Raffaele Panizza, Panorama 5/5/2016, 5 maggio 2016
IL COLPO GROSSO DEI SOLITI
È rimasto tutto come l’hanno lasciato i nonnini dopo l’ultima gita. C’è ancora il muro perforato e le 999 cassette di sicurezza d’acciaio, che fanno sembrare questa cripta portavalori al piano interrato del numero 88-90 di Hatton Garden, il quartiere dei gioiellieri di Londra, una diabolica sala degli specchi. Settantatre sono ancora divelte, e si possono contare facilmente. Di queste, al momento del colpo, una ventina erano vuote, dannazione. Mentre le altre, in piena notte, sono state alleggerite di gioielli, contanti e orologi per un valore di 14 milioni di sterline. «Nessuno ha gridato “impiccateli!”, o “gettate via la chiave”» ha constatato David Pearl, multimilionario e costruttore londinese che s’è comprato la stanza per 200 mila sterline per donarla al Museum of London e farne un’attrazione turistica. «Non chiedetemi perché: la gente, questi malviventi, li adora».
LA PREPARAZIONE
È la sera di giovedì 5 aprile 2015, il venerdì santo sta per cominciare e le strade sono vuote. Travestiti da manuentori del gas, con un gilet giallo e un elmetto antinfortunistico sotto braccio, sei uomini stanno convergendo sul luogo del delitto. Si sono scambiati le ultime dritte la sera prima, bevendo birra in un pub di Pentonville road dove si sono incontrati regolarmente negli ultimi due anni: il Castle. C’è Brian Reader, che tutti chiamano «the master», o «il governatore», che ha lasciato la sua casa di Dartford scegliendo di prendere i mezzi pubblici: del resto ha 76 anni, e il diritto di girare per la capitale con la sua Freedom pass, che permette agli anziani di usare gratuitamente i trasporti di Londra, non glielo leva nessuno.
Ad aspettarlo, dislocati con ruoli precisi e in luoghi diversi, ci sono i complici. John «Kenny» Collins di Islington, che deve guidare il furgoncino bianco dove è stato stipato il materiale per l’irruzione: capelli gialli, pelle paonazza punteggiata di grosse efelidi, molti chili di troppo, ha 74 anni. Poi Terry Perkins che ne ha 67, di cui 22 passati in galera. E infine i tre «giovani» della banda: Carl Wood e Daniel Jones, di 58 anni. E William Lincoln, che ne ha «solo» 60 ma soffre d’incontinenza e per tenerlo tranquillo gli è stato affidato il compito di mettere in moto il furgoncino al momento della fuga. Quando i poliziotti busseranno alla sua porta, un mese dopo la rapina, se la farà letteralmente nei pantaloni.
IL COLPO
Tutto è pianificato alla perfezione, secondo le direttive del «maestro». C’è anche un settimo uomo a dire il vero, con i capelli rossi e una borsa a coprirgli il volto, accorgimento che lo renderà non riconoscibile alle telecamere di sorveglianza decretandone la salvezza processuale. Lo chiamano «Basil», gli altri. Lo stesso uomo che aprirà tranquillamente il portone scuro del civico 88-90, come se avesse codice e chiavi. L’infiltrato, certamente. Il basista che l’ha fatta franca dopo aver tradito la Hatton Garden safe deposit ltd, società che fa capo a due uomini d’affari sudanesi e il cui business consiste nel tenere al sicuro gli effetti personali di chi paga 300 sterline l’anno per affittare una cassetta di sicurezza.
Un indirizzo noto e già rapinato nel 2003, ma che protetto dai nuovi sistemi d’allarme collegati alla polizia sembrava diventato inespugnabile. E invece, con il loro incedere lento da ladri della vecchia scuola, i «ragazzi» ce la fanno. Con flemma britannica scaricano dal furgone tutti i materiali raccolti all’interno di due cassonetti per l’immondizia. Poi salgono al secondo piano, disattivano l’ascensore, e si calano lungo la tromba fino al piano interrato. Quindi disattivano gli allarmi, che prontamente mandano un sms a Scotland Yard: i due agenti accorsi sul posto, vedendo le porte chiuse e nessun segno di scasso, se ne andranno subito segnalando un falso allarme. Mentre lì sotto, Reader e soci hanno già estratto dai cassonetti il loro mostro, l’ariete che li porterà verso la ricchezza. E un Hilti DD350, una carotatrice da 2 mila giri al minuto con punta ricoperta di diamanti industriali, in grado di perforare qualsiasi tipo di cemento armato. Il suono che emette assomiglia a quello di un phon gigante. Ma in giro, nel weekend di Pasqua, non c’è nessuno. Sembra davvero fatta. E invece...
E invece la notte del venerdì se ne va così, a perforare il muro di protezione e accedere alle cassette di sicurezza. Alla fine ce la fanno: 50 centimetri di profondità, 25 di altezza e 43 di larghezza. Ma per un errore di calcolo si ritrovano affacciati sul retro del portavalori, col muso appiccicato a un mobile d’acciaio fissato al soffitto e al pavimento, privi degli strumenti adatti a proseguire. Abbandonano il campo e tornano il giorno dopo, non prima d’aver fatto una puntata a un negozio specializzato di Twickenham dove comprano una Clarke, una pompa idraulica di quelle usate per raddrizzare le carrozzerie, in grado di esercitare una pressione da dieci tonnellate e aprire i forzieri come scatolette d’acciughe. Ritornano nella cripta il sabato notte, ma nel frattempo la banda s’è assottigliata: Reader, il capo, non se la sente di sfidare la fortuna, e abbandona. E lo stesso fa Wood, che oltretutto ha il morbo di Chron. Gli altri invece portano a compimento il piano: le telecamere di sorveglianza li filmano mentre caricano la refurtiva sotto lo sguardo di un paio di passanti che non prestano loro la minima attenzione.
Per un mese intero s’incontrano regolarmente da Scotti’s, un caffè su Clerkenwell Green. Devono decidere dove e come nascondere la refurtiva. Come ottenere il massimo dai ricettatori. Dove fuggire a godersi la pensione. Non sanno che Scotland Yard è alle loro calcagna, determinata a mettere in gabbia gli improbabili autori del più grande furto con scasso della storia inglese. I tanti giri di ricognizione effettuati con le loro auto private sono stati il loro errore principale: le telecamere di sorveglianza di Londra sono dotate infatti dell’Automatic number plate ricognicion, che incrocia immagini e numeri di targa e fornisce la loro anagrafe stradale alla Flying squad, la squadra mobile londinese. Che riempie di cimici la Mercedes bianca di Collins e la Citroen Saxo di Perkins. Piazza telecamere dotate di software per la lettura del labiale nei loro bar preferiti. E mentre tutti si stanno recando da Hugh Doyle, un idraulico di Enfield che aveva acconsentito a prestare il laboratorio per smistare il bottino, li arresta il 19 maggio del 2015. Sei mesi dopo, il 23 novembre, inizia il processo. «Sono criminali incalliti, altroché nonnetti» ha esordito il pubblico ministero Philip Evans: «Alcuni sono coinvolti nei colpi più eclatanti della storia criminale inglese».
Reader prima di tutto, braccio destro del boss Kenneth Noye e già incarcerato nel 1983 per la rapina armata del Brink’s-Mat, 3 tonnellate di lingotti d’oro trafugati da un deposito nei pressi dell’aeroporto di Heathrow. Poi Terry Perkins, coinvolto negli anni Ottanta nel raid alla Security express: 6 milioni di sterline in contanti. Quindi Collins, cinque anni di galera per furti vari. E Jones, sei anni per una rapina da 90 mila sterline, nel 1982, in una gioielleria della catena Ratners. Nel corso del dibattimento sarà Wood a descrivere quest’ultimo come un eccentrico totale, che leggeva la mano alla gente e parlava regolarmente col suo cane Rocket, oltre ad andare a letto con la camicia da notte della madre e un fez sulla testa. Proprio Wood, tra tutti, risulterà con la fedina penale più leggera: due anni per un tentato sequestro commissionato da un poliziotto corrotto che intendeva torturare, e quindi gettare in un fiume, un usuraio che l’aveva messo nei guai.
Per tutti sono già scattate le condanne: 34 anni totali per nove imputati, secondo la sentenza pronunciata lo scorso 7 marzo. Mentre Basil, protetto dall’omertà dei compagni, si dice si trovi a Panama a godersi il bottino (sono stati recuperati beni per circa quattro milioni; ne mancano dunque altri dieci all’appello). Mahendra and Manish Bavishi, gli ex proprietari del caveau, hanno dovuto liquidare la società. Mentre gli affittuari delle cassette di sicurezza, molti dei quali non avevano né dichiarato né assicurato il contenuto, raccontano di aver perso i risparmi di una vita. «Sul luogo del delitto non hanno lasciato tracce, ma non hanno fatto i conti con le nostre tecnologie» ha commentato il comandante di Scotland Yard Peter Spindler, che ha chiuso il caso prima di andare in pensione. «Si sono comportati come uomini del loro tempo» ha detto, «e probabilmente, questa è stata l’ultima rapina analogica della storia».