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 2018  aprile 08 Domenica calendario

Deutsche Bank ribaltone al vertice tornano i tedeschi

BERLINO I tamburi di guerra hanno cominciato a rullare da settimane. E ieri, puntuale, è arrivata la bomba. Paul Achleitner, discusso capo della sorveglianza di Deutsche Bank, è riuscito a cacciare John Cryan quando mancano due anni alla fine del mandato del top manager britannico. È il terzo amministratore delegato bruciato in tre anni dall’impazienza del tedesco, che da tempo si trincera dietro un presunto malumore degli azionisti nei confronti di Cryan per giustificare la crescente pressione sul “Grande risanatore”. Certo, anche i difensori dell’ad hanno storto la bocca alla luce del terzo risultato consecutivo in rosso subito dal colosso di Francoforte. Nel 2017 Db ha incassato una perdita netta di 497 milioni di euro. Il bilancio ha fatto crollare il titolo in Borsa e ha messo, di fatto, il cappio al collo a Cryan. Al suo posto Achleitner vuole cooptare un connazionale che ha passato la sua intera carriera in banca: l’attuale vicepresidente, Christian Sewing. Nei giorni scorsi Cryan aveva tentato di resistere opponendo ai rumors sulla sua defenestrazione una lettera ai 98mila dipendenti in cui sottolineava il suo «impegno assoluto a servire la banca». Ma per Achleitner la prima banca europea faticherebbe a disincagliarsi dalle secche di una ristrutturazione che richiede tempi lunghi anche per mancanza di visione del britannico. Eppure, se Deutsche ha ormai quasi risolto quindici contenziosi su venti che gravavano sui bilanci, è soprattutto grazie a un amministratore delegato come lui, che negli anni si è fatto una nomea di risanatore fuoriclasse.
Ma Achleitner vuole riempire più velocemente di denaro le fameliche bocche dei grandi azionisti, impazienti per i margini che per ovvi motivi restano sottili, ha convocato una teleconferenza straordinaria ieri sera per sostituire Cryan con Sewing. Nelle scorse due settimane Achleitner aveva anche sondato top manager esterni, aveva bussato alla porta del numero uno di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, o a quella di Bill Winters, a capo di Standard Chartered, incassando due cortesi dinieghi.
Poco si sa, pubblicamente, delle capacità da visionario di Sewing ma certo è che i giornali tedeschi hanno commentato l’arrivo del connazionale cresciuto in banca «sin dall’adolescenza» con giudizi al limite del commosso. «Un solido uomo della Westfalia», lo ha salutato con le fanfare l’Handelblatt, senza specificare perché un quarantasettenne destinato sostanzialmente a ridimensionare il settore dell’investment banking possa restituire un futuro smagliante al colosso di Francoforte. Tanto è vero che da giorni si rincorrevano anche voci su un addio imminente dell’altro vicepresidente, Markus Schenk.
L’ex Goldman Sachs lascerebbe in polemica proprio con la prospettiva di un rimpicciolimento di un settore che sicuramente è costato molti guai all’istituto, ma che gli ha anche consentito di competere al livello globale. Deutsche Bank continua ad essere tra le poche banche europee in grado di misurarsi con i colossi americani.
I due nuovi vice di Sewing saranno Karl von Rohr e Garth Ritchie. Più sobriamente qualche giornale anglosassone riporta poi la «profonda insoddisfazione» che alcuni azionisti starebbero esprimendo nei confronti di Achleitner. Uno dei maggiori azionisti ha raccontato al Financial Times che «i suoi giorni da capo della sorveglianza dovrebbero essere contati: è solo il male minore». Ma altri sono convinti che Achleitner resisterà ancora al lungo.