la Repubblica, 7 aprile 2018
Telecom, battaglia per le liste e il titolo sale del 7 per cento
Milano Telecom Italia vola in Borsa nell’ultima seduta prima della scadenza del termine entro cui vanno presentate le liste per la nomina del nuovo cda. La deadline in questione è dopodomani, quando in agenda è prevista una riunione del cda dimissionario: dovrà valutare se fare ricorso d’urgenza, ex articolo 700, rispetto alla decisione dei sindaci di integrare l’ordine del giorno all’assemblea del 24 aprile, come richiesto dal fondo Elliott, per revocare sei consiglieri in quota Vivendi e nominarne 6 con i requisiti di indipendenza.
Ma la vera battaglia si svolgerà in assemblea, con i contendenti per il controllo di Telecom in questo ore in cerca di alleati. Elliott starebbe lavorando a una lista di 12 nomi, e quindi altri 6 nomi (oltre ai 6 proposti per la revoca), tutti di standing internazionale, confidando che con una dozzina di «ottime candidature», e con l’avallo della Cdp che ha detto di puntare a un 5% di Tim, Assogestioni desista dal proporre una propria lista di minoranza. Le 10 candidature di Vivendi non sono invece troppo diverse dalla vecchia lista del cda uscente. Ieri, intanto, il Comitato dei gestori ha precisato di non aver ricevuto pressioni da istituzioni come Generali e Unicredit, guidate da manager francesi. Tuttavia, a quanto si apprende in ambienti finanziari, le stesse istituzioni che negano un coinvolgimento, non hanno sostenuto la lista Assogestioni per il collegio sindacale, un organo che anche prima della discesa in campo di Elliott e di Cdp, ha vigilato sui conflitti d’interesse tra Tim e il suo primo azionista Vivendi ( con il 23,9%).
«Cdp deciderà ciò che vuole – ha risposto ieri Franco Bernabè a chi gli chiedeva se fosse un atto contro i francesi, a lui che è vice presidente di Tim in quota Vivendi –. In assemblea si contano i voti, vediamo che succederà». E in proposito, i volumi e il balzo di ieri (+6,9% a 0,85 euro con 308 milioni di pezzi trattati) sono di quelli che stanno a dimostrare che mani forti, da entrambi gli schieramenti stanno arrotondando la loro partecipazione in vista del 13 aprile, la data per avere le azioni con cui votare all’assemblea del 24.
La prossima settimana sarà decisiva, perché dopo le liste e il cda, si saprà quali sono gli schieramenti di forze in campo. Si vedrà quante sono le azioni di importanti gruppi italiani come Intesa o Generali, e se poi andranno a votare in assemblea. E si vedrà quanti e quali sono i fondi stranieri. In proposito, si segnalano grossi pacchetti di importanti asset manager esteri pronti a schierarsi con il fondo guidato da Paul Singer (accreditato al 9,9%) ed altre istituzioni internazionali che invece dopo la discesa in campo di Cdp – che con Open Fiber ha un conflitto d’interesse come Vivendi con Canal+ – preferiscono non votare, in attesa che si chiarisca lo scenario e si nomini un cda e un management che abbiano come obiettivo la creazione di valore. Qualcuno avrebbe anche notato mani vicine ai fondi sovrani qatarioti e cinesi, alleati di Cdp in operazioni sull’immobiliare e sulle reti. Tra le banche d’affari in manovra, Elliott si appoggia allo studio Vitale&Co., ma anche a Jp Morgan e Bofa, mentre la Tim targata Vivendi a Unicredit, Goldman Sachs e Credit Suisse.