Il Messaggero, 5 novembre 2016
Bene i pellegrini, male i turisti solo metà degli arrivi previsti
ROMA Avanti c’è ancora tanto posto. Per pellegrini e turisti, s’intende. Perché i bilanci delle presenze nell’anno giubilare, pur sovrapponendosi, parlano chiaro: di posti vuoti ne sono rimasti tanti. E il saldo per la Capitale, come per gli appalti rimane a zero rispetto al 2015. Anzi, con un leggero segno meno che volteggia nell’aria e preoccupa quanti – albergatori e commercianti – avevano riposto più di una speranza sull’onda lunga dell’Anno Santo Straordinario. Per non parlare delle casse del comune molto attente ai possibili incrementi della tassa di soggiorno. Invece il valore aggiunto non c’è stato, e il paragone con il 2000 diventa severo anche sotto questo punto di vista, non solo per quello delle opere rimaste solo sulla carta invece che nella carne viva quotidiana dei romani.
Questa volta le cose sono andate in maniera diversa e si è passati dai 30 milioni di pellegrini calcolati dal Vaticano e dal Comune nel marzo 2015 (quando arrivò l’annuncio di Papa Francesco) ai 14 milioni di arrivi (dati Federalberghi) pronosticati con un pizzico di ottimismo per il 2016 e in perfetta linea con i flussi dell’anno precedente.
In mezzo c’è uno spread di 6 milioni: i dati diffusi dalla Santa Sede parlano di 20 milioni di partecipanti al Giubileo, dallo scorso 8 dicembre al 2 novembre, data dell’ultimo aggiornamento.
LE CIFRE
Una cifra però che contiene anche i romani, gli abitanti del Lazio e delle regioni limitrofe e tutti coloro che, mettiamo per la canonizzazione di Madre Teresa o per le spoglie di Padre Pio, hanno deciso di partecipare, one shot, alle cerimonie per poi lasciare subito la Capitale. Senza nemmeno fermarsi una notte sotto le stelle del Cupolone.
I dati degli aeroporti parlano chiaro: i primi nove mesi di quest’anno hanno registrato a Fiumicino 32.013.898 passeggeri (+2,7%) rispetto allo stesso periodo del 2015. Ciampino, scalo low cost, 4,2 milioni ovvero il meno 5 per cento in meno.
A fare da deterrente all’arrivo dei visitatori, e quindi a giustificare un flop che è scritto nei numeri, ci sono un po’ di scenari non secondari che vanno ricordati. La Capitale della cristianità si è trovata a fare i conti in questi mesi con l’allarme terrorismo che ha funestato l’Europa; la formula del Giubileo diffuso in tutto il mondo ha frenato i biglietti per Roma e in più ha vinto la classica regola dei grandi eventi: il giapponese o il russo interessato al Colosseo preferisce passare un giro, e quindi aspettare un anno, pensando così che eviterà la calca e il pienone negli hotel. Più laicamente un esempio simile ci fu con i flussi turistici a Londra durante le Olimpiadi. Di riffa o di raffa, la delusione c’è ed è palpabile per gli operatori, per tutti «quelli che speriamo nell’Anno Santo».
IL CONFRONTO
Se si vanno a confrontare le presenze nelle 1008 strutture alberghiere romane (da 1 a 5 stelle) scappa fuori addirittura una flessione del 3,22% rispetto allo stesso periodo del 2015. Un dato più complicato da equiparare invece per tutte le case per ferie riconducibili agli istituti religiosi, spesso uccel di bosco quando ci sono da fare i conti e da essere fiscali con l’altra parte del Tevere. Anche se si tratta di un businness consolidato da 150 milioni all’anno per circa 320 immobili interessati. A voler scandagliare gli scontrini, come ormai da tradizione del Campidoglio, escono fuori altri numeri che lasciano pochi spazi ai miracoli. Il comparto commerciale, complice anche la crisi economica, ha registrato un -15% sulle vendite rispetto all’anno pregiubilare. Con 3mila negozi che hanno tirato giù le serrande invece che aprirle gaudenti alle folle oceaniche di pellegrini-turisti, che appunto non ci sono state. E intanto sono rimasti sfitti, vuoti in attesa di un futuro migliore, secondo la Confesercenti, 10mila locali. Non è stato l’Anno Santo dei commercianti, dunque.
E nemmeno delle mense: bar e ristoranti si attorcigliano intorno a un meno 18%. Ed è così che si può arrivare al dato finale dell’ente bilaterale del turismo. Se nel 2015 gli amanti di Roma hanno fatto incassare all’intero comparto 8,3 miliardi adesso si prevede per la fine dell’anno una contrazione del 2%. Con una spesa procapite che è passata dai 274 al giorno del turista l’anno scorso ai 250 spesi in questo periodo. Eppure i viaggiatori religiosi nel mondo sono tanti. Oltre 300 milioni, secondo lo studio della Cei del 2011. Più uomini (57%) che donne, in preferenza anziani e over 50. Sarà per la prossima volta, forse.