il Fatto Quotidiano, 7 aprile 2018
De Magistris in mostra sulla scrivania-bancarella
Gufi, corni e civette. Papa Francesco ed Ernesto Che Guevara. I pulcinella. Ninnoli sparsi ovunque. L’agenda rossa di Paolo Borsellino. La statuina di San Gennaro. La miniatura della chitarra di Pino Daniele. Tutto accatastato sulla scrivania e alle spalle del sindaco di Napoli. Un po’ alla rinfusa e un po’ no. Da shakerare e offrire liscio alle telecamere durante una intervista del Tg 3 Campania, e di rimbalzo sui social che ne stanno facendo strame di commenti, apprezzamenti, sfottò, prese di distanza.
Di una cosa siamo certi: la scelta di Luigi de Magistris di addobbare il tavolo di lavoro come una allegra e variopinta bancarella del mercatino delle pulci di Poggioreale, imbandita di simboli della napoletanità mischiati a icone universali, risponde a una precisa strategia comunicativa. Una strategia che fa di lui un unicum del panorama politico. Fatta di un mix di segnali espliciti e di segnali subliminali per suscitare empatie, rinsaldare legami emotivi e marchiare i confini del proprio territorio.
La foto con Papa Francesco è un segnale esplicito: sono un sindaco che predica amore nella “città dell’amore”, figura allegorica usata diverse volte nei comunicati stampa. Il gufo: segnale subliminale di un antirenzismo dichiarato, richiamo al Matteo Renzi che chiamava ‘gufi’ quelli che si opponevano alle sue meravigliose azioni di governo, e De Magistris che reagì dichiarando Napoli ‘Città Derenzizzata’. Come l’Italia del dopo elezioni.
Prendi invece l’Agenda Rossa. Nobilissima scelta custodire il ricordo della figura di un magistrato che ha sacrificato la vita per combattere la mafia e da ex pm De Magistris ha spesso ricordato di essersi ispirato a Paolo Borsellino. Ma chi di voi a casa sistema un libro sulla scrivania affinché venga visto da chi vi sta di fronte? De Magistris fa così. Affinché il messaggio resti stampato in chi guarda le interviste. Meraviglioso.
Napoli prima di tutto. San Gennaro, il santo patrono. Scioglie il sangue, passa la paura. Pulcinella. Poteva mancare Pulcinella? Un ricordo di Pino Daniele, scomparso troppo presto. Mancano solo un gagliardetto del Napoli calcio e una maglietta di Maradona. I corni, Napoli capitale della scaramanzia, si pensò a un corno gigante per il Natale, sarà anche un luogo comune, ma andatelo a spiegare a quella parte di popolo che si fa interpretare i sogni per giocare i numeri al lotto del popolo che ama, odia e vota.
Eppoi Napoli nel cuore. Napoli liberata dall’emergenza rifiuti, ecco il modellino di un cassonetto della spazzatura, che farebbe arricciare il naso sulla scrivania di un qualsiasi commercialista o avvocato. Napoli rivoluzionaria. “Abbiamo scassato” l’urlo di De Magistris fresco di vittoria nel 2011, fasciato dalla bandana arancione. Di qui le foto di Ernesto Che Guevara. Lui che liberò Cuba e provò a fare lo stesso in Bolivia. Un guerrigliero che è morto da guerrigliero. De Magistris combatte ancora. La sua futura rivoluzione, se ci riuscirà, sarà quella di liberare Napoli dai debiti di bilancio senza vendere lo stadio San Paolo.