Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 12 Lunedì calendario

Cinesi, indiani, brasiliani piccoli borghesi crescono- L´informatico cinese. Il negoziante indiano

Cinesi, indiani, brasiliani piccoli borghesi crescono- L´informatico cinese. Il negoziante indiano. L´idraulico filippino. Il piazzista brasiliano. Li abbiamo maledetti fino a ieri, quando il prezzo del pane e della benzina ci esplodeva in mano. Li dovremo, probabilmente, ringraziare domani. Perché sono loro – i consumatori dei grandi paesi emergenti – la leva che può farci uscire dalla più grave recessione degli ultimi 70 anni. In Cina, in India, in Brasile, in Indonesia, in Egitto, in Messico, nelle Filippine, il numero degli ex poveri si sta gonfiando rapidamente: da qui al 2020, calcolano alla Brookings Institution, la popolazione globale aumenterà di 1 miliardo di persone, ma quelli che possiamo definire classe media cresceranno di quasi 2 miliardi, perché raddoppieranno nei paesi emergenti. Prima della crisi, non ne eravamo troppo contenti. Classe media vuol dire consumi da classe media: il fatto che, nel giro di pochi anni, i cinesi avessero raddoppiato i consumi di carne, era ottimo per i cinesi, meno per noi. Dagli informatici agli artigiani ai negozianti: nei Paesi emergenti la middle class è destinata a raddoppiare di qui al 2020 E mai come ora il destino dell´economia è riposto nelle sue mani, anzi nei suoi portafogli La ripresa mondiale dipende dal potere di acquisto dei nuovi ceti I consumi-boom in Cina e India, prima visti con timore, ora diventano un´ottima notizia Lezioni di piano per 30 milioni di bambini cinesi. In Brasile record di liposuzioni Fra il 2007 e il 2008, infatti, il prezzo mondiale del latte è cresciuto del 30 per cento, quello del grano e della soia dell´ 80-90 per cento, il petrolio è arrivato a 147 dollari al barile. In larga misura per la valanga di nuova domanda che arrivava dai paesi emergenti. Oggi, in piena recessione, il boom di queste nuove classi medie è un´ottima notizia. Alla Goldman Sachs dicono che, nell´orizzonte prevedibile, quella larga fetta della popolazione dei paesi emergenti, né troppo ricca, né troppo povera, muoverà il 57 per cento del prodotto mondiale, contro il 31 per cento attuale (cifre a parità di potere d´acquisto, che è quello che, qui, conta: in dollari, oggi, siamo solo al 15 per cento). Possiamo solo sperare che lo facciano davvero. Perché noi non possiamo più spendere. L´ascesa delle classi medie nell´ex Terzo Mondo è simmetrica al declino delle classi medie in Occidente. Ormai, tutti dicono che la crisi attuale è il risultato del collasso del consumatore americano, travolto dai debiti. Per anni, il motore dell´economia mondiali sono state le importazioni di beni di consumo negli Usa. Ma gli americani compravano a credito, perché i loro redditi erano fermi. Branko Milanovic, della World Bank, nota che, negli ultimi venti anni, il salario americano, al netto dell´inflazione, non si è mosso: metà degli incrementi di reddito, fra il 1976 e il 2006, sono stati intascati dal 5 per cento più ricco. Con la recessione che vieta ogni sogno di aumento in busta paga e la necessità di rientrare dai debiti, gli americani hanno fatto l´unica cosa possibile: hanno tagliato i consumi e si sono messi a risparmiare. Qualcuno si è messo a fare il conto: con l´aumento dei risparmi delle famiglie americane e la parallela diminuzione dei loro consumi, mancano all´appello della domanda mondiale 400 miliardi di dollari, che, prima, spendevano i cittadini Usa. Chi li mette? Difficile che vengano dal resto dell´Occidente. In Italia, dice la Banca d´Italia, nell´arco degli ultimi 15 anni, il salario medio del lavoratore dipendente è cresciuto in tutto, al netto dell´inflazione, del 3,3 per cento. L´unico motivo, secondo Via Nazionale, per cui non si può parlare, nel nostro paese, di assottigliamento delle classi medie è che c´è stato un vasto travaso al loro interno, fra lavoratori dipendenti e autonomi. Complessivamente, infatti, il reddito disponibile è cresciuto, sempre senza considerare l´inflazione, dell´1,2 per cento l´anno: ma del 2,6 per cento l´anno per gli autonomi, dell´1,5 per cento per i dirigenti, dell´1,6 per cento per i pensionati, dello 0,6 per cento per gli operai, dello 0,3 per cento per impiegati e quadri. E, anche senza contare il reddito, queste classi medie, nelle parole della Banca d´Italia, si sentono più «vulnerabili» di fronte alla crisi. Un quarto delle famiglie italiane ricava il suo reddito, totalmente o parzialmente, da lavori precari. Il 40 per cento non dispone, in caso di emergenza, di risorse liquide sufficienti a tenerle sopra la soglia di povertà. La situazione è migliore in altri paesi europei, ma la recessione frena anche loro. Rimane il Resto del Mondo. Per uscire dalla crisi, sostiene la World Bank, «occorre un nuovo motore di crescita della domanda privata e un probabile candidato è il potenziale di consumo ancora largamente non sfruttato delle classi medie in rapida espansione nei grandi paesi emergenti». In altre parole, se il ristagno americano ed europeo impedisce di esportare in Occidente, Cina, India e gli altri dovranno stimolare la domanda interna, alimentare la crescita delle loro classi medie. Ma chi sono queste classi medie? Scordatevi l´informatico cinese che compra la Bmw. Immaginate, invece, un negozio a Gulbarga, nel Karnataka, India centrale. Lo hanno raccontato Abhijit Banerjee e Esther Duflo, due economisti del Mit. Il negozio è un angolo della casa in cui abitano i proprietari. Tutto è in vasi di plastica: uno contiene snacks, tre espongono dolci, 2 ceci, più 20 bustine da tè e tre pacchi di detersivo. In tutto, 22 prodotti in offerta. In due ore, arrivano due clienti: uno acquista una scatola d´incenso, l´altro una solitaria sigaretta. Reddito del negozio: fra i 2 e i 4 dollari al giorno. E´ qui che si sostituisce il consumatore americano e si salva il mondo dalla recessione? La risposta è sì. Semplicemente non ci sono (ancora) abbastanza informatici cinesi per fare massa. Per far girare l´economia mondiale occorre l´esercito dei negozianti di Gulbarga. Gli esperti individuano, infatti, due classi medie nei paesi emergenti. Se è vero che classe media è, anzitutto, uno stato d´animo, le differenze psicologiche possono essere modeste. Ma, qui, ci interessano i soldi. La prima classe media, con un reddito compreso fra la media brasiliana (12 dollari al giorno) e quella italiana (50 dollari) è uguale per aspirazioni, velleità, desideri, possibilità a quella del mondo sviluppato. Cresce in misura massiccia e rapida: 70 milioni di persone in più ogni anno, secondo Goldman Sachs, 20 anche escludendo Cina e India. Ma sono ancora troppo poche. In India, fra il 1995 e il 2005 questa fascia è passata dal 2 al 5 per cento della popolazione. Contemporaneamente, però, chi dispone di un reddito fra i 6 e 12 dollari al giorno è passato dal 18 al 41 per cento degli indiani. Secondo Martin Ravallion, della World Bank, fra il 1990 e il 2005 le persone con un reddito, a parità di potere d´acquisto, fra i 2 e i 13 dollari al giorno, sono passate da 1,4 miliardi a 2,6 miliardi: erano un terzo della popolazione dei paesi emergenti, oggi sono la metà. In India sono aumentate da 147 a 264 milioni. In Cina da 174 a 806 milioni. Questi sono i numeri che possono fare la differenza. Ma bastano poco più di 2 dollari al giorno (la soglia di povertà) per pensare a consumi regolari e crescenti: auto, frigoriferi, telefonini? Nel 2008, sono state vendute più macchine nei paesi emergenti che in America. Nel 2007, c´erano più cellulari in India che negli Usa. E, in Cina, erano il doppio. Trenta milioni di bambini cinesi, ha riferito l´Economist, stanno imparando a suonare il piano. Il Brasile è primo al mondo per numero di liposuzioni, al secondo posto per interventi di chirurgia plastica, al quarto per quantità di palestre. In realtà, mentre la prima classe media (quella fra i 12 e i 50 dollari al giorno) può essere definita come la «classe media globale», la seconda (fra i 2 e i 12 dollari) è «classe media nazionale», secondo i parametri di reddito di quei paesi. Il punto, più che le cifre precise di reddito, è superare quella che Diane Farrell (alla McKinsey, prima di approdare nello staff di Obama) individua come la soglia della classe media: avere ancora un terzo del reddito a disposizione, dopo aver soddisfatto i bisogni fondamentali, in materia di tetto e cibo. A quel punto si può cominciare a comprare ciò che si desidera, magari partendo dai giocattoli e dai gadget elettronici che, fino a ieri, venivano esportati in Occidente. E continuando con l´importazione di quel che ha da offrire l´Occidente. Se lo sviluppo economico ci tornerà dai paesi emergenti, comunque, la sconteremo. Passata la recessione, riprenderà la corsa delle materie prime (dal petrolio ai metalli) e dei prodotti alimentari. Altre cose costeranno di più, per la concorrenza dei compratori dell´ex Terzo Mondo. Altre meno, magari perché anche noi ci troveremo a correre per acquistare la Nano, l´auto indiana meno cara del mondo, a 2.500 dollari l´una. Del resto, è già mutata la percezione dei rapporti di forza nel mondo: il passaggio della leadership globale dal G8 al G20 non è stato solo un grazioso omaggio della diplomazia. Goldman Sachs ci avverte: nel 2050, in un ipotetico vertice dei Sette Grandi dell´economia mondiale, ci sarà solo un paese – gli Usa – dell´attuale G7. Gli altri? Cina, India, Brasile, Russia, Indonesia, Messico.