la Repubblica, 7 aprile 2018
Dazi cinesi, Trump vuole l’escalation
Xi Jinping applica a Trump pressioni che sfruttano il punto debole di una democrazia: coi suoi contro-dazi la Cina vuole mobilitare tutti i dissensi interni agli Usa, colpire il partito repubblicano nelle sue constituency. Ma forse ha attribuito al suo avversario una “razionalità” estranea a Trump. Tra i bersagli dei dazi cinesi annunciati l’altroieri c’è l’agricoltura del Midwest: settore che campa di esportazioni e serbatoio di voti repubblicano. Xi fa un calcolo razionale: negli Stati Uniti si avvicinano le elezioni legislative di mid-term, a novembre i repubblicani rischiano di perdere la maggioranza almeno in uno dei rami del Congresso, di conseguenza le voci che all’interno degli Stati Uniti si oppongono al protezionismo potrebbero piegare la Casa Bianca. Ma in questo duello politico, Trump sorprende i cinesi raddoppiando la minaccia dei suoi dazi fino a colpire 150 miliardi di prodotti.
Trump è più simile a Xi di quanto il leader cinese possa immaginare. La necessità di non perdere la faccia, tipica degli autocrati, guida Trump più dei sondaggi. In quest’ultima mossa è Trump che rovescia il tavolo pur di andare a vedere il bluff cinese.