina è candidato alla segreteria e ha bisogno per essere eletto del voto dei renziani. Anche per questo ha detto di no alla richiesta di Di Maio di incontrarlo la settimana prossima.
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