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 2009  ottobre 12 Lunedì calendario

Banche Usa, fallimento numero 100 va in crisi il risparmio di provincia- Ogni venerdì una campana a morto per gli istituti di credito americani: ora tocca ai piccoli DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - La Banca di Spring Grove, Minnesota, aveva beni per 56,3 milioni di dollari e depositi per 52,4 milioni

Banche Usa, fallimento numero 100 va in crisi il risparmio di provincia- Ogni venerdì una campana a morto per gli istituti di credito americani: ora tocca ai piccoli DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK - La Banca di Spring Grove, Minnesota, aveva beni per 56,3 milioni di dollari e depositi per 52,4 milioni. Come poteva garantire i suoi clienti? Chiusa. La Banca Warren, una piccola istituzione gloriosa nel Michigan, aveva beni per 538 milioni di dollari e depositi per 501 milioni. Chiusa. La Southern Colorado National Bank di Pueblo, Colorado, aveva beni per 39,5 milioni di dollari e depositi per 31,9 milioni. Chiusa. Una dopo l´altra, le piccole banche d´America cadono come birilli. Quest´anno siamo già a quota 98: un record nell´ultimo ventennio. E questa settimana, prepariamoci: si tocca quota cento. La centesima banca fallita. Un disastro, un´ecatombe. Ogni venerdì è come una campana a morte. Con ineluttabilità notarile, la Federal Deposit Insurance Corporation registra l´ultimo caduto. In Florida, l´ex Stato del Sole, l´unico che fino a quest´anno poteva vantare il segno più davanti a tutto, dalla crescita economica a quella demografica, le vittime sono 6. In California, l´ex Golden State travolto dal deficit nazionale, lo stato in cui Amadeo Peter Giannini, un secolo fa, aprì quella Banca d´Italia che sarebbe diventata Bank of America, i caduti sono 9. Strage nello Stato di Barack Obama: 16 caduti in Illinois. Strage nella terra della Coca Cola, dell´Ups, della Delta Airlines: 19 i caduti in Georgia. Dice al "New York Times" Sheila C. Bair, che ha l´ingrato compito di presiedere la Fdic, che in questo momento è un po´ come vestire i panni neri del becchino: «Nel breve termine, il fallimento di una banca può essere doloroso, ma un istituto che è sull´orlo del collasso non è una cosa buona per l´economia». Certo che non è una cosa buona. Ma nel lungo termine, come diceva John Maynard Keynes, che di Grande Recessione se ne intendeva, siamo tutti morti. D´altronde la centesima banca che cade non è una buona notizia neppure per i becchini. L´istituzione che fu creata proprio nel 1933, dopo il Grande Crollo, per sostenere le migliaia di banche a rischio fallimento, ora ha già lanciato l´allarme: tra poco non ci sarà più un dollaro. Rimpolpate con 50 miliardi appena due anni fa, le casse sono già in rosso. E questo è solo l´inizio. E´ l´altra faccia della "ripresa". Salvati dai bailout, soccorsi dal denaro federale che a poco a poco stanno cominciando a restituire, i grandi colossi come Goldman Sachs e JpMorgan cominciano a rivedere il sole. Per i piccoli, però, non c´è pace. Anzi. Ricordate come tutto cominciò ad andare a rotoli? I mutui-spazzatura concessi dalle grande banche. Abbagliati dal denaro facile anche i piccoli si lanciarono nei mega-prestiti: edilizia residenziale e soprattutto commerciale. La fossa se la sono scavati da soli. Ma adesso, come piccole erano le banche, sono i piccoli consumatori a farne le spese. «La gente si aspetta che possa fallire un´azienda, mica una banca», dice James R. Foust, il sindaco di Warren, che si è visto chiudere la banca cittadina (ora acquisita dalla Huntington) mentre le sue140mila anime operaie già piangevano la chiusura temporanea di General Motors e Chrysler. Gli esperti dicono che la moria non è finita. Ma se nei posti che contano qualcuno osserva la strage con un certo distacco. Perché al di là della disgrazia dei singoli neppure un´ecatombe delle piccole banche - controllano soltanto il 15% - minerebbe l´intero mercato. Il paradosso è che per sfuggire ai pescecani di Wall Street i poveri cristi avevano dato fiducia alla banca sotto casa. Ora i grandi si riprenderanno tutto. Tra una campana a morto e l´altra.