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 2016  novembre 05 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

In America si vota martedì prossimo. Impazzano sui giornali e in rete i seguenti argomenti: Trump sta recuperando alla grande, ma fino a che punto sta recuperando? gli hacker russi lasceranno in pace gli elettori americani? i terroristi di mezzo mondo non staranno progettando qualcosa di tremendo per la vigilia (lunedì) o magari anche per martedì davanti a qualche seggio importante?

Io comincerei da quest’ultima cosa.
L’intelligence Usa avrebbe lanciato un’allerta terrorismo per lunedì prossimo 7 novembre. Lo ha detto la televisione Cbs. Sky, riprendendola, ha allargato il concetto: il pericolo sarebbe «nei giorni vicini all’8 novembre», martedì prossimo, quando si votera. L’organizzazione terroristica sospettata di star tramando qualcosa non è quella di Al Baghdadi, ma la quasi dimenticata Al Qaeda, fondata da Osama bin Laden e responsabile dell’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle. Al Qaeda preparerebbe qualcosa o a New York - il posto dove i quartier generali dei due candidati aspetteranno l’esito del voto - oppure in Texas o anche in Virginia, lo Stato dove ha sede il Pentagono. Un elemento di complicazione è la maratona di New York, che avrà luogo domenica. Cinquantamila persone arrivate da tutto il mondo per partecipare alla corsa. Sorvegliate quanto si vuole, ma sono sempre cinquantamila. Qualche male intenzionato potrebbe essere arrivato negli Stati Uniti per questa via, anche se gli ultimi episodi di terrorismo in terra americana sono opera di americani-musulmani, individui isolati che si sono radicalizzati da sé facendosi entusiasmare dalle campagne in rete.  

I russi stanno pensando a qualcosa?
Gli americani si esprimeranno per il 39% attraverso un voto elettronico e per un 56% con schede cartaceee che saranno lette da uno scanner. Se ne parla dallo scorso settembre: i russi hanno messo in piedi una struttura hacker militare (Gru, cioè Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie) che ha hackerato soprattutto il Partito democratico. Il timore adesso - stiamo riferendo informazioni diffuse dalla Nbc - è che o da Mosca o da qualche altra capitale si sparino virus informatici sui sistemi che dovrebbero rendere sicure le elezioni presidenziali. Si teme, anche, un massiccio cyber-attacco che mandi totalmente o parzialmente in tilt la rete elettrica e/o internet del Paese. Poi c’è il timore di manipolazioni sui social media, per esempio sparare all’ultimo momento una notizia, falsa ma non incredibile, che sconvolga i profili dei candidati e che sia impossibile verificare nel poco tempo rimasto prima dell’apertura delle urne. Naturalmente, queste preoccupazioni e l’assicurazione che tutte le contromosse sono state previste, servono nello stesso tempo a tranquillizzare l’opinione pubblica occidentale e a scoraggiare le idee dei male intenzionati.  

Veniamo al primo punto. Trump sta vincendo?
No, sta solo recuperando, ma Hillary, al momento, resta in vantaggio. La previsione più clamorosa l’ha fatta la rete Cnn, che ha smesso di confrontare le percentuali nazionali, e ha fatto i calcoli stato per stato. Nel sistema elettorale americano, infatti, non vince chi ha preso più voti, ma chi ha fatto eleggere più delegati alla votazione finale del 19 dicembre, quella in cui sarà formalmente eletto il presidente degli Stati Uniti. Ognuno dei cinquanta Stati elegge - questo è il voto di martedì prossimo - un certo numero di grandi elettori, proporzionato al numero dei suoi abitanti. Il sistema è un maggioritario purissimo: il candidato che prende più voti in quello Stato porta a casa tutti i delegati. In questo modo può capitare (è capitato) che un certo candidato abbia avuto in assoluto più voti, ma abbia perso ugualmente le elezioni perché il suo avversario aveva vinto negli Stati col maggior numero di delegati.  

E che cosa ha appurato, a questo proposito, la rete Cnn?
Che per la prima volta Hillary è scesa sotto il numero fatidico dei 270 delegati, la quota minima per essere eletti. Sta a 268. Non sta a 270 neanche Trump, sia chiaro, che da questo punto di vista è ancora parecchio indietro e non ha che 204 delegati. Però il numero degli Stati che non si possono attribuire con sicurezza all’uno o all’altra è molto cresciuto, e questo rende la scommessa sulla Casa Bianca assai incerta. Secondo altri calcoli c’è uno Stato in cui potrebbe non vincere né lui né lei.  

Può esserci uno Stato non assegnato a nessuno dei due?
C’è un terzo incomodo nella corsa alla Casa Bianca e si chiama Evan McMullin. Potrebbe essere lui ad aggiudicarsi i sei grandi elettori dello Utah. E in questo modo, attraverso un calcolo che per ora le risparmio, si potrebbe determinare la situazione per cui né Hillary né Trump arriverebbero a quota 270. In questo caso non verrebbe eletto nessuno dei due col sistema dei grtandi elettori, e a scegliere il presidente degli Stati Uniti sarebbe la Camera. Che probabilmente troverebbe un’intesa tra democratici e repubblicani proprio sul nome di McMullin. Perciò non dimentichi questo nome. Potrebbe essere proprio lui il prossimo presidente degli Stati Uniti. (leggi)

Dai giornali