Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  luglio 14 Giovedì calendario

«Gesù fa un po’ lo scemo» ha detto il Papa

L’arrivo di Greg Burke, giornalista americano 56enne, alla guida della sala stampa vaticana, è stata accolta dai media come un chiaro segnale di rafforzamento della comunicazione pontificia. In realtà, Papa Francesco, grande comunicatore, parrebbe non aver bisogno di apparati. Disintermedia, ossia si rivolge direttamente al suo pubblico, tratto distintivo delle leadership moderne secondo gli esperti. Sala stampa e uffici di Curia servono, semmai, a stemperare o correggere certe dichiarazioni a braccio nelle quali la vis polemica, o l’imperfetto italiano, creano talvolta imbarazzo: come in un’omelia sul passo evangelico dell’adultera dove, come ha raccontato lo scrittore Antonio Socci, il «Gesù fa un po’ lo scemo», pronunciato dal Papa, è diventato «fa il finto tonto» sul sito della S. Sede.
D’altra parte, il consenso mondiale che l’accompagna, fuori e dentro la Chiesa, consente a Francesco di avere una buonissima stampa. Ne è un esempio la vicenda delle Scholas Occurrentes, rete mondiale di scuole «di cittadinanza», fondata da arcivescovo di Buenos Aires, nel 2013, e che Bergoglio ha elevato a fondazione pontificia. Scuole che Francesco continua a seguire da vicino, tanto da prendere carta e penna per indurre i vertici, in giugno, a rifiutare un finanziamento pubblico da parte del presidente argentino Mauricio Macri.
Le scuole «di incontro» e la loro gestione sono però, da un paio di settimane, al centro di dure polemiche in Argentina. In un programma tv di successo il giornalista Jorge Lanata ha avanzato molti dubbi, raccontando di sponsorizzazioni che prospettavano udienze private col Papa, di rapporti opachi con il governo di Cristina Kirchner per la costruzioni della sede centrale, persino di relazioni col capo di una ong, finito a sua volta sotto indagine per rapporti col narcotraffico. Un’inchiesta ignorata dai media di tutto il mondo.
L’autorevole Vatican Insider, sito religioso de La Stampa, ha riportato invece un’intervista di Francesco al quotidiano argentino La Nacion, in cui il pontefice si riferisce così ai cardinali che «resistono» alla sua azione: «I chiodi si rimuovono facendo pressione verso l’alto», ha detto, «oppure si lasciano riposare, da una parte, fino a quando arriva l’età del pensionamento». Toni poco misericordiosi nel bel mezzo del Giubileo della misericordia, ma caduti nel vuoto. A Bergoglio il disintermediatore, i media perdonano infatti tutto. Come la storia due membri della commissione per gli affari economici, Francesca Chaouqui e Vallejo Balda, condannati giorni fa per Vatileaks: chi si ricorda più che quelle nomine le volle lui, Francesco?