La Stampa, 7 aprile 2018
Tim, Cdp è già in manovra. Missione Usa per l’ad Genish
Cominciano le grandi manovre della Cassa Depositi e Prestiti, la lenta salita che porterà il braccio finanziario dello Stato ad accumulare fino al 5% di Tim. In Borsa gli scambi sul titolo sono impazziti. Sono passate di mano 369 milioni di azioni (contro le 162 milioni di giovedì), pari all’1,7% del capitale. La domanda in acquisto ha trascinato il titolo a un robusto +6,9% a 0,85 euro. Festeggiano soci vecchi e nuovi, il fondo Elliott come Vincent Bolloré, che con la sua Vivendi ha in carico Tim a 1,08 euro.
L’effetto annuncio – con l’operazione prima bruciata da un lancio Ansa, poi comunicata con tutti i crismi – costerà caro al gestore del risparmio postale degli italiani. «Così si fanno lievitare i prezzi per chi acquista – ha detto al Forum Ambrosetti di Cernobbio l’economista ed ex consigliere Tim, Luigi Zingales -. E del resto non vedo la funzionalità dell’intervento» che definisce «un passo sbagliato». E ancora: «Oggi a pranzo una persona mi diceva che è un modo di Claudio Costamagna (presidente in scadenza di Cdp, ndr) per accreditarsi con il nuovo governo. Se così fosse mi auguro che la prima cosa che farà il nuovo governo sarà quello di licenziarlo». L’attesa è ora per lunedì, quando si chiuderanno i giochi sulle liste per l’assemblea del 4 maggio e il cda di Tim (oltre a Vivendi) deciderà se presentare ricorso contro la decisione dei sindaci di ammettere i punti all’ordine del giorno richiesti da Elliott per la riunione dei soci del 24 aprile: la revoca di 6 consiglieri (risultati poi tra gli 8 dimissionari, 4 dei quali ripresentati da Vivendi nella sua lista per il 4 maggio) e la votazione di altrettanti candidati. Per il 4 maggio Elliott presenterà la lista, quella di Assogestioni è assai incerta. Il comitato dei gestori fa sapere che «nessuna entità appartenente ai gruppi Generali o Unicredit ha partecipato al processo decisionale». Risulta che siano state altre le defezioni a testimoniare di come il quadro con la discesa in campo della Cdp sia cambiato. Fatto sta che Kairos, Azimut e Mediolanum non hanno dato la disponibilità delle loro azioni a sostegno della lista. Lista che difficilmente vedrà la luce, con la possibilità concreta di un liberi tutti che renderebbe l’assemblea tutta in salita per Vivendi. Quanto conterà la mossa di Cdp che si professa equidistante ma tutti leggono in chiave anti francese? La Cassa «deciderà ciò che vuole. In assemblea si contano i voti, vediamo che succederà», ha detto il vicepresidente di Tim, Franco Bernabè, schierato con Parigi. Bolloré come in passato chiamerà a raccolta fondi francesi «amici» e chissà se potrà avere un ruolo anche la Caisse des dépots et consignations, la Cdp francese azionista di Vivendi e di Tim. Ma una parte centrale nella strategia di Vivendi ce l’ha Amos Genish. L’ad di Tim è volato in Brasile per occuparsi di Tim Brasil, dove di recente ha cambiato, oltre a mezzo cda, gran parte delle prime linee con uomini di sua fiducia ex Gvt e Telefônica Brasil. Al punto che in molti scommettono che Tim Brasil sia il suo obiettivo imprenditoriale futuro. Ora però punta a convincere i fondi. Negli incontri programmati tra qualche giorno tra New York e Londra chiarirà ai gestori che senza una maggioranza a sostegno del suo piano (che non contempla la trasformazione della società di rete in una public company) in Tim dovranno cercarsi un nuovo amministratore delegato.