
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Su Donald Trump, la vera novità non è che abbia definitivamente conquistato la nomination repubblicana vincendo in Indiana e mandando a casa Ted Cruz e John Kasich. La vera novità è che per la prima volta c’è un sondaggio che lo dà vincente su Hillary, a sua volta ormai sicura della nomination democratica nonostante la resistenza di Sanders, che in Indiana ha vinto e non molla.
• Sondaggio credibile?
È della Rasmussen. Dà Trump in vantaggio su Hillary per 41 a 39. È più che altro una curiosità, perché quando sarà il momento della gara non conteranno le percentuali degli elettori, ma il numero di Stati conquistati da ciascuno. È già successo che un candidato con più voti abbia dovuto lasciare la Casa Bianca al suo avversario.
• Facciamo un esempio.
Per vincere bisogna conquistare 270 delegati. Ogni Stato ne assegna un certo numero. Quindi, la cosa importante, non è ottenere più voti dell’avversario in tutto il Paese, ma conquistare più Stati. In base a questo, la Clinton sembrerebbe favorita: le basta prevalere nei 19 Stati che sembrano già adesso sicuri, più la Florida dove i sondaggi la dànno in vantaggio di 13 punti su Trump. In altri termini, potrebbe entrare alla Casa Bianca anche perdendo Ohio, Virginia, North Carolina, New Hampshire, New Mexico, Colorado, Iowa (dove Obama invece vinse). I repubblicani hanno un gran problema demografico, vincono in genere in stati poco popolati oppure tra i bianchi, che molte volte non sono più maggioranza. Quest’anno c’è poi il dettaglio che parecchi repubblicani, in odio a Trump, si dicono pronti a votare per la Clinton. In rete infatti va forte l’hashtag #NeverTrump (#MaiConTrump), Henry Olsen - analista conservatore - ha twittato che la vittoria di Trump è «il suicidio del partito repubblicano». Va forte anche un altro hashtag #todayiamademocrat, cioè «Oggi sono democratico» tipico del repubblicano anti-Trump.
• Come si spiega allora il sondaggio della Rasmussen?
Come ho detto, è più che altro una curiosità. La Cnn, in base a suoi sondaggi, sostiene che se si votasse oggi, la Clinton vincerebbe con un vantaggio di 13 punti (54 a 41). La Bbc dà Hillary avanti di sei punti, stessa percentuale accreditata da RealClear Politics. Questo nonostante la sconfitta in Indiana e nonostante non sia simpatica, in generale. C’è anche il problema del marito e il rapporto tra i due è uno degli esercizi giornalistici del momento. Bill non ha paura a tirar fuori discorsi o a difendere provvedimenti del suo periodo alla Casa Bianca che ricordati oggi danneggiano Hillary, soprattutto all’interno della comunità nera, quella in questo momento più compattamente schierata con lei. Nessuno dei due è particolarmente amato dagli americani. La Rodotà ha raccontato che Economist/YouGov ha commissionato un sondaggio in cui la maggior parte degli intervistati (57% per Hillary e 55% per Donald) ha giudicato i due «disonesti» e «inaffidabili».
• Seriamente: dobbiamo aver paura di una vittoria di Trump?
Chi sa. È possibile distinguere le campagne elettorali dai comportamenti che si tengono una volta che si è vinto? Trump promette cose che non stanno né in cielo né in terra, un muro di 1.700 chilometri alla frontiera col Messico, un pedaggio del 45% sulle merci cinesi in entrata (senza riflettere sul fatto che se i cinesi si mettono a vendere i miliardi di debito americano che hanno in cassa, gli Stati Uniti saltano per aria) e altre amenità. Il sito Politifact, partendo da una sua affermazione secondo cui l’11 settembre a Jersey City, sull’altra riva dell’Hudson, «migliaia di musulmani hanno festeggiato» - evento che nessuno ha mai visto - ha verificato che il 46% delle sue affermazioni sono «false», il 19% «complessivamente false», il 26% «pants on fire», «mutande a fuoco», cioè «balle spaziali», e il 2 per cento appena, finalmente, vere. Quindi è possibile che a forza di dire scemenze vinca. Questo annuncia un presidente da manicomio? Mah. E comunque, anche se quelli di Economist/YouGov dicono che vincerebbe anche dalla galera, la Clinton deve stare molto attenta. Oltre tutto nel finale della campagna elettorale Trump non si tratterrà di certo su lesbismo, corna, business, debiti, isterie e il fango vario che circonda da sempre Hillary, col contorno delle varie imprese di Bill, comprese le centinaia di migliaia di dollari che incassa per ogni conferenza.
• Ma se tutti sanno che Trump è, o sarebbe, un cialtrone, come mai lo votano?
Perché Donald è riuscito a incarnare un sentimento fortissimo, cioè - come è già stato detto molte volte - l’odio per l’establishment, i potenti e Wall Strett. Gli fa molto gioco che i vertici del partito gli siano contro. È pazzesco, ma i poveri o il ceto medio impoverito sono convinti di incassare una vittoria epocale nel caso prevalesse il miliardario parolaio, ossigenato e con alle spalle anche un bel po’ di fallimenti.
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