varie, 5 maggio 2016
APPUNTI SUL PUNTO GENOA PER METRO – MARCO LIGNANA, LA REPUBBLICA 5/5 – Nicolás Burdisso Pure Alessio Cerci, uno che prima di smarrirsi sembrava quello ammirato nel Torino, ieri è tornato ad allenarsi in gruppo
APPUNTI SUL PUNTO GENOA PER METRO – MARCO LIGNANA, LA REPUBBLICA 5/5 – Nicolás Burdisso Pure Alessio Cerci, uno che prima di smarrirsi sembrava quello ammirato nel Torino, ieri è tornato ad allenarsi in gruppo. Mentre la settimana scorsa era rientrato Goran Pandev, altro ritrovatosi dopo un infinito limbo. Così, per il derby di addio di Gasperini al popolo rossoblù in avanti ci sono proprio tutti. Un evento, in questa stagione. Dove l’attacco è sempre stato più in infermeria che in campo e il tecnico ha dovuto fare a meno, a turno o pure contemporaneamente, di ogni punta in rosa (compreso Perotti, fino all’addio). Per la sfida alla Sampdoria, invece, finalmente l’imbarazzo della scelta. E visto che il tecnico rossoblù spesso e volentieri regala sorpresine in avanti quando affronta i cugini, non è affatto esclusa, anche stavolta, qualche scelta “spiazzante”. Il che non vuol dire, ovviamente, fare a meno delle certezze. Ovvero Leonardo Pavoletti, tornato al gol lunedì contro la Roma. E tornato in ottima forma. Sarà la punta livornese, all’andata una doppietta nel tentativo di rimonta rossoblù dopo lo scioccante 0-3 di partenza, il punto di riferimento del Grifone. Intorno a Pavoletti, tutto è possibile. A partire dal modulo. Tenendo conto che Montella nella Sampdoria ormai ha scelto stabilmente la difesa a tre, chissà che Gasperini non punti di nuovo sul prediletto 3-4-3 per mettere in difficoltà i blucerchiati (non particolarmente rapidi dietro) nell’uno contro uno. In quest’ottica difficile fare a meno anche di Suso, cresciuto tantissimo nei mesi scorsi e che contro la Roma ha dimostrato anche di saper difendere a aggredire gli avversari. Per il resto, il tiro da fuori è sempre devastante e in una partita fisica e potenzialmente bloccata come il derby può essere l’arma in più, soprattutto partendo da destra. Fin qui, tutto relativamente facile. Ma da oggi (doppia seduta) si chiuderanno le porte del Signorini e Gasperini completerà in gran segreto l’attacco rossoblù. A disposizione dal centrocampo in su c’è una flotta abbastanza sterminata: Pandev, Cerci, Matavz, Lazovic, Capel. Senza dimenticare Laxalt, che l’allenatore potrebbe benissimo avanzare nel tridente, come ha già fatto tante volte in questo campionato. L’abbondanza comunque non è soltanto in avanti, il Genoa si presenta al derby con il solo Perin out. Perin che ieri, dopo la bruttissima scivolata sui fatti avvenuti in Ciociaria nella seconda guerra mondiale (centinaia di donne e ragazzine vennero violentate e uccise dai soldati marocchini arruolati nelle truppe Alleate con l’Esercito francese) e le scuse immediate, ha incassato i commenti piuttosto benevoli di Tommasi e Malagò. Per il presidente dell’associazione italiana calciatori «in questi casi si rischia di dare una amplificazione sproporzionata. Perin ha sbagliato, ma non voleva di certo dare questa pubblicità alla questione ». Pure il numero del Coni ha gettato acqua sul fuoco: «Il ragazzo ha sbagliato, questo è sicuro, ma da quanto ho capito si è subito reso conto dell’errore e ha chiesto scusa». Non proprio dello stesso avviso invece la senatrice del Pd Maria Spilabotte, nata a Frosinone, che ha chiesto una sanzione esemplare per l’estremo difensore «perché quella delle “Marocchinate” è una ferita che rimarrà aperta per sempre. È come ironizzare sulla Shoah o sulle Foibe, e poi perché nella sua seconda frase c’è un forte riferimento di apologia al fascismo». *** LORENZO MANGINI, LA REPUBBLICA 5/5 – Il gol dell’ex: è il sogno di Ezequiel Munoz, alla ricerca della sua prima gioia in rossoblù proprio nel derby. Potrebbe così imitare Luca Antonini, decisivo nella gara del 15 settembre 2013 finita 3-0 per il Genoa. Fu un esordio memorabile, con la rete dell’1-0. In precedenza l’ultimo fu Antonio Floro Flores, a segno con la rete iniziale l’8 maggio 2011, nella sfida decisa da Boselli. A Genova Floro arrivò nel gennaio 2004 ma in realtà ebbe pochissimo spazio, Novellino lo bocciò subito e non venne riscattato. Decisivo fu anche Marco Carparelli il 20 marzo 2000. Si vestì di blucerchiato nel 1993, fu Eriksson a lanciarlo nel 1996 come tornante destro. Vestì poi le maglie di Torino, Empoli e in due circostanze del Genoa,con un bilancio di 41 reti in 139 gare. Nel derby fece centro di testa, sotto la Nord. Antonini, Floro Flores e lo stesso Carparelli sono passati come meteore in blucerchiato. Discorso analogo per Borriello e Munoz. Il vero grande “tradimento” fu quello di “Pinella” Baldini, il primo marcatore assoluto nella storia del derby. Nell’estate del 1950 passò, infatti, al Genoa dopo un anno nell’Andrea Doria e quattro nella Sampdoria. Fece centro nel primo derby in rossoblù, su rigore, ma non servì ad evitare la sconfitta. Decisamente meglio andò a Paolo Barison. Dopo tre anni al Genoa e altrettanti al Milan, vestì il blucerchiato nel 1963 e il 22 marzo 1964 decise la stracittadina di ritorno. Addirittura una doppietta firmò Vincenzo Montella, ma si trattava di Coppa Italia e la Sampdoria fu eliminata nella ripetizione della gara a eliminazione diretta. (lorenzo mangini) *** GESSI ADAMOLI, LA REPUBBLICA 4/5 – Nonostante la salvezza sia matematica da tempo, Preziosi continua a dribllare con Gasperini l’argomento futuro. Nella cena di venerdì sera presidente e allenatore hanno evitato di addentrarsi nei possibili scenari relativi al prossimo campionato, limitandosi ad un bilancio della stagione che si sta per concludere. Tutti d’accordo: il Genoa, rivoltato come un guanto in estate e poi privato a gennaio di Perotti, il suo giocatore di maggior talento, di più e meglio non poteva fare. Però Preziosi sembra più che mai orientato a cambiare allenatore. Ma quando ufficializzerà l’ingaggio di Juric e soprattutto quando comunicherà a Gasperini che, nonostante abbia ancora due anni di contratto e la stima incondizionata di tutto l’ambiente, non sarà più l’allenatore del Genoa? Tutto rimandato alla settimana prossima perché domenica non c’è una partita qualunque, ma c’è la madre di tutte le partite. Il Genoa non vince il derby da quasi tre anni. Era il 15 settembre 2013, in panchina c’era Liverani. Segnarono Antonini, Calaiò e Lodi: 3 a 0 e Samp annichilita. Gasperini dal suo ritorno sulla panchina del Genoa non ha ancora vinto il derby. Anzi, ha racimolato la miseria di un punto soltanto in quattro partite. Nella sua prima esperienza rossoblù riuscì invece a vincere tre derby di fila. La prima volta, il 7 dicembre 2008, finì 1 a 0 e decisivo fu Milito. Ancora nel segno del Principe, autore di una tripletta (3 a 1 il risultato finale), il derby di ritorno, quello dell’ormai celeberrimo “due contro zero” (Milito e Palladino contro nessun difensore blucerchiato). Il tris arrivò il 29 novembre 2009 e quello fu il derby di Sculli “finto nueve”: 3 a 0 con reti di Milanetto su rigore, Rossi e Palladino, ancora dal dischetto. Per gli amanti delle curiosità Gasperini non è mai riuscito a battere Montella (2 sconfitte e tre pareggi), Gasperini a questo derby tiene tantissimo. Sa perfettamente che il prossimo anno non sarà più l’allenatore del Genoa e vuole fare un regalo d’addio ai suoi tifosi. Per avere tutta la rosa a disposizione per la Samp, lunedì contro la Roma, non ha rischiato nessuno dei diffidati. Ansaldi, Gabriel Silva e Rigoni giocheranno certamente titolari, meno probabilmente invece l’impiego di De Maio. Anche se, nel finale di partita, Izzo e Munoz, che va troppo tardi a coprire in area di rigore lasciando ad El Shaarawy la possibilità di calciare a rete indisturbato, hanno accusato qualche passaggio a vuoto. Oggi ripresa degli allenamenti a Pegli. Si riparte da un twitter di Rincon, postato a caldo, quando l’immeritata sconfitta con la Roma bruciava tremendamente: «Non possiamo non essere incazzati dopo questa sconfitta è vero che davanti avevamo una ottima squadra. Ci serve per arrivare carichi al derby di domenica». Volta pagina anche Gianpiero Gasperini che la battuta d’arresto con la Roma davvero fa fatica a digerirla: «Lunedì sera ero così incavolato che alla Sampdoria non riuscivo proprio a pensare. Avevamo fatto la partita quasi perfetta. E spiace perdere giocando così e soprattutto in questo modo. Quello su Totti non era fallo. Il contrasto è un gesto tecnico, è follia non considerarlo parte integrante del gioco del calcio». In tribuna a Marassi lunedì c’erano Mariolino Corso e Bedin che fanno gli osservatori per l’Inter. Sono rimasti favorevolmente colpiti da Suso (per altro di proprietà del Milan) che ha dimostrato ottima tecnica di base e buona visione di gioco. Ma il motivo del loro viaggio era Pavoletti che, nonostante il gol, non ha convinto pienamente. Hanno apprezzato forza fisica e temperamento, ma è stato considerato il centravanti ideale per una squadra di seconda fascia come il Genoa. Con Corso e Bedin c’era anche l’ex direttore sportivo del Genoa Spartaco Landini che giocava con loro nella grande Inter di Herrera. Landini, tempra di combattente, è riuscito a vincere anche grazie al suo carattere, la partita più difficile: «Mi stanno facendo il tagliando», rispondeva agli amici dall’ospedale. *** IL SECOLO XIX 5/5 – Aria di derby, più in campo che sulle gradinate del Signorini. Dove, sotto un sole estivo, si sono ritrovati ieri un centinaio di tifosi. Clima disteso, la stracittadina sembra così distante. Eppure mancano appena quattro giorni alla sfida che può valere una stagione. In campo, invece, il ritmo è ben diverso. Giocano quelli che lunedì sera sono subentrati nella ripresa e quelli che sono rimasti fuori. Compreso Alessio Cerci, apparso pienamente recuperato dopo i fastidi al ginocchio che lo hanno tenuto fuori dalla lista dei convocati per la Roma e autore di un gran gol con sinistro sotto la traversa che ha strappato l’applauso dei presenti. Un’arma in più per Gasperini, che si ritrova così l’attacco al completo. Compreso Cerci, punto fermo della squadra tra febbraio e marzo con quattro gol, tre dei quali decisivi su rigore con Udinese e Torino. Saltato il Frosinone per infortunio, ha poi giocato solo il primo tempo con il Carpi, divorandosi il gol del 2-0. In totale, nelle ultime partite, tre panchine e due volte out. Cerci c’è ma la pole in attacco, al fianco di Pavoletti, è tutta di Suso. Apparso completamente trasformato nelle ultime settimane, un giocatore diversissimo rispetto a quello arrivato dal Milan a gennaio. Altro esempio della grande forza rigenerativa rossoblù. L’anno scorso Niang, quest’anno Suso. Preziosi ha un’opzione morale con Galliani per il rinnovo del prestito, con diritto di riscatto da 10 milioni da fissare per la prossima stagione. Non è così scontato, però, che il Milan lasci ancora a Genova lo spagnolo, che in un anno e mezzo rossonero aveva collezionato una manciata di presenze e invece in sei mesi genoani ha saltato appena due gare, giocando per il resto sempre. Molto dipenderà anche dalla volontà dello spagnolo, che è molto ambizioso e a gennaio non aveva voluto i 18 mesi di prestito ma adesso potrebbe essersi ricreduto.«L’ho sempre detto, qui mi trovo bene, è la verità. Coi compagni mi sono trovato sempre bene e sono in un grande club Quattro gol come Cerci, tre dei quali al Frosinone in una gara decisiva per la salvezza anticipata. E con la Roma è stato trascinatore per tutto il primo tempo e buona parte della ripresa, sgusciante e pronto al rientro in difesa per dare una mano. All’uscita dal campo, gli applausi di tutto il Ferraris. «Un’altra partita molto difficile. Grande lavoro di squadra e ora dobbiamo pensare alla battaglia di domenica. Derby Time», ha scritto dopo la gara con la Roma, dove è stato il giocatore rossoblù, insieme a Pavoletti, ad avere più occasioni da gol (3). Aria di battaglia, con vista derby. Difficile, per Gasperini, a questo punto prescindere da Suso. Che è stato il primo acquisto della sessione invernale, prestito secco con ingaggio superiore al milione tutto a carico del Milan. Ancora due partite e poi sarà tempo di valutazioni e decisioni da prendere. Per Suso, intanto, c’è l’occasione di mettere il proprio sigillo su un derby, lui che pur essendo giovanissimo ha già vissuto quello di Liverpool, le sfide dei Reds con l’Everton. Spagnolo in Inghilterra, ora nello stadio più inglese d’Italia. Intanto il presidente del Coni, Malagò, “assolve” Perin: «Ha sbagliato, questo è sicuro, ma da quanto ho capito si è subito reso conto dell’errore e ha chiesto scusa».