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 2016  luglio 14 Giovedì calendario

Il rapporto tra Lewis Hamilton e i suoi bulldog

Lewis vola sulla folla con la tuta bianca. Sembra un’astronauta al ritorno da una missione, la faccia tirata di chi ha rischiato la pelle cede il posto al sorriso di un bambino sbarcato nel paese delle meraviglie. Ha vinto ancora e festeggia a modo suo, cercando l’abbraccio della gente.
Lewis Hamilton, tre mondiali conquistati a 31 anni, 47 Gp vinti in carriera, è la rockstar della Formula 1: alle imprese sportive alterna copertine su riviste patinate, selfie con Karl Lagerfeld e Irina Shayk sulle passerelle mondiali della moda, vacanze alle Barbados con Rihanna e sciate in Colorado con la campionessa americana Lindsey Vonn.
Quando spegne i motori della Mercedes con cui gareggia accende le turbine del Bombardier rosso, l’aereo privato che si è regalato dopo aver firmato un contratto record da 35 milioni di dollari a stagione.
Nei suoi pellegrinaggi da jet set lo seguono Roscoe e Coco: «Sì, sono veramente fortunati – scherza lui —, hanno visto tutto il mondo».
E non è un modo di dire: a ogni Gran Premio la coppia di bulldog compare puntuale fra meccanici, camion, vip e paparazzi. Del resto i flash sono anche per le due «star» a quattro zampe: l’account Instagram che racconta le loro avventure è seguito da oltre 90 mila persone. Chi frequenta i circuiti ormai non si stupisce più di tanto nel vedere il padrone portarli a spasso su un hoverboard alla mattina presto. Oppure quando l’agenda è troppo piena – fra prove, briefing tecnici, riunioni ed eventi con gli sponsor, i tempi della F1 sono concentrati e massacranti— spunta una dog-sitter.
Nel fantastico mondo di Lewis ci sarà sempre un momento libero per Roscoe e Coco: «È incredibile l’affetto che sanno darti: possono stare ore a poltrire. Ma appena sentono che ritorni diventano pazzi di gioia. Davvero sono creature speciali».
Il bulldog è il cane simbolo della Gran Bretagna, razza selezionata a fine 800 per combattere contro i tori. Ma, per fortuna, di quella cruenta origine non è rimasta traccia se non nel nome.
Quelli di Hamilton sembrano godersi la vita esattamente come il «papà»: «Ho lavorato tanto per arrivare dove sono ora – spiega —, ci sono tante cose meravigliose da conoscere che non voglio perdere occasioni». E così quando si annoia nel suo buen retiro di Montecarlo, la patria dei piloti – vive nello stesso condominio del «nemico» Nico Rosberg, prima erano amici e si frequentavano, adesso la rivalità sportiva ha azzerato i rapporti – sale sul jet e vola a un party a Los Angeles, al Superbowl, su una spiaggia tropicale.
Le due bestiole hanno provato di tutto: per esempio la tavola da Sup, il surf con la pagaia che va tanto di moda. E Roscoe si è addirittura calato nell’abitacolo della monoposto Mercedes n°44, un «missile» da più di 900 Cv: «È nato per sentirsi vivo, come il papà ama la velocità» ha commentato Lewis la scenetta ai box. Coco, la femmina, è altrettanto spavalda: nuota con il giubbotto di salvataggio in acque turchesi, «disturba» Lewis sul mixer mentre incide un brano.
Già, perché lui ha già deciso cosa farà da «grande», quando si ritirerà dalla F1 («Ma c’è ancora tempo»): vivere inseguendo le sue passioni «alternative», musica e cinema. Il più forte di tutti vuole essere anche il più libero: ha negoziato il contratto con la Mercedes senza procuratori, assistito solo da un piccolo gruppo di legali, per ritagliarsi clausole che gli concedessero più spazio per sé.
Nel suo team all’inizio faticavano a capirlo. La presenza dei bulldog in pista era stata motivo di discussione con Niki Lauda. Era proprio necessario averli accanto? Domanda retorica per uno che può dormire due ore la notte prima ma poi salta in macchina e li mette tutti in fila. E allora viva la libertà.