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 2018  aprile 08 Domenica calendario

Telecom, ecco la lista Elliott da Altavilla a Morselli mossa per convincere i fondi

MILANO Il fondo Elliott completa la lista per il cda di Telecom con quattro candidature indipendenti e di impronta internazionale: e così “prenota” i voti degli investitori istituzionali, che probabilmente non presenteranno la lista di minoranza per l’assemblea del 24 maggio. La lista del fondo attivista ufficialmente al 5,75%, ma accreditato di quasi il doppio è pronta, ma dovrebbe uscire domani, nell’ultimo giorno utile.
I nomi saranno 10, perché – anche per aderire ai principi di buona governance cari ad Assogestioni e ai consulenti del mercato – Elliott ha preferito non chiedere l’ampliamento del cda oltre i 15 membri attuali. Già noti erano i sei candidati Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti, Dante Roscini, Rocco Sabelli, Luigi Gubitosi: e resteranno loro a rimpiazzare, se l’assemblea del 24 lo voterà, i sei consiglieri di Vivendi che Elliott chiede di revocare per conflitto d’interessi. Gli altri quattro che Elliott cercherà di inserire nella riunione dei soci a maggio, in ordine alfabetico, sono Alfredo Altavilla, direttore operativo di Fca e delfino di Sergio Marchionne; Paola Bonomo, ex manager di Vodafone e Facebook e tra gli indipendenti del cda Axa; Lucia Morselli, ex ad di Telepiù ( Sky) e Acciai speciali Terni, consigliere di Luxottica e Snam; Marina Brogi, ordinario alla Sapienza e consigliere indipendente di Salini e Luxottica.
Il fondo guidato da Paul Singer confida che questi curricula convincano il Comitato dei gestori, che rappresenta il mercato – a farli votare, aggregando i consensi delle minoranze sulla lista del fondo Usa schierata contro quella di Vivendi, sempre da 10 membri ma ben poco indipendenti rispetto al patron Vincent Bolloré. Il Comitato si riunirà per decidere domani alle 18: dietro le quinte aumentano le chance che in via eccezionale rinunci a presentare una sua lista, disperdendo i voti e dando virtualmente la vittoria a Vivendi che parte dal suo 24%. Un ruolo di rilievo, sia nelle manovre in corso che in quelle assembleari, ce l’ha Cassa depositi, che da due sedute sta costruendo la posizione «fino al 5%» con cui ha deciso di scendere in campo in Telecom, per favorirne lo scorporo della rete ( che da sola rappresentata un terzo del valore del gruppo e buona parte degli utili) e metterla in comune con Open Fiber, rete rivale che Cdp controlla a braccetto con l’Enel. «L’ingresso di Cdp in Tim non è una nazionalizzazione – ha scritto in un tweet di replica all’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda -. Non stiamo mettendo lo Stato da nessuna parte, ma supportando un progetto che prevede una public company, sogno proibito di ogni liberista ben educato. Nessuno difende le partecipazioni statali, ma Tim possiede un asset di interesse pubblico, la rete, ed è giusto presidiare perché le ultime proprietà non sono state precisamente impeccabili. Da qui allo statalismo ce ne passa».
Domani c’è anche un cda di Telecom, che benché dimissionario dovrebbe approvare il ricorso d’urgenza ex articolo 700 contro la decisione del collegio sindacale di integrare l’odg assembleare del 24 richiesto da Elliott – e mettere al voto la revoca di sei consiglieri di Vivendi per nominarne altrettanti indicati da Elliott. Lo studio Gatti Pavesi Bianchi ha pronto l’atto per bloccare l’assemblea e lo presenterà in tribunale martedì, in caso di delibera del cda. Ma i legali di Elliott hanno pronta la controffensiva: un esposto alla Consob perché anche se tale ipotesi si materializzasse faccia comunque votare il 24 sul punto approvato dai sindaci.