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 2016  luglio 14 Giovedì calendario

Rocard e Mitterrand, amici-nemici

Michel Rocard, l’ex primo ministro francese scomparso il 2 luglio, era un uomo politico che amava la sincerità. Provava per François Mitterrand «profondo disprezzo per la sua assenza di etica» e «ammirazione totale per la sua potenza tattica». Già negli anni 90, in una lezione alla scuola parigina di Scienze politiche, aveva criticato le posizioni inglesi nell’Unione. Rimproverava a Londra di ostacolare l’integrazione europea. Possiamo immaginare che sia stato contento del risultato del referendum del 23 giugno.
Piero Heinze
Bruxelles
Caro Heinze,
Ho conosciuto Michel Rocard nell’autunno del 19 70. Gli avevo fatto visita nel suo studio parigino per cercare di decifrare la personalità di un giovane leader, ambizioso e promettente, che aveva attraversato tutte le crisi del socialismo francese dopo la fallita spedizione di Suez, e nel 1969 si era addirittura candidato alla presidenza della Repubblica per il Partito socialista unitario (prese il 3,61% dei voti). Ma dopo qualche minuto fu lui che cominciò a fare domande. Sapeva che la riforma regionale, adottata dal governo italiano nei mesi precedenti, aveva provocato una sorta di sanguinosa guerra dei campanili fra le due città, Reggio e Catanzaro, che aspiravano a divenire capitale della regione. Quando gli spiegai che l’estrema destra italiana aveva approfittato dei disordini per autoproclamarsi protettrice del Sud contro l’inettitudine dei partiti di governo, mi disse che lui, socialista, non avrebbe esitato a raggiungere Reggio. Là dove vi è agitazione e malcontento, un uomo politico doveva dare alla protesta un senso e una direzione.
Dopo quel primo incontro non fu difficile capire perché Rocard e François Mitterrand non fossero quasi mai sulla stessa lunghezza d’onda. Mentre il primo, pur dando prova della necessaria duttilità, era guidato da principi a cui non intendeva rinunciare, il secondo era un freddo calcolatore. Aveva denunciato il generale De Gaulle e la V Repubblica come un «colpo di Stato permanente», ma non aveva esitato ad accettare il sistema semi-presidenziale quando capì che la elezione diretta del presidente gli avrebbe schiuso le porte del Palazzo dell’Eliseo. Non era socialista, ma lo divenne quando capì che il partito poteva essere conquistato e usato. Non aveva simpatie comuniste, ma decise di servirsi dell’alleanza con il Pcf fino al giorno in cui avrebbe potuto sbarazzarsene.
A proposito di Rocard ragionò più o meno allo stesso modo. Ne riconosceva le qualità e ne fece il suo Primo ministro agli inizi del 1988; ma era convinto che il suo governo sarebbe durato poco più di un anno. Sbagliava: Rocard tenne l’incarico sino al 1991, quando Mitterrand gli chiese di farsi da parte per lasciare il posto a una sua protetta, Edith Cresson. Da quel momento Rocard non fu mai assente dalla vita politica francese, sempre pronto a intervenire nelle vicende del partito, nella scelta dei suoi leader, nelle grandi questioni nazionali (fu contrario al matrimonio fra omosessuali e alla forza nucleare francese). Ma dedicò una buona parte del suo tempo al Parlamento europeo, da cui uscì definitivamente, fra gli applausi dei parlamentari, nel gennaio del 2009.