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 2009  ottobre 12 Lunedì calendario

Bocciatura del Lodo Alfano

• La settimana è stata dominata dalla bocciatura del Lodo Alfano, che la Consulta ha ritenuto del tutto contrario alla nostra Carta: lede il principio di uguaglianza (articolo 3) e andava fatto con la procedura prevista per le leggi costituzionali (articolo 138). Si ricorderà che il Lodo sospendeva qualunque iniziativa giudiziaria che riguardasse le prime quattro cariche dello Stato ed era stato varato in fretta e furia l’anno scorso per arginare gli effetti della sentenza Mills, che avrebbe molto probabilmente portato alla condanna del presidente del Consiglio per corruzione. La bocciatura del Lodo da parte della Corte costituzionale lascia perciò il Cavaliere inerme davanti ai giudici e per ora ci sono due processi pendenti, quello per la corruzione di Mills e quello relativo al mercato dei diritti televisivi (vedi più avanti). Quando gli è arrivata la notizia, perciò, Berlusconi si è scatenato. Prima contro la Corte costituzionale, in cui «undici giudici sono di sinistra», poi contro Napolitano, reo di non aver orientato «nel modo giusto» l’alta corte: «Il capo dello Stato sapete voi da che parte sta. Abbiamo giudici della Corte costituzionale eletti da tre capi dello Stato di sinistra (sarebbero Scalfaro, Ciampi e Napolitano- ndr), che fanno della Corte non un organo di garanzia ma politico». Il Quirinale ha subito replicato: «Tutti sanno da che parte sta il presidente della Repubblica. Sta dalla parte della Costituzione, esercitando le sue funzioni con assoluta imparzialità e in uno spirito di leale collaborazione istituzionale». A queste parole Berlusconi ha risposto: «Quello che dice Napolitano non mi interessa». Anche se nei giorni successivi gli attacchi del presidente del Consiglio al capo dello Stato sono cessati, la frattura istituzionale non è affatto ricomposta, al punto che l’assenza del presidente della Repubblica ai funerali di Messina (le vittime dell’alluvione si stanno ancora contando e potrebbero essere addirittura 36) è stata interpretata da Vittorio Feltri come uno sgarbo al capo del governo, a cui Napolitano non vorrebbe a questo punto stringere la mano. [Giorgio Dell’Arti]