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 2016  maggio 05 Giovedì calendario

Chi è contrario e chi favorevole al trattato transatlantico per la libertà di scambio

Al centro del recente incontro fra Obama e Merkel c’è stato il trattato di libero scambio sui commerci, il Ttip, fra Usa e Ue. Non si capisce perché i vertici insistano su questo argomento, quando i rispettivi cittadini sono nettamente contrari. Il Corriere ha riportato che solo il 15% degli americani e il 17% dei tedeschi sono a favore del nuovo accordo di libero scambio. E, allora, perché insistere, quando l’argomento è così impopolare?
Arturo Passalacqua
arturo.passalacqua@hotmail.it

Secondo i sondaggi, tedeschi e americani in gran maggioranza sono contrari all’accordo commerciale Usa-Ue. Per quali motivi?
Severo Ferrari
severo ferrari@alice.it

Cari lettori,
La situazione non è molto diversa da quella che negli ultimi decenni ha accompagnato tutti i dibattiti sulla globalizzazione e tutti i negoziati per la creazione di grandi zone di libero scambio o mercati unificati in Europa, in America del Nord e nel Pacifico. Le sinistre radicali si preparano a scendere in piazza contro fenomeni che sono, ai loro occhi, altrettanti trionfi della logica capitalista contro le politiche sociali dei singoli Stati. I Verdi difendono l’ambiente contro il rischio della libera importazione di organismi geneticamente modificati. Ma le opposizioni organizzate sono anche presenti nelle società nazionali là dove interessi particolari si battono per non essere travolti dalla liberalizzazione degli scambi. Esiste un fronte destra-sinistra che è contrario all’accordo e fa sentire la sua voce.
Barack Obama vuole aggiungere il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership, partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti) alla lista delle cose fatte durante il suo doppio mandato presidenziale, fra cui un analogo accordo per il Pacifico concluso nell’ottobre del 2015. Ma il Financial Times del 26 aprile ricordava l’esistenza di leggi americane che obbligano il governo ad anteporre ditte nazionali a ditte straniere per la fornitura di particolari servizi. Le leggi risalgono al 1933 e furono adottate dalla presidenza di Roosevelt in una fase, dopo la grande crisi del 1929, in cui tutti gli Stati stavano diventando protezionisti. Ma sono ancora valide e possono essere abolite soltanto con la collaborazione di un Congresso che, in questo momento, è prevalentemente isolazionista; come sono isolazionisti, del resto, due candidati alle elezioni presidenziali, Donald Trump e Bernie Sanders.
Non meno difficili, probabilmente, saranno i negoziati sulle politiche agricole, sui servizi finanziari e sulle corti di giustizia autorizzate a dirimere i casi controversi. Gli euroscettici italiani, francesi, tedeschi e spagnoli dovrebbero rallegrarsi dell’esistenza a Bruxelles di qualcuno che rappresenta l’intera Europa e può mettere sul piatto della bilancia tutto il suo peso. Senza la Commissione correremmo il rischio di fare la fine dei Curiazi di fronte all’Orazio americano.