La Gazzetta dello Sport, 12 ottobre 2009
Del tutto inatteso, si è svolto ieri il congresso del Partito democratico…• Come, “inatteso”? Se era convocato da un pezzo?Seneca dice: «Niente arriva così inaspettatamente come la vecchiaia», della cui venuta, tuttavia, ognuno di noi è ben conscio
Del tutto inatteso, si è svolto ieri il congresso del Partito democratico…
• Come, “inatteso”? Se era convocato da un pezzo?
Seneca dice: «Niente arriva così inaspettatamente come la vecchiaia», della cui venuta, tuttavia, ognuno di noi è ben conscio. Allo stesso modo: del congresso democratico s’è tanto parlato, ma con l’aria che si trattasse di un evento lontano, forse addirittura non troppo probabile. E invece… D’altra parte non si deve neanche chiamarlo congresso. La parola giusta è ”convenzione”, perché anche quelli del Pd, in definitiva, non sapevano bene come maneggiare questo oggetto misterioso. L’assemblea dei delegati – mille persone riunite all’hotel Marriot di Roma – ha ascoltato tre soli interventi. Quelli dei tre candidati al posto di segretario, vale a dire, come si sa, Bersani, Franceschini e Marino. All’inizio un messaggio di Prodi, che non s’è fatto vedere e ha esortato a svegliare il Paese. Niente prediche dei big, niente D’Alema, niente Fassino, niente Franco Marini. Veltroni non è neanche venuto, ha lasciato un biglietto d’auguri ed è andato da Fazio in tv a parlare del suo romanzo. Dopo poche ore era tutto finito.
• Se le cose stanno così, che si sono riuniti a fare?
Bisognava certificare che i tre candidati alla segreteria erano quelli e solo quelli. Per far questo, nei mesi scorsi si sono svolti settemila mini-congressi che hanno coinvolto più o meno mezzo milione di iscritti ed eletto i mille delegati. Esiste una classifica dei tre candidati: Bersani ha avuto il 55,1% dei consensi, Franceschini, che è il segretario in carica, il 36,9, e Marino – Ignazio Marino, medico chirurgo di fama – il 7.9%. Queste percentuali dicono e non dicono. Il segretario infatti uscirà dalle primarie che si terranno il 25 ottobre e in cui voteranno non solo gli iscritti, ma anche i simpatizzanti. Qui potrebbe avvenire il ribaltone. E cioè Franceschini, nettamente perdente in questa specie di primo turno, potrebbe far leva sulle parrocchie democratiche, sempre ben radicate nel territorio, e far fuori Bersani. Sarebbe un risultato clamoroso. Quando dico ”parrocchie” intendo proprio le parrocchie, cioè la Chiesa. Non dimentichiamoci che il Pd è il risultato della fusione tra i vecchi democratici di sinistra (o Ds) - ultimo residuo del vecchio Partito comunista - e la cosiddetta Margherita, la propaggine estrema della Dc, per lo meno della Dc che accoglieva i cattolici di sinistra (l’altra Dc è più o meno finita con Berlusconi). La Chiesa tifa per Franceschini, anche se non lo dice, e teme moltissimo Marino, che era contrario all’accanimento con cui si tenne in vita Eluana Englaro. Anche nel discorso di ieri Marino ha insistito sulla ”laicità” del partito, un termine che, nel resto dello schieramento politico, senza distinzioni tra centro-destra e centro-sinistra, fa venire l’orticaria a tutti.
• Quindi stavolta saranno primarie vere?
E già. E questo è l’aspetto davvero interessante della faccenda. Non solo: lo strano statuto del Pd - che era stato pensato da Veltroni in funzione del famoso ”partito liquido”, cioè partito non rigido, giovane, aperto, e compagnia bella – prevede che se nessuno raggiunge il 50% dei voti più uno alle primarie di iscritti e simpatizzanti, tornino in campo i mille delegati scelti dagli iscritti (cioè quelli di ieri) e scelgano loro tra i primi due. Si vede subito che in questo caso per Bersani è fatta. Quindi in questo match è come se si fossero tirati i rigori prima della partita, e una delle due squadre, quella cioè che ne ha segnati di più, potesse giocare per il pareggio.
• Che differenza c’è fra Bersani, Franceschini e Marino?
Nei prossimi giorni sentirà tutti e tre fare a gara su chi è più antiberlusconiano, perché i simpatizzanti sono uniti soprattutto dall’odio per il Cavaliere e faranno ai candidati l’esame del sangue su questo. Per il resto: di Marino ho già detto e per gli altri due è soprattutto una questione di alleanze. Bersani, che sarebbe il candidato della parte diessina del partito, vuole tirar dalla sua Casini e l’Udc, cioè spingere il Pd verso il centro. Franceschini, che dovrebbe essere il candidato dell’ala cattolica, vorrebbe riaprire a sinistra, cioè rimettersi con Bertinotti o i suoi successori, Diliberto, i Verdi e insomma quella costellazione lì. Strano, no?
• I big come si sono schierati?
D’Alema, Epifani, Livia Turco, la Finocchiaro, Reichlin, Filippo Penati, Nicola Zingaretti, l’ex udc Marco Follini stanno con Bersani. Veltroni, Fassino, Cofferati, Rutelli (che però è in odore di mollare tutto e farsi un partito suo), Morando, la Serracchiani con Franceschini. Bettini, il sindaco di Genova Marta Vincenzi, Beppino Englaro, Pietro Ichino, Paola Concia con Marino. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/10/2009]