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 2016  novembre 05 Sabato calendario

NOSTRA SIGNORA DEL GIALLO. LE SCRITTRICI ITALIANE DEL MISTERO

Luana Esposito è una poliziotta bella e brava e incazzata. È in servizio a Padova. Donna di gran seno, a farle perdere però il senno non sono gli omicidi da risolvere. Piuttosto il suo capo maturo e tenebroso, il commissario Loperfido. I due si amano senza serenità. Lei giovane e generosa, come solo le donne napoletane, convinta di aver trovato il fatidico principe azzurro. Lui refrattario alla stabilità e alla convivenza, più per esperienza che per vocazione. Per fortuna che c’è Diablo, microcane parlante che fa da paciere. La coppia Esposito-Loperfido deve indagare sulla scomparsa di un’infermiera avvenente ma sposatissima. Nome dell’ospedale patavino dove lavora: Fatebenesorelle. Giovanna Zucca è alla sua seconda, riuscita inchiesta di Esposito-Loperfido, Turno di notte (Fazi, 189 pagine, 16 euro). Un giallo ironico che incrocia l’amicizia solida e commovente tra Anna Laura ed Erminia.
La via italiana al noir è popolata da tante donne, che però non sempre inventano personaggi femminili. L’ultimo romanzo di Elda Lanza, Uno stupido errore (Salani, 227 pagine, 14,90 euro) è pieno di maschietti: i due avvocati indagatori, i due ragazzi indiziati per l’omicidio di Giulia, accoltellata con un paio di forbici a Napoli. Elda Lanza è notissima per essere stata uno dei primi volti della nascente Rai, negli anni cinquanta. Ha 92 anni e una scrittura essenziale e talvolta feroce: il mistero di Giulia interroga il lettore sull’efficacia della giustizia, antico dilemma che già dilaniò Dürrenmatt. Padova, Napoli e poi Venezia, con le indagini del restauratore fiorentino Giuliano Neri in trasferta nella laguna più famosa dell’orbe terracqueo: I delitti della Laguna di Letizia Triches, storica dell’arte (Newton Compton, 344 pagine, 9,90 euro). Nella collana GialloItalia di Newton Compton compaiono tante firme femminili, tra cui Alessandra Carnevali con Uno strano caso per il caso Calligaris ed Eleonora Carta con L’imputato.
Un omaggio alla bellezza e alla letteratura, compreso il vituperato genere giallo, è l’originalissimo La sposa scomparsa (Sonzogno, 171 pagine, 14 euro) di Rosa Teruzzi, giornalista di Retequattro. Siamo a Milano e addirittura c’è un trio di detective che rappresenta tre generazioni: nonna Iole, ex hippy ancora praticante in materia di sesso libero; la figlia Libera, vedova di un poliziotto e bella come Julianne Moore; la nipote ribelle Vittoria, che ha seguito le orme paterne e fa l’agente.
Scrive Teruzzi: “Ogni crimine fa emergere i peccati, anche quelli che col crimine non c’entrano nulla”. È questa la formula magica dell’odierno trionfo del thriller definito psicologico, fatto di mogli, mariti, zii, sorelle, fratelli e affini vari capaci di condurre in superficie una vita irreprensibile ma densa di sconvolgenti sorprese in profondità. Del resto, ognuno di noi ha la sua quota di segreti che porterà con sé sino alla tomba. Le tre donne di Teruzzi s’appassionano a un cold case: la povera Carmen, impiegata di un’impresa edile, scomparsa l’8 agosto del 1988. Otto-otto-millenovecentottantotto. Lo stesso giorno in cui doveva sposarsi. L’ha uccisa l’ex promesso sposo, oggi si direbbe femminicidio, oppure c’entra addirittura la ’ndrangheta?
Poliziotte che amano i poliziotti, con sofferenza melodrammatica. E viceversa: poliziotti che amano poliziotte incerte e titubanti. Altra città, altra coppia. Trieste, con gli ispettori Elettra Morin e Valerio Gargiulo, protagonisti delle serie vincente di Roberta de Falco alias Roberta Mazzoni, sceneggiatrice tv. Ultimo titolo: Non è colpa mia (Sperling & Kupfer, 284 pagine, 17,90). In realtà, di solito a indagare è il paterno commissario Benussi, paterno per Morin e Gargiulo. Ma il commissario sta male e i due ispettori devono venire a capo dell’omicidio di una turista americana. Sentimenti permettendo. È Valerio a inseguire con decisione la libera Elettra. Però c’è sempre il momento della scintilla definitiva, quando un uomo e una donna si realizzano a vicenda. “Erano già a letto, a rifarsi del tempo perduto. Fu diverso da tutte le altre volte. Più intenso e più delicato, allo stesso tempo. Come se volessero risarcirsi reciprocamente delle incomprensioni e delle ferite che li avevano allontanati. Valerio dimostrò una sicurezza che non aveva mai osato esprimere. ‘Stai ferma’, le disse mentre prolungava volutamente l’arrivo dell’orgasmo, muovendosi lentamente dentro di lei”.
Dalla Trieste mitteleuropea alla Bari levantina, sempre via Adriatico. Anche il commissario Lolita Lobosco è sensuale e ruvida. La sua amica pm le dice: “Piaci moltissimo perché sei bella e impossibile, ma quando uno si avvicina, lo fai scappare. Sempre. Cerca di cambiare Lolì, cerca di capire che gli uomini sono come i bambini, e vanno presi per quello che sono. Basici. Solo che poi i bambini crescono, e gli uomini no”. Il giallo femminile italiano contiene una serrata e diffusa critica all’italico maschio. Altro che Miss Marple e i personaggi asessuati di Agatha Christie. Il commissario Lobosco è il detective della serie di Gabriella Genisi, scrittrice pugliese. In Mare nero (Sonzogno, 200 pagine, 14 euro) c’è la tragica attualità dei rifiuti tossici ingoiati dal nostro mare. Per fortuna che c’è l’odore della meravigliosa cucina barese, con un prezioso elenco di ricette alla fine. Compresa quella per fare un perfetto panzerotto che come verga Genisi non è cibo, ma “opera d’arte per un rito collettivo”.