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 2009  ottobre 12 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Del tutto inatteso, si è svolto ieri il congresso del Partito democra­tico…

Come, “inatteso”? Se era con­vocato da un pezzo?
Seneca dice: «Niente arriva co­sì inaspettatamente come la vecchiaia», della cui venuta, tuttavia, ognuno di noi è ben conscio. Allo stesso modo: del congresso democratico s’è tan­to parlato, ma con l’aria che si trattasse di un evento lontano, forse addirittura non troppo probabile. E invece… D’altra parte non si deve neanche chia­marlo congresso. La parola giu­sta è ”convenzione”, perché an­che quelli del Pd, in definitiva, non sapevano bene come ma­neggiare questo oggetto miste­rioso. L’assemblea dei delegati – mille persone riunite all’hotel Marriot di Roma – ha ascoltato tre soli interventi. Quelli dei tre candidati al posto di segre­tario, vale a dire, come si sa, Bersani, Franceschini e Mari­no. All’inizio un messaggio di Prodi, che non s’è fatto vedere e ha esortato a svegliare il Pae­se. Niente prediche dei big, niente D’Alema, niente Fassi­no, niente Franco Marini. Vel­troni non è neanche venuto, ha lasciato un biglietto d’auguri ed è andato da Fazio in tv a par­lare del suo romanzo. Dopo po­che ore era tutto finito.

Se le cose stanno così, che si sono riuniti a fare?
Bisognava certificare che i tre candidati alla segreteria erano quelli e solo quelli. Per far que­sto, nei mesi scorsi si sono svol­ti settemila mini-congressi che hanno coinvolto più o meno mezzo milione di iscritti ed elet­to i mille delegati. Esiste una classifica dei tre candidati: Ber­sani ha avuto il 55,1% dei con­sensi, Franceschini, che è il se­gretario in carica, il 36,9, e Ma­rino – Ignazio Marino, medico chirurgo di fama – il 7.9%. Que­ste percentuali dicono e non di­cono. Il segretario infatti usci­rà dalle primarie che si terran­no il 25 ottobre e in cui voteran­no non solo gli iscritti, ma an­che i simpatizzanti. Qui potreb­be avvenire il ribaltone. E cioè Franceschini, nettamente per­dente in questa specie di primo turno, potrebbe far leva sulle parrocchie democratiche, sem­pre ben radicate nel territorio, e far fuori Bersani. Sarebbe un risultato clamoroso. Quando dico ”parrocchie” intendo pro­prio le parrocchie, cioè la Chie­sa. Non dimentichiamoci che il Pd è il risultato della fusione tra i vecchi democratici di sini­stra (o Ds) - ultimo residuo del vecchio Partito comunista - e la cosiddetta Margherita, la pro­paggine estrema della Dc, per lo meno della Dc che accoglie­va i cattolici di sinistra (l’altra Dc è più o meno finita con Ber­lusconi). La Chiesa tifa per Franceschini, anche se non lo dice, e teme moltissimo Mari­no, che era contrario all’accani­mento con cui si tenne in vita Eluana Englaro. Anche nel di­scorso di ieri Marino ha insisti­to sulla ”laicità” del partito, un termine che, nel resto dello schieramento politico, senza di­stinzioni tra centro-destra e centro-sinistra, fa venire l’orti­caria a tutti.

Quindi stavolta saranno prima­rie vere?
E già. E questo è l’aspetto dav­vero interessante della faccen­da. Non solo: lo strano statuto del Pd - che era stato pensato da Veltroni in funzione del fa­moso ”partito liquido”, cioè partito non rigido, giovane, aperto, e compagnia bella – prevede che se nessuno rag­giunge il 50% dei voti più uno alle primarie di iscritti e simpa­tizzanti, tornino in campo i mil­le delegati scelti dagli iscritti (cioè quelli di ieri) e scelgano loro tra i primi due. Si vede su­bito che in questo caso per Ber­sani è fatta. Quindi in questo match è come se si fossero tira­ti i rigori prima della partita, e una delle due squadre, quella cioè che ne ha segnati di più, potesse giocare per il pareggio.

Che differenza c’è fra Bersani, Franceschini e Marino?
Nei prossimi giorni sentirà tut­ti e tre fare a gara su chi è più antiberlusconiano, perché i simpatizzanti sono uniti soprat­tutto dall’odio per il Cavaliere e faranno ai candidati l’esame del sangue su questo. Per il re­sto: di Marino ho già detto e per gli altri due è soprattutto una questione di alleanze. Ber­sani, che sarebbe il candidato della parte diessina del partito, vuole tirar dalla sua Casini e l’Udc, cioè spingere il Pd verso il centro. Franceschini, che do­vrebbe essere il candidato del­l’ala cattolica, vorrebbe riapri­re a sinistra, cioè rimettersi con Bertinotti o i suoi successori, Diliberto, i Verdi e insomma quella costellazione lì. Strano, no?

I big come si sono schierati?
D’Alema, Epifani, Livia Turco, la Finocchiaro, Reichlin, Filip­po Penati, Nicola Zingaretti, l’ex udc Marco Follini stanno con Bersani. Veltroni, Fassino, Cofferati, Rutelli (che però è in odore di mollare tutto e farsi un partito suo), Morando, la Serracchiani con Franceschini. Bettini, il sindaco di Genova Marta Vincenzi, Beppino Engla­ro, Pietro Ichino, Paola Concia con Marino. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/10/2009]

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