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 2018  aprile 07 Sabato calendario

Sette legislature senza lasciar tracce

Bionda era e bella e di gentile aspetto, Stefania Prestigiacomo. E così è rimasta, immobile, venusta e ben piantata in Parlamento da sette legislature (meglio di lei soltanto Pier Ferdinando Casini, e ho detto tutto). Come una statua, uno di quegli arredi dal biancore millenario che fanno di Montecitorio la sede d’una blasonata collezione d’arte antica. Naturalmente era nel giusto Cicerone quando asseriva che “l’antico è più vicino agli dèi”, ma nel caso di Stefania P. l’anagrafe non c’entra, perché lei ha iniziato giovanissima: «Avevo ventisette anni quando sono stata eletta in Parlamento, con tanta passione, voglia di cambiare e un po’ di ingenuità ha confidato, emozionata, al quotidiano la Sicilia poco prima della rielezione -, oggi ho maturato una lunga esperienza parlamentare e di governo, posso essere un punto di riferimento per i giovani che entreranno per la prima volta alla Camera». 
Ventitré anni trascorsi nelle aule parlamentari non sono pochi, a ben vedere si tratta dell’arco temporale in cui la stella cometa del berlusconismo politico ha preso vita, forma e slancio, toccando il proprio culmine nel 2001-2006 e poi imboccando una morbida traiettoria discendente che sembra non aver mai fine. Un ventennio abbondante che ha rappresentato anche il destino collettivo per un paio di generazioni fiorite e sfiorite alla corte di Arcore. 
UN RETTILINEO 
E zitta zitta donna Stefania da Siracusa ha attraversato le belle e le brutte stagioni con la leggerezza d’un fruscio sull’erba, senza mai calcare un passo, senza mai una sbandata di troppo in curva, né alti né bassi, né picchi né precipizi: un rettilineo percorso alla BattistiMogol, gentilmente e senza strappi al motore, con ritmo fluente di vita in un elettrocardiogramma freddo e piatto. Che sia questo il segreto di tanta longevità professionale, di una carriera così diuturna? 
Non so se deponga bene, ma trovatemi un’altra biografia così conveniente. Scoperta dicono da un fuoriclasse del baronato di Palazzo come Gianfranco Miccichè, che la pretendeva alla presidenza della Sicilia; incoronata da Berlusconi, che vide in lei qualcosa in più dell’inflessione cantilenata e svampita su cui Paola Cortellesi costruì la sua indimenticabile imitazione: Flòooris non m’interròoompa... la signora Prestigiacomo è stata anche ministro delle Pari opportunità (2001-2006) e dell’Ambiente (2008-2011), ha firmato leggi contro la violenza sessuale, ha partecipato a uno sciopero della gonna ideato da Alessandra Mussolini, ha battagliato contro la piaga della prostituzione coatta. E verrà ricordata per queste stentoree parole scolpite nella Costituzione italiana proprio grazie a lei: «A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini». Cos’è? È l’emendamento all’articolo 51 che dal 2003 inserisce nella nostra Carta un altro intento nobile e negletto. 
Non che manchino le piccole increspature, in tanta bonaccia. Ne ricordiamo due in particolare: anno 2005, referendum sulla fecondazione assistita; i dirigenti del centrodestra marciano compatti accanto al Vaticano per far mancare il quorum alla consultazione; tutti tranne due, lei e Gianfranco Fini. Di lì in poi Stefania P. si porterà dietro l’accusa di essere una finiana per mancanza di controprove, screanzata indelicatezza. 
SCONTRO CON MARA 
Un anno dopo è stato un permale con Mara Carfagna ad attentare al ricco bilancio della sua vita d’impegno civile: l’incauta Mara osò dichiarare il proprio scetticismo sulle quote rosa tanto care a Stefania, che la prese malissimo: «Non parla per conto del partito». Ma l’altra precisò: «Io, naturalmente, con infinita modestia, resto della mia idea, che poi è condivisa anche all’interno del partito». Ovvero? «Abbiamo il sospetto che le quote rosa finiscano con il chiudere le donne in un salotto politico di poche privilegiate che s’incontrano e parlano tra di loro senza riuscire a incidere realmente nella vita dei partiti e del Parlamento». Come a dire che le quote Prestigiacomo valgono almeno sette legislature assicurate.