Il Messaggero, 5 maggio 2016
Si prepara in gran segreto un’enorme mostra di Banksy a Roma
Segretezza e sorpresa sono due concetti chiave dell’arte e della filosofia dello street artist Banksy, l’anonimo più famoso della scena artistica contemporanea. E così non stupisce che, negli ultimi due anni, in assoluto segreto, sia stata organizzata la più grande mostra che gli sia mai stata dedicata, ancora “silenziosa” a pochi giorni dall’apertura.
Ad accogliere quello che si annuncia come un vero e proprio evento sarà la Città Eterna: Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla, dal 24 maggio al 4 settembre, ospiterà l’esposizione “Guerra Capitalismo e Libertà”, organizzata dalla Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, che, attraverso oltre 150 opere provenienti da collezioni private italiane e straniere, racconterà l’evoluzione del “segno” di Banksy dal 2000 a oggi.
CARATTERE
Attenzione, la mostra è su Banksy, specifica l’organizzazione, non dell’artista, che per il progetto non è stato interpellato. Varie le motivazioni. Da un lato, sicuramente, la volontà di rispettare la sua politica per cui devono essere le opere a parlare e non chi le firma. Dall’altro, forse, il timore del suo “caratterino”, non sempre facile da gestire e, soprattutto, contenere, specialmente in termini di richieste – a Los Angeles nel 2006 volle un elefante vivo – e conseguenti costi.
I TEMI
L’esposizione prenderà in esame le tematiche principali della sua ricerca, dalla condanna della guerra, tra ragazzine abbracciate a bombe e militari che inneggiano alla pace, fino all’affermazione del diritto alla libertà, come ricorda l’immagine, divenuta di culto, della bambina che lascia volare via un palloncino a forma di cuore. Senza dimenticare, ovviamente, il sistema capitalistico, spesso messo all’indice dall’artista, a sottolineare l’eccessiva e sempre crescente forbice tra i ceti ricchi e quelli poveri. A raccontare la “rivoluzione”, almeno di pensiero, che Banksy ha costruito, di muro in muro, di città in città, saranno i curatori Stefano Antonelli, Francesca Mezzano e Acoris Andipa.
IDEAZIONE
La mostra è, infatti, organizzata in collaborazione con Andipa Gallery, uno dei riferimenti londinesi per lo street artist. L’ideatore, però, sarebbe il presidente di Fondazione Terzo Pilastro e Fondazione Roma, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, che ha “voluto” Banksy e ha sostenuto un ingente investimento pur di portarlo nella Capitale.
LA SPESA
La spesa complessiva supererebbe il milione di euro. Il percorso è articolato in tre sezioni dedicate ai tre temi di riflessione, sottolineati da un allestimento scenografico, che avrà il suo cuore in un monumentale Salone del Capitalismo. Non sono previsti interventi “extra” o performance spettacolari, come accaduto in passato in eventi organizzati in altri Paesi dallo stesso Banksy, e neppure proroghe, nonostante sia atteso un flusso consistente di visitatori – “tifosi”, dicono gli organizzatori – anche dall’estero. In mostra, molti dei lavori che negli anni sono balzati sotto i riflettori di cronaca e critica, non solo per temi e firma, ma pure per i nomi dei collezionisti, in un catalogo di prestatori che spazia dall’aristocrazia inglese ai big della scena hollywoodiana e non solo.
Basti pensare che tra i suoi cultori ci sono Brad Pitt e Angelina Jolie, Christina Aguilera – prima a “scoprirlo” – e Kate Moss, appassionata, che al ritorno dal viaggio di nozze nel 2011 ha ricevuto come regalo una stanza decorata con i suoi murales.
AUTENTICITÀ
I lavori prestati, salvo quelli accompagnati da certificato di autenticità, saranno sottoposti a un rigoroso controllo per verificarne la paternità. E se la stencil art di Banksy la farà, per ovvi motivi, da padrona, il viaggio alla scoperta del suo universo e, forse, del segreto del suo successo, non trascurerà sculture e oggetti in un’approfondita analisi del suo modo di fare e intendere l’arte.
Rimane il mistero del “silenzio”, probabilmente dovuto alla complessità dell’organizzazione internazionale, in fase di completamento, o, alle polemiche e reazioni calde che l’artista ha avuto in occasione di altre esposizioni non autorizzate, all’estero, anche recenti. In quei casi, però, si trattava di mostre a fini di vendita, mentre a Roma la vendita è esclusa. Sicuramente, ha avuto un peso il fattore sicurezza: Banksy non ha bisogno di pubblicità, quello che tocca diventa oro e ogni evento legato al suo nome fa registrare subito il “sold out”.