N.S., pagina99 5/11/2016, 5 novembre 2016
GIOVANI, TENNISTI E INDEBITATI
Non basta il talento, un grande servizio o l’abilità sotto rete. Per emergere nel tennis, arrampicarsi sino al gotha dei professionisti, servono soldi, tanti soldi. Una famiglia facoltosa, uno zio ricco, una federazione non in bolletta, uno sponsor. Per sostenere un flusso di spese che va dai primi scambi con la racchetta ai tornei juniores. Lezioni private, periodi di formazione nelle accademie, viaggi, cure mediche, materiale sportivo.
Secondo uno studio della federazione tennistica britannica (British Lawn Tennis Association) riportato dalla Cnn, lo sforzo finanziario complessivo per garantire la crescita di un ragazzo sino al professionismo del circuito Atp arriva a 280 mila euro. E quasi sempre i genitori dell’atleta sono costretti a indebitarsi.
Una conferma dell’erronea percezione del tennis come sport ricco per i ricchi, tra montepremi da milioni di euro e gettoni di presenza che valgono gli stipendi annuali di un impiegato. Invece, all’inizio, è molto costoso e poco remunerativo. La vetta dell’iceberg è Novak Djokovic, primo giocatore nella classifica del circuito maschile, che nel 2016 ha superato quota 100 milioni di dollari (91 milioni di euro) in guadagni, mentre Serena Williams (26,6 milioni di euro, secondo Forbes) è la più pagata tra le tenniste del Wta.
Ma anche per il campione serbo la strada non è stata in discesa: i genitori per sostenerlo sono finiti nelle mani degli strozzini, poi è arrivato il contratto con un colosso del management, la Img. E non bisogna dimenticare che a Belgrado, non certo la città più ricca d’Europa, occorrono circa 100 euro per tre ore di lezioni private con un maestro di tennis. Mentre la Rafa Nadal Academy, inaugurata pochi giorni fa a Manacor, città natale del campione maiorchino, costa a un iscritto 56 mila euro annui. Quella in Florida di Nick Bollettieri, storico allenatore di Andre Agassi, addirittura 70 mila euro.
Sempre negli Stati Uniti, il tennis ha un’enorme potenziale attrattivo sui giovani ma produce pochi talenti: per ritrovare un numero 1 americano si deve andare indietro fino al 2003, quando Andy Roddick arrivò in testa al ranking Atp. Alle scuole superiori i ragazzi giocano a football o a basket, non ci sono borse di studio (al contrario degli sport di squadra) per chi va in giro per gli States con racchetta e palline.
Insomma, pochi, pochissimi riescono a giocarsi le carte per il successo. Per la romena Simona Halep, arrivata anche al numero due della classifica Wta e con 14 milioni di dollari di prize money totale, il sogno è diventato realtà a 14 anni grazie al milionario Corneliu Idu, concittadino benefattore che per due anni è subentrato ai genitori della ragazza sostenendone costi, vitto, alloggio e altre spese nei tornei internazionali. Poi il boom, il successo, la top ten.