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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

RISCHIO GIÀ «PESATO»

Titoli di Stato “in pancia” alle banche non sfuggono da qualsiasi forma di gravità per così dire finanziaria. Un peso lo hanno, anzi, vari pesi.
Nullo è solo il peso dei titoli di Stato relativo al requisito di capitale a fronte del rischio di credito. I titoli di Stato detenuti dalle banche pesano già ora infatti indirettamente sul capitale accantonato a fronte dei rischi attraverso l’indicatore prudenziale di leva finanziaria, pesano nel rapporto di liquidità, pesano sotto il profilo contabile su profitti e perdite e soprattutto pesano dentro gli stress test condotti dalle autorità di vigilanza,come accadde nel 2014. È in arrivo uno stress test anche quest’anno, esteso alla Ue, il cui esito verrà reso noto a fine agosto (senza però sfociare in aumenti di capitale) con la divulgazione in parallelo di informazioni aggiuntive su qualità e quantità degli attivi (anche esposizione sovrana) rilevate dall’Autorità bancaria europea (European Banking Authority EBA). Un’estate intensa, dunque, per i titoli di Stato esposti oltre allo stress test anche a Brexit, al rischio Grexit, alle elezioni in Spagna e alle attese altalenanti di rialzo dei tassi negli Usa.
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ricordato ieri che «il trattamento prudenziale attuale già include misure che considerano l’esposizione sovrana delle banche» con «fattori di mitigazione del rischio». Anche per questo, dunque, nel valutare i costi/benefici, non si spiega la corsa a modificare tanto la ponderazione “zero” a fronte del rischio di credito dall’esposizione delle banche verso gli emittenti sovrani di economie avanzate quanto l’esenzione della stessa dalla disciplina di concentrazione dei rischi controparte, i cosiddetti “grandi fidi”. L’Italia sarebbe esposta al pericolo di destabilizzare ulteriormente un sistema bancario italiano già destabilizzato dalla mole dei non-performing loans e dei senior bond soggetti a bail-in in mano ai risparmiatori: dunque tutta questa fretta non si spiega, essendoci già pesi e contropesi.
Il maggior peso dei titoli di Stato italiani detenuti dalle banche italiane (375 miliardi allo scorso febbraio) si è rivelato stato finora quello dello stress test 2014:?nello scenario avverso, per simulare la resistenza agli shock, all’epoca vennero applicati tassi a lungo termine del 5,8% per il 2016 (il rendimento del BTp benchmark decennale viaggiava ieri all’1,55%). Il titolo di Stato posseduto dalle banche è stato allora soppesato in funzione delle sue diverse finalità: di negoziazione (held for trading), in base al fair value, per la vendita (available for sale). Di queste diverse categorie in prospettiva terrà conto anche Basilea3, con una regolamentazione implementata entro fine 2017 che dovrebbe cancellare, a partire dal 2018, il filtro che neutralizza le perdite e i profitti non realizzati anche sui titoli di Stato. Stando al parere degli esperti, non è detto che questa nuova regolamentazione avrà un forte impatto e negativo, nel caso delle grandi esposizioni sovrane: i titoli detenuti fino a scadenza (held-to-maturity) saranno esclusi. E tutto dipenderà anche dal prezzo al quale i titoli sono stati acquistati e al quale vengono trattati sul mercato. In prospettiva, poi, dal 1° gennaio 2018 entrerà in vigore anche il nuovo principio contabile internazionale IFR9 (al momento non omologato in Europa)?che sostituirà lo IAS 39. L’impatto del “peso” dei titoli di Stato varierà poi anche in funzione della classificazione dele banche nei nuovi portafogli contabili, fanno presente fonti bene informate.
Un altro ambito che pesa ora e peserà anche in futuro il titolo di Stato detenuto dalle banche è il leverage ratio calcolato come capitale Tier 1 rispetto alle esposizioni totali, cioè il rapporto di leva finanziaria degli attivi questa volta non ponderati per il rischio: è la somma di tutte le esposizioni, anche quelle sovrane, che indicativamente e solo a fini di monitoraggio pone per ora un’asticella al 3 per cento. Nel caso di sforamento della soglia – quando questa verrà fissata e imposta –, la banca sarà sempre libera di decidere se alleggerire la sua esposizione (nel caso anche quella sovrana) oppure di mantenere le esposizioni totali aumentando il Tier 1: il titolo di Stato quindi indirettamente pesa e molto.
Infine, l’esposizione sovrana ha già un peso, questa volta a totale beneficio della banca, nel calcolo del rapporto di copertura della liquidità (liquidity coverage ratio): nei buffer predefiniti dalla normativa, tra gli attivi di elevata qualità e liquidità, sono inclusi per l’appunto i titoli di Stato, oltre alle attività liquide di cassa, le esposizioni verso le banche centrali ed altro.
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isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 5/5/2016