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 2016  novembre 05 Sabato calendario

Le mille vite di John Hanke il creatore di Pokémon Go. «Il futuro è degli ologrammi»

ROMA Non è mai stato fermo in tutta la sua vita. Esclusa l’infanzia passata a Cross Plains, un puntino perso nel Texas da meno di mille persone. John Hanke, fondatore della californiana Niantic, è il “padre” di Pokémon Go, l’unico che è riuscito a invadere il mondo con creature digitali. I ferri del mestiere, il programmare, li ha appresi al liceo del suo paese dal quale poi è scappato. Schivo, poche le interviste rilasciate e mai prima d’ora a testate italiane, ha lavorato nel Foreign Service passando quattro anni in Myanmar. Ma è stato anche vice presidente di Google. Meridian 59, il primo gioco di ruolo online in grafica tridimensionale, è opera sua. Come Google Earth del resto. Non ha mai smesso di correre. Eppure della sua città natale Hanke, che oggi ha 49 anni e si prepara a trasformare i Pokémon in ologrammi, conserva una cosa: il manifesto di Conan.
«Un poster a grandezza naturale che ora ho a casa», racconta lui. «Robert Howard, lo scrittore che ha inventato la saga, è vissuto a Cross Plains. C’è un museo che i miei genitori hanno aiutato a mettere in piedi e mia madre fa ancora le visite guidate. Non amo Conan, ma la storia di Howard si: lo prendevano per pazzo per le sue idee. Durante la grande depressione fu l’unico a pagare le tasse grazie ai soldi fatti con i suoi racconti».
Lei però se ne è andato da lì. E ora ha riempito il mondo con creature digitali giapponesi. A non tutti è piaciuto.
«Le cose nuove possono creare problemi a volte e vanno perfezionate. Ma tanti sindaci ci chiedono di aiutarli a sfruttare meglio lo spazio pubblico. Grazie alla nostra app sono stati percorsi quatto miliardi e mezzo di chilometri. Quale altro gioco è arrivato a tanto?» 
Quanti persone giocano a Pokémon Go oggi?

«Non abbiamo mai rivelato questi numeri. L’app ha superato il mezzo miliardo di download. Ci giocano in tanti».
Ve lo aspettavate un successo del genere?
«No. Dopo aver stretto l’accordo con la Pokémon Company, avevamo fatto delle previsioni su quattro anni. In 48 ore avevamo già raggiunto quegli obbiettivi».
E pensare che lei, dopo gli studi ad Austin, aveva intrapreso una carriera diversa.
«Già. Entrai nel Foreign Service perché volevo vedere il mondo. Posti esotici come Tokyo o Roma. Mi mandarono invece a Rangoon. Per fuggire dall’isolamento del Texas rurale, finii nell’isolamento rurale del Myanmar. Quando mi sposai con mia moglie decidemmo di rientrare negli Usa. E io tornai alla tecnologia».
E ai videogame.
«C’erano i giochi online testuali e c’erano i nuovi “sparatutto” alla Doom. Unimmo le due cose e nacque Meridian 59, il primo nel suo genere. Lo creammo perché era il gioco al quale volevamo giocare. Vendemmo l’azienda alla 3DO (per 5 milioni di dollari, ndr.) e ne fondammo un’altra, la The Big Network, che permetteva di giocare direttamente a scacchi da browser. Vendemmo anche quella (per 17.1 milioni, ndr.)».
E ha cambiato. Di nuovo.
«I videogame hanno il difetto che a volte non arricchiscono le persone. Volevo inventare qualcosa che fosse divertente ma anche utile. Uno strumento che aiutasse a scoprire il mondo. Kayhole (comprata da Google per 35 milioni, ndr.) aveva questo scopo. Così è nata Google Earth».
Dopo esser diventato vice presidente di Google ha mollato tutto. Perché?
«Se avessi fatto quel che fanno gli altri sarei diventato un contadino a Cross Plains. Non bisogna restare troppo in situazioni consolidate, comode. All’inizio il mio gruppo a Google Maps era di trenta persone. Nel 2010 eravamo diventati quattro o cinquemila. Ero un manager. Dopo sette anni avevo bisogno di altro».
Di qui Niantic, nata dentro Google e dal 2015 indipendente. Altra scelta rischiosa.
«Niantic è una nave che salpò per San Francisco durante la corsa all’oro. L’hanno ritrovata mentre scavavano le fondamenta di un grattacielo. L’idea di andare in giro a scoprire luoghi e storie dimenticate mi piaceva. Tutte le nostre app, da Field Trip a Ingress fino a Pokémon Go hanno questo spirito».
E ora?
«Abbiamo appena iniziato. Google e Lenovo hanno realizzato un nuovo smartphone, Tango, che ha un sistema per la realtà aumentata molto potente. E poi c’è Microsoft con Hololens e gli ologrammi degli occhiali della Magic Leap».
Che ha raccolto 4,5 miliardi in finanziamenti.
«Fanno cose molto interessanti. Ma ben prima Pokémon Go avrà i suoi eventi. Anche in Italia. Pensi: parte della mia famiglia viene proprio dalle vostre coste».