la Repubblica, 7 aprile 2018
L‘amaca
Gli amici del bar, per definire il ruolo attuale di Berlusconi nella politica italiana, usano un’espressione emiliana veramente volgare, che qui non posso riferire. Anzi, per farmi capire meglio la riferisco, tanto sono loro che lo dicono: «È come un gatto attaccato ai maroni». Credo intendano dire che proprio non c’è maniera di scrollarselo di dosso. Il più preoccupato mi sembra G, che vota Lega e vede Salvini muoversi con una zavorra non da poco sul groppone.
Ma pure A, che vota i Cinquestelle, alla sola idea che il giovane Di Maio possa incontrare il vecchio Cavaliere anche solo di sfuggita, anche solo accidentalmente alla toilette, cambia immediatamente discorso: proprio come fece la settimana scorsa quando tutti gli chiedemmo, sghignazzando all’unisono, che effetto gli faceva vedere i deputati grillini eleggere presidente del Senato la signora Alberti in Casellati, detta la zia di Mubarak.
Per cambiare discorso, l’argomento preferito di A è sempre lo stesso: «Tanto ormai lo sanno tutti, che destra e sinistra sono concetti superati». Su questo punto considero dirimente l’opinione di F, che è uno della sinistra anziana e tutta d’un pezzo. Posa la stecca, beve un sorso di bianco, mette una mano sulla spalla al leghista G e gli dice: «Se destra e sinistra non fa differenza, vuol dire che te e io, negli ultimi trent’anni, ci siamo dati del cretino a vicenda solo per ragioni personali».