Corriere della Sera, 5 novembre 2016
Gli intrusi che sfruttano l’anniversario del Bataclan (che riapre)
Emmanuel Domenach, scampato al Bataclan e vicepresidente dell’associazione «13 novembre», qualche giorno fa li ha contati ed elencati: otto reportage televisivi in prima serata, e almeno quindici libri tra inchieste, ricordi e poesie sul giorno più drammatico vissuto dalla Francia dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il primo anniversario del 13 novembre 2015, quando 230 persone furono uccise dai terroristi dell’Isis, si avvicina e tra i parenti delle vittime e i superstiti si diffonde una certa circospezione. L’emozione fu ed è ancora enorme. Media, scrittori, medici, volontari, politici, musicisti – come Sting, che suonerà al Bataclan il 12 per la riapertura – cercano di offrire tutti il loro contributo, ma qualche volta nel dolore e nella commemorazione si insinuano degli intrusi. C’è un’associazione, «Génération Bataclan», che ha depositato il nome e la formula di successo 48 ore dopo l’attentato, e che chiede soldi da mesi per la costruzione di una statua in omaggio alle vittime, senza avere con loro particolari rapporti. Ci sono avvocati che telefonano a casa dei parenti per offrire assistenza giuridica, sedicenti psicologi che si avvicinano agli scampati e alle famiglie in occasione delle cerimonie, come fanno anche – con tatto variabile – giornalisti, fotografi e religiosi vari a caccia di proseliti. Non mancano alcuni stalker attratti dalla sofferenza, che si infatuano di un ferito o un superstite visto in tv e lo tormentano. Per un testimone che ha voglia di condividere la sua esperienza, ce ne sono molti che preferirebbero essere lasciati in pace e che vengono sommersi, nel migliore dei casi, da un’ondata di compassione. I prossimi giorni saranno difficili per tutti. Come dice Domenach, tra gli omaggi ci sarà del buono e del cattivo, spetta a ciascuno fare la differenza.