
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Del disastro pugliese si sa questo: i due treni andavano a 106 chilometri all’ora. L’impatto è avvenuto al chilometro 51, dopo una curva: i due macchinisti non hanno neanche fatto in tempo a vedersi ed è pressoché certo che non abbiano avuto il tempo neanche di tentare una frenata. Uno dei convogli era partito da Corato ed era diretto ad Andria, l’altro proveniva da Andria e andava a Corato. I soccorritori hanno raggiunto la zona a fatica, perché il punto dello scontro si trova in mezzo a un intreccio di strade interpoderali non asfaltate. La Puglia, come sa chiunque ci sia stato almeno una volta, è un labirinto di strade secondarie all’interno del quale è facilissimo perdersi. Era una mattinata caldissima, al momento dell’impatto (poco dopo le 11 di mattina) il termometro segnava 38 gradi. Indagano cinque magistrati: il procuratore facente funzioni di Trani, Francesco Giannella, che ha assegnato all’inchiesta i pubblici ministeri Antonio Savasta, Simona Merra, Marcello Catalano e Michele Ruggiero, il magistrato celebre per aver messo sotto inchiesta Deutsche Bank (vendita di titoli del debito italiano senza informare nessuno) e due agenzie di rating. L’ipotesi di reato è disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo. All’esame degli inquirenti anche le due scatole nere recuperate. L’indicazione è di non limitarsi alle circostanze dell’incidente, ma di allargare l’inchiesta al sistema di controllo inadeguato e alle ragioni per cui un raddoppio di binario previsto nel 2008 e che avrebbe dovuto concludersi l’anno scorso, non era ancora stato completato. Parenti delle vittime, all’ingresso dell’ospedale di Bari, hanno gridato contro la politica, implorando che i poteri forti non mettano tutto a tacere, come al solito. Questo è il sentimento degli italiani verso coloro che li governano.
• Quanti sono i morti?
Ventitrè, tutti identificati. Sono quasi sempre pugliesi, tranne Michele Corsini, di 61 anni, nato a Milano, Salvatore Di Costanzo, di 58 anni, nato a Bergamo e Maurizio Pisani, di 50 anni, nato a Pavia. La vittima più giovane è Antonio Summo, di Terlizzi. Aveva 15 anni. I cinquanta vigili del fuoco di Bari al lavoro sul campo non escludono che, in mezzo alle lamiere, ci siano altri corpi. «Stiamo demolendo progressivamente i pezzi delle carrozze più danneggiate, poi procederemo alla rimozione dei resti. Opereremo in questa maniera, anche con l’aiuto delle unità cinofile, fino a quando non potremo escludere la presenza di altre persone».
• Si può sapere come ha funzionato o non funzionato questo sistema dei capistazione che si telefonano per dare il via libera ai treni?
Per ora siamo alle ricostruzioni giornalistiche. Tra la stazione di Andria e quella di Corato ci sono 17 chilometri. Il viaggio dura dieci minuti precisi. Quando il treno parte da Andria, il capostazione di Andria telefona a quello di Corato e lo avverte. Il capostazione di Corato fa partire il suo treno, solo quando l’altro gli è arrivato in stazione. Queste comunicazioni avvengono anche attraverso fonogrammi spediti con una macchina vecchia di quarant’anni. I fonogrammi relativi alla mattinata di lunedì sono stati sequestrati dalla Polfer. Risultano molti ritardi, e questo potrebbe essere stato un elemento di confusione: gli orari dei treni si sono accavallati. Quale dei due capostazioni ha dato il via libera e non avrebbe dovuto? Oppure: quale dei due capostazioni non ha inviato il fonogramma che annunciava la partenza del suo treno? Sono le domande a cui deve rispondere l’inchiesta.
• Sì, relativamente all’incidente. Non c’è nessuna responsabilità della società che gestiva questo traffico, l’ormai celebre Ferrotramviaria?
Anche questo è da accertare. Il direttore generale della Ferrotramviaria, Massimo Nitti, ieri ha detto questo: «Non abbiamo mai pensato di far camminare non in condizioni di sicurezza. Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. I viaggiatori sono il nostro patrimonio. È una tragedia immane». Si direbbe poco più che un balbettio. E infatti quelli della Ferrotramviaria non credo dormano sonni tranquilli. I due treni avevano il sistema di sicurezza montato, ma i binari sono vecchi e sordi alle tecnologie moderne. Sul 98% delle linee italiane, una situazione come quella di Andria avrebbe generato un blocco automatico dei treni. Chi doveva ammodernare i binari, e sia pure unici? Ferrotramviaria guadagna bene dal monopolio del traffico locale di quella zona: l’anno scorso ha portato a casa 4,7 milioni di euro, con un margine operativo lordo del 15%. Il suo padrone vero (che non risulta dai documentio), cioè il conte Enrico Maria Pasquini, è un finanziere mago delle triangolazioni con i paradisi fiscali e specialmente con San Marino, come sanno i magistrati romani che indagano su di lui. Amministra i soldi di Zucchero, Graziano Rossi (padre di Valentino), Giuseppe Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna, e altri vip del genere.
• Che mi dice del binario unico in Italia?
Le Ferrovie dello Stato viaggiano su novemila chilometri di binario unico, su una rete di 16 mila. Quelle in concessione, tipo la Ferrotramviaria, sono quasi tutte a binario unico: 6.000 su 6.500 chilometri.
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