Sergio Luciano, Panorama 14/7/2016, 14 luglio 2016
LA FINANZA SOGNA IL MENAGE A TROIS
Sicuramente non fanno fatica a capirsi, Jean-Pierre Mustier, neo-amministratore delegato di Unicredit, Philippe Donnet, che da pochi mesi ha sostituito Mario Greco al vertice delle Generali, e Vincent Bollorè, recentemente divenuto maggior singolo azionista di Mediobanca (oltre che, attraverso Vivendi, di Telecom Italia). Parlano la stessa lingua, il francese. E forse, si ripete sempre più spesso negli ambienti finanziari che contano, seguono anche una strategia comune: quella che peraltro da dieci anni riaffiora carsicamente, di una maxifusione a tre, che attorno alle due uniche multinazionali finanziarie che vanti l’Italia (le solide Generali e il convalescente ma colossale Unicredit) aggreghi anche la piccola Mediobanca, da sempre mosca-cocchiera di quel salotto che non ha più gli strumenti per gestire.
Fantafinanza? Forse. Dura realtà, invece, quella dello shopping invasivo compiuto negli ultimi dieci anni dal capitalismo francese in Italia, flebilmente ricambiato, e solo negli ultimi mesi, da qualche contromossa, come Lavazza che ha comprato Carte Noir o Campari che s’è presa Grand Marnier. Ma nell’altro senso il traffico di acquisizioni è stato intensissimo. L’ultima a prendere la strada d’Oltralpe è stata Eridania, ceduta dai Maccaferri a Cristal Union il primo luglio (quando 30 anni fa era stata Eridania a comprare Beghin Say); mentre è annunciato per il 2017 lo sbarco della Iliad di Xavier Niel come quarto gestore di telefonia mobile.
Ma, guardandoci alle spalle, la Francia s’è già presa ben altro del made in Italy. Tutto il lattiero caseario: da Invernizzi a Galbani fino a Parmalat (oggi tutte di Lactalis); due banche importanti come Bnl e Cariparma (con dentro Friuladria e Carispezia); colossi dell’energia come Edison (di Edf) o, in parte, Acea (di Engie); e una gran fetta del lusso.
Qui, anzi, l’incetta di marchi è stata da record: da Fendi a Bulgari, da Loro Piana a Pucci e fino a Cova, il gruppo Lvmh di Bernard Arnault ha fatto da asso pigliatutto; tallonato dal gruppo Kering, il rivale che fa capo a François Pinault, che a suo tempo comprò Gucci e più recentemente Richard Ginori, Bottega Veneta, Pomellato, Brioni e Gattinoni.