ItaliaOggi, 5 novembre 2016
Matteo Renzi adesso riabilita l’altro Matteo
A chi lo bolla come «il riabilitato» (così l’ha definito la Stampa), lui risponde dalle colonne del Corriere di Bologna dicendo che «certi retroscena sono di una tale inconsistenza», ammettendo comunque che con Matteo Renzi «in questi ultimi giorni si sono allentate alcune divergenze, ora ci stiamo sentendo quotidianamente».
Lui è l’altro Matteo, quel Matteo Richetti, deputato pd da Fiorano Modenese, ex presidente dell’assemblea legislativa emiliano-romagnola nonché rottamatore della prima ora, che dopo aver accompagnato l’amico fiorentino sulla scena nazionale (insieme hanno condotto la Leopolda del 2011), è stato lasciato in disparte senza nemmeno uno strapuntino. Messo nel dimenticatoio a tal punto da indurlo a lanciare dure critiche verso il compare Renzi, come fatto in una ormai celebre intervista a Libero di alcuni mesi. Nel corso dell’estate, Richetti ha cercato di ritagliarsi un suo spazio, girando l’Italia per presentare il suo libro «Harambe. Per fare politica ci vuole passione», consolidando contatti già stabiliti sui territori e avviandone di nuovi.La Leopolda numero 7 partita ieri a Firenze è stata però il toccasana; ha riportato il sereno tra i due Matteo, cresciuti entrambi nell’associazionismo cattolico e maturati politicamente nella Margherita. Richetti ieri sera ha aperto i lavori di questa edizione che cerca di tenere insieme il dramma del terremoto (oggi l’imprenditore Brunello Cucinelli presenterà il suo progetto di ricostruzione della basilica di Norcia) e le ragioni del referendum costituzionale del 4 ottobre. «Sarò il frontman del Sì per il prossimo mese» ha annunciato Richetti, che ha iniziato a scaldare i motori martedì sera con la partecipazione a Politics su Rai3. Su Repubblica il deputato modenese ha riassunto le sue precedenti critiche a Renzi in un concetto molto semplice: aver «caricato tutti i bersaniani», dal governatore emiliano-romagnolo Stefano Bonaccini (che lo stesso Richetti aveva provato a sfidare alle primarie regionali salvo poi ritirarsi perché azzoppato dalla magistratura) ai ministri Maurizio Martina e Andrea Orlando, «il gruppo dirigente in continuità con il passato». Ma ora le cose sono cambiate», sei un asino ad avere creduto di essere escluso» gli ha scritto Renzi nell’sms che ha acceso la scintilla della riappacificazione. E così ecco tornato l’idillio tra i due Matteo.«Il referendum è un tassello fondamentale di un’idea di Paese che in queste sette edizioni abbiamo immaginato» ha scandito Richetti dalle colonne della renziana l’Unità. «Non siamo di fronte a una contesa politica ma di fronte a un pronunciamento del popolo sulla Carta costituzionale».
Questa riabilitazione del deputato di Modena – se non altro mediatica – secondo alcuni osservatori potrebbe preludere a futuri scenari. C’è chi – è il caso del Corriere di Bologna – ha adombrato addirittura la possibilità di una candidatura di Richetti alla segreteria nazionale del Pd, dato che le sue critiche a Renzi si sono concentrate sull’attività di partito e non di governo. Il diretto interessato, a domanda diretta, ha risposto in maniera molto evasiva. Insomma, non ha smentito. Segreteria o no, il purgatorio per Richetti pare finito e qualche sorpresa per lui potrebbe arrivare, sempre che la sua attività di frontman per il Sì al referendum porti buoni risultati. Tuttavia, se Renzi davvero scegliesse di puntare su un rottamatore della prima ora che si è distinto per essere più realista del re, la strada della riconciliazione con la minoranza dem potrebbe divenire ancora più accidentata.