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 2018  aprile 08 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Maria Elisabetta Alberti Casellati
Il Presidente della Camera è Roberto Fico
Il Presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni
Il Ministro dell’ Interno è Marco Minniti
Il Ministro degli Affari Esteri è Angelino Alfano
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Paolo Gentiloni (interim)
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Anna Finocchiaro (senza portafoglio)
Il Ministro dello Sport è Luca Lotti (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno è Claudio De Vincenti (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Jerome Powell
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Ram Nath Kovind
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Lula alla fine entrerà in carcere

Il caso Lula è interessante...  

Andrà in carcere o no?
Sì, ieri sera, alla fine, ha detto che accetterà di andare in carcere.  

Perché il caso Lula sarebbe così interessante?
Prima di tutto perché si tratta di un popolarissimo presidente della Repubblica che i brasiliani eleggerebbero di nuovo, se potessero, ma che è rimasto coinvolto in una gigantesca storia di corruzione e che i magistrati sono riusciti a condannare in via definitiva. Non sono molti i presidenti della Repubblica, nel mondo, a cui si sia riusciti a mettere il sale sulla coda, mandandoli anche in celle. C’è il caso di Zuma, in Sudafrica, pure lui implicato in una storia di corruzione, che però non è finito in carcere e si è dimesso spontaneamente, sia pure dopo una lunga resistenza. Poi mi viene in mente il presidente israeliano Moshe Katsav, travolto da uno scandalo sessuale (condannato a sette anni, dopo essere stato costretto a dimettersi). Tutti questi presidenti, compreso Lula, si dichiarano innocenti. Ma nel caso di Lula l’interesse è aumentato dal fatto che: primo, non sembra aver perso in consenso, cioè a quanto pare la gente non crede troppo ai giudici oppure non giudica così rilevante il peccato di Lula; secondo, Lula ha fatto le mostre di voler resistere all’incarcerazione e non si è presentato entro le 17 di venerdì alla porta del carcere di Curitiba ed essere rinchiuso in cella per i prossimi 12 anni. Terzo, il suo soggiorno in galera non sarà come quello degli altri, cioè per il fatto di essere stato presidente - che in altri contesti suonerebbe come un’aggravante - avrà diritto a una detenzione più comoda: glielo hanno riconosciuto gli stessi magistrati. Quarto, ma qui siamo nel campo delle ipotesi, ci si dice sicuri che la condanna a dodici anni sarà poi scontata in minima parte, cioè secondo alcuni lo rivedremo in circolazione, onorato e riverito, entro poche settimane. Si parla, a questo proposito, dei «meandri» del sistena giudiziario brasiliano, che un poco cionosciamo anche noi, ci siamo cascati dentro e ci siamo anche persi nella lunga e non conclusa battaglia per riavere in Italia il pluriomicida Cesare Battisti.  

Come mai alla fine si è arreso?
Forse gli avvocati gli hanno spiegato che a resistere in quel modo qualche rischio di rovinare tutto lo correva. Magari i magistrati, stufi, gli avrebbero negato la cella più comoda e i futuri sconti di pena, magari i magistrati, indignati perché Lula li ha accusati di essere la longa manus della destra che vuole tornare al potere (e a quanto pare ci tornerà), avrebbero dimenticato gli sconti di pena che potrebbero rendere la punizione dell’ex presidente assai più breve. La resa, comunque, è avvenuta ieri sera, nel solito modo spettacolare che ha caratterizzato tutta la vicenda: a San Paolo s’è celebrata una messa di suffragio in memoria della moglie di Lula, morta l’anno scorso, e alla fine, davanti a migliaia di militanti entusiasti, Lula ha gridato: «Io non mi nascondo, non ho paura di loro. Rispetterò il loro mandato d’arresto». Tutti questi giorni, e ancora ieri, se n’è rimasto chiuso nella sede della Metalworkers Unione di São Bernardo do Campo. Lula, ex operaio tornitore, ha dato inizio alla sua carriera politica come rappresentante sindacale dei metalmeccanici, organizzando il primo sciopero generale della categoria, nel 1979. Ha 72 anni e pare che adesso, d’accordo con i giudici (sarebbe stata firmata una carta), si presenterà a Curitiba domani mattina, a quanto pare facendosi portare da un jet privato, cioè mantenendo in qualche modo lo status di presidente.  

Come sarà fatta questa «detenzione comoda»?
Non andrà davvero in carcere con gli altri detenuti, ma sarà ospitato al quarto piano della sede della polizia federale, in una stanza tre metri per quindici, con bagno privato. Garanzia di due ore d’aria al giorno, nessun contatto con gli altri carcerati, visite di parenti e amici una volta alla settimana.  

È vero che se si presentasse vincerebbe le elezioni e che invece, non presentandosi, presidente della Repubblica diventerà uno di destra?
In base a quello che dicono i sondaggi, sì. Lula ha cercato di candidarsi, cosa che avrebbe fermato le inchieste della magistratura, ma, proprio per via dello scandalo Petrobras-Odebrecht non ha avuto il permesso. Vincerebbe nonostante i brasiliani seguano con grande passione, su Netflix, la serie O mecanismo
che racconta appunto le mazzette milionarie distribuite da Odebrecht a tutti quanti (a Lula sarebbe stato regalato un appartamento di lusso). Non presentandosi, i sondaggi mostrano che a ottobre dovrebbe vincere Jair Bolsonaro, una specie di Trump carioca, il solito populista che promette di sbattere in galera tutti i criminali e si muove come un asso sulla rete. Avremo modo di parlarne. (leggi)

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