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 2018  aprile 07 Sabato calendario

L’ombra doping a 300 all’ora. «C’è chi fra noi usa siringhe»

TERMAS DE RIO HONDO «Kenny Roberts prima delle gare prendeva un farmaco – così diceva lui – che gli permetteva di guidare lucido e sereno come fosse in gita in campagna». Carlo Pernat, memoria storica del motomondiale, racconta una storia che ha più di 30 anni. A renderla attuale ci ha pensato un altro pilota, Cal Crutchlow, che ha gettato una luce strana sul paddock: «Perché non si fanno più controlli antidoping? È un illuso chi pensa che qui non ci siano persone che prendono sostanze. Scorciatoie». Non è questione di avere muscoli da culturista, in pista non servono. Ma ad esempio di poter restare concentrati per tutta la gara: in commercio circolano prodotti utilissimi. Proibiti. L’inglese della Honda ha parlato di siringhe. «Sono vietate, però io sono certo che qualcuno le usa. Così come i diuretici, per scendere rapidamente di peso senza sacrificarsi in palestra». La magrezza, che ossessione. A 300 all’ora, ogni chilo in meno significa centesimi o addirittura decimi di velocità al giro. Basta guardare i volti scavati di tutti. E quelle braccia, le gambe sottili, le vene in evidenza. Nel 2002, il giapponese Noriyuki Haga – positivo all’efedrina, contenuta in alcuni integratori – perse il titolo mondiale di Superbike. Fu solo un caso? Cal ha chiesto ai colleghi di «tirare fuori le palle» : «Dimostriamo di non avere niente da nascondere: sottoponiamoci a dei test severi, basta con quella m... di oggi». I colleghi sono d’accordo: «I controlli antidoping sono insufficienti, è tempo di cambiare». Chiederanno alla Federazione internazionale e alla Dorna di fare molto di più, perché quelle 2- 3 visite annuali degli ispettori (e un paio di piloti coinvolti nel programma Adams della Wada, reperibili quotidianamente per eventuali check- up) non bastano. «È pure una questione di sicurezza», ha spiegato Marquez. Allargando il discorso. Dice Marc: «La cannabis non ti dà alcun vantaggio, però mette in pericolo molti piloti. Ce ne sono alcuni – giovani – che quando sono a casa non sanno bene quel che fanno, e fumare un ‘ peta’ ( uno spinello) può aver conseguenze per la loro carriera. E anche un po’ per la tranquillità delle corse». Sì, è il momento di fare chiarezza. Secondo Valentino «non c’è un grande rischio di doping nel mondo dei motori: ma ben vengano più controlli». Anche per Dovizioso non esistono sostanze ‘proibite’ che ti possano far vincere o meno un gp. «Però la fatica al termine di una gara è incredibile, e magari è proprio in questo campo – la sopportazione dello stress – che qualcuno può essere attratto dall’idea di un ‘aiutino’ extra».

Budget: sembra surreale, in un mondo ricco come quello del motomondiale, ma questo è il problema. Pochi investimenti, pochi controlli: in media solo 2- 3 a stagione. La commissione medica della Fim li affida ad una società esterna. Gli ispettori si presentano al circuito con una busta sigillata che viene aperta sul posto e dentro ci sono i nomi o altre indicazioni per individuare i soggetti che saranno sottoposti ai test. «Si tratta quasi sempre solo di esami delle urine, a volte anche del sangue», spiega Michele Zasa, responsabile della Clinica Mobile. «Sotto controllo ci sono anche i piloti coinvolti nel programma Adams ( l’acronimo sta per Antidoping Administration and Management System)». Un po’ poco. Il fatto che da questa stagione sia stato introdotto un test alcolemico a sorpresa ogni week- end di gara non cambia molto le cose. «Le parole di Crutchlow hanno giustamente sollevato un polverone: speriamo renda tutti i piloti più consapevoli e responsabili». Zasa dice che tra integratori e medicine a volte si rischia di fare confusione: «Il lunedì di Pasqua uno di loro mi ha chiamato perché era influenzato, e voleva prendere un certo medicinale. Che conteneva della pseudoefedrina. L’ho sconsigliato in tempo». Non sono più i tempi di Kenny Roberts. «No, per quella che è la mia esperienza. Troppi rischi, pochi vantaggi. Ma la mano sul fuoco non ce la metto».