la Repubblica, 8 aprile 2018
I ragazzi di Raqqa che sfidarono l’Isis armati solo di una telecamera
Sono i ragazzi che hanno dato una lezione di giornalismo al mondo. Giovanissimi, senza esperienza ma con il coraggio di sfidare l’Isis nel cuore del suo potere: Raqqa, la capitale siriana del Califfato. Sono stati poco più di venti reporter improvvisati a raccontare l’irresistibile ascesa delle bandiere nere, dal loro primo ingresso nella città sull’Eufrate fino all’imposizione del regime del terrore. Hanno «rotto il muro d’oscurità che avvolge tutto», offrendo online l’unica cronaca proveniente dai territori occupati sul sito Rbbs, acronimo inglese per “Raqqa viene massacrata nel silenzio”: immagini e notizie riprese da tutti i media occidentali.Ai ragazzi che fecero l’impresa è dedicato un lungo documentario di Matthew Heineman, “City of Ghosts”, acclamato come «l’opera definitiva per comprendere il dramma siriano»: in Italia verrà trasmesso domani alle 21.50 su History. Il regista trentaquattrenne, già candidato all’Oscar con “Cartel Land”, è partito senza una tesi programmata. «Li ho seguiti per un anno e quello che voleva essere un documentario sulla guerra di propaganda contro l’Isis si è trasformato strada facendo. C’è il loro esodo di profughi attraverso il mondo, con la difficoltà nel difendere la loro identità lontano dalla Siria. C’è il trauma delle ferite che si portano dentro. Ho raccolto quello che incontravano sul loro percorso, come le marce dei nazionalisti tedeschi che chiedevano di cacciarli sventolando altre bandiere nere».Il risultato finale? «Il cuore è una storia di fratellanza, di persone che vengono travolte e sradicate dall’orrore ma decidono di unirsi per una causa comune: far conoscere quello che stava accadendo alla loro città. Hanno rischiato la vita per darci la verità».Il Califfato ha subito capito che questa squadra di videomaker era una spina nel fianco. Le immagini delle decapitazioni, con le teste infilate sulla recinzione dei giardini; quelle delle crocefissioni nelle piazze ma anche le code di bambini affamati per avere una scodella di minestra dall’Isis, hanno documentato la follia del piano totalitario. E si è scatenata una caccia agli autori, tutti ventenni di famiglie borghesi che avevano lasciato studi e lavori per partecipare alla primavera di rivolta contro il regime di Assad: si sono trasformati in blogger e videomaker. Dopo pochi mesi, uno di loro è stato sorpreso a un posto di blocco e perquisito: aveva nel pc le riprese postate su Rbbs e i riferimenti dei suoi compagni. Che sono dovuti scappare. Una parte in Turchia, un’altra in Germania, continuando a diffondere in rete il materiale girato da una nuova leva di ragazzi rimasti in città.Due squadre. Quella in patria filmava e documentava, quella all’estero elaborava le immagini per tutelare gli autori, poi metteva online il diario quotidiano degli orrori.I miliziani non si sono arresi.Hanno ucciso anche in Turchia chi aveva collaborato con il progetto. Ma il momento più duro è quello in cui uno dei ragazzi assiste all’esecuzione del padre.L’Isis lo ha catturato proprio per punire la sfida del figlio: con un contrappasso mediatico, il Califfato filma e mette online l’interrogatorio dell’uomo e la sua uccisione. Anche il fratello è stato fucilato. Mentre un altro fratello è morto annegato nel viaggio in mare verso l’Europa. Il dramma di un popolo, «massacrato nel silenzio».«Oggi sono felici per il successo di City of Ghosts» – spiega Heineman – «ma per loro non è importante: quello che conta è avere tenuto fede alla promessa verso i compagni che sono stati uccisi: fare sì che la loro morte non sia stata inutile».Adesso tutti sanno cosa è successo a Raqqa, tutti conoscono l’orrore. E in fondo la storia dei reporter siriani è un racconto di speranza, perché – come sottolinea il regista – è nata «una nuova generazione che sa combattere senza le armi ma con la telecamera, che ha sconfitto l’Isis usando lo smartphone senza bisogno di fucili e bombe». Il Califfato non li ha piegati, la città è stata liberata dai curdi. Ma in Siria pace e democrazia restano lontani. E l’Isis sempre pronto a colpire.