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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

SE IN EUROPA I CREDITI SONO PIÙ «VIGILATI» DEI DERIVATI

Si parla spesso di rischi bancari e quando se ne parla si pensa immediatamente al rischio più affine all’attività tipica di ogni istituto che è quello di credito. Se presti dei soldi a debitori che si rivelano nel tempo insolventi , ecco che il rischio si materializza sotto forma di sofferenze. Ne sanno qualcosa le banche italiane che, complice la pesante e lunga recessione con annessi fallimenti di imprese, hanno cumulato la bellezza di 200 miliardi di sofferenze lorde costate 120 miliardi di accantonamenti a bilancio negli anni della crisi. Il legame con l’economia reale (e il suo stato di salute) è meno invasivo per le grandi banche d’affari del Nord Europa. Meno crediti in proporzione sugli attivi di bilancio e economie che hanno maggiormente retto il colpo. Ma ognuno ha i suoi spettri. Se per le banche del Sud Europa si chiama rischio di credito, per i colossi tedeschi, francesi e inglesi si chiama rischio di mercato e rischio legale. Si sottostimano sempre: in primis perché i mercati post crisi hanno solo corso verso l’alto. In secondo luogo perché le perdite eventuali dal trading finanziario appaiono meno rilevanti di quelle indotte dalle sofferenze. Non è così come dimostrano i bilanci di molte banche inglesi, delle svizzere e delle tedesche. Le maxi-perdite che affiorano con frequenza sono dovute o a svalutazioni di asset o ai maxi-risarcimenti per le cause legali che hanno riguardato in tempi diversi quasi tutte le grandi investment bank. Come ricorda Moodys’ in un rapporto, le prime 5 grandi banche inglesi (Hsbc; Lloyds; Barclays; Rbs e Santander Uk) hanno dovuto mettere a bilancio l’anno scorso oneri (perdite) per le molteplici cause e contenziosi legali che le vedono coinvolte per ben 15 miliardi di sterline, il 40% in più di quanto spesato nel 2014. E solo tra il 2011-2015 queste perdite ammontano a ben 55 miliardi di sterline. E come non ricordare che il costo per le litigation ha impattato sulle recenti perdite record di Credit Suisse o di Deutche Bank. Come pensare che non esista un rischio operativo rilevante viste le dimensioni delle perdite? Eppure a fronte di ciò la Vigilanza della Bce sembra piuttosto blanda se non indolente. Lo rileva l’economista Angelo Baglioni in un articolo pubblicato su LaVoce.info che ha analizzato l’attività della Vigilanza dai dati dell’ultimo rapporto annuale della Bce. Ebbene Baglioni rivela che su 250 ispezioni condotte nel 2015, solo 13 (il 5%) hanno riguardato il rischio di mercato, mentre ben 62 hanno riguardato il rischio credito. Su 127 controlli sui modelli interni delle banche, solo 12 erano sui rischi di mercato e solo 5 hanno interessato il rischio di controparte (tipico dei contratti derivati). A vederla così pare che l’occhiuta Vigilanza europea sottostimi pesantemente i rischi delle banche del Nord Europa. Quando però due terzi dei bilanci miliardari dei colossi nordici sono fatti di titoli (in molti casi illiquidi) e derivati forse un occhio di riguardo in più non guasterebbe.
Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 5/5/2016