
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ma il caso Bankitalia nasconde una frattura tra Renzi e Gentiloni e chi avrà la meglio?

Forse Gentiloni e Renzi non vanno più d’accordo come prima. Il presidente del consiglio ha fatto capire che la mozione del Pd contro il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è stata presentata alla Camera pressoché a sua insaputa. Se il premier usasse certi termini, si potrebbe parlare di «agguato» o «tradimento». L’unica informata, secondo la ricostruzione che va per la maggiore, sarebbe stata Maria Elena Boschi, parte in causa quando si parla di banche problematiche, dato che suo padre è coinvolto nei guai di Banca Etruria.
• Fin dall’inizio avevamo pensato che Gentiloni, col suo procedere mesto, avrebbe potuto erodere simpatie al premier, giorno dopo giorno, centimetro dopo centimetro. Ho l’impressione che per Renzi Gentiloni sia allo stesso tempo la soluzione e anche il problema.
Ieri Renzi s’è fatto intervistare dal Quotidiano Nazionale e, naturalmente, sull’iter della mozione ha dato una versione del tutto diversa. «Il governo non era semplicemente informato: era d’accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare, prevedeva che il governo desse un parere. Che c’è stato ed è stato positivo. L’esecutivo è fatto di persone serie, non danno parere positivo senza sapere di cosa stiamo parlando». Giusto. Si tratta di capire se il governo è stato messo nelle condizioni di dare il suo parere cinque minuti o ventiquattr’ore prima. Che non potesse essere che positivo è ovvio: Renzi è il segretario del Pd, il premier sta lì perché ce l’ha messo lui, in qualche modo è obbligato a rispondere al partito. Il presidente del consiglio e il consiglio dei ministri sono ircocervi, una parte del loro corpo ha natura istituzionale e una parte del loro corpo ha natura politica. Gentiloni ha il problema di uscir vivo da questa dialettica. La sua risposta all’intervista di Renzi è esemplare per vis polemica contenuta: «Sulla Banca d’Italia le decisioni del presidente del consiglio saranno basate sulle prerogative a lui attribuite dalla legge ed ispirate esclusivamente al criterio di salvaguardia dell’autonomia dell’istituto».
• Visco sarà riconfermato o no?
Qualche dubbio c’è. La mozione di Renzi è stata approvata dalla Camera. La Camera è un’istituzione. Contro Visco stanno pure i grillini. Anche se il Parlamento non ha titolo per interferire (la scelta del governatore di Bankitalia è del presidente della Repubblica su proposta del governo, che recepisce indicazioni del direttorio della Banca d’Italia), come si può scegliere un governatore che sia sgradito alle due principali forze politiche? Infatti gira qualche nome alternativo e tra questi - oltre a interni della Banca, come Salvatore Rossi e Fabio Panetta - c’è anche quello dell’attuale ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Renzi ha comunque concluso la sua intervista dicendo: «Quanto all’autonomia del processo decisionale noi rispetteremo qualunque scelta verrà fatta dalle autorità preposte sul nome del prossimo governatore. Auspico che scelgano la persona migliore: se il governo riterrà che la persona migliore sia l’attuale governatore ne prenderemo atto. Ma il rispetto istituzionale non significa non chiedere chiarezza rispetto a ciò che è successo. Noi abbiamo la coscienza a posto, spero che tutti possano dire lo stesso».
• Che dicono le altre forze politiche?
Il M5S, che Visco non lo vuole (e lo dice da un pezzo), s’è adontato perché il governatore mercoledì sera ha consegnato privatamente al presidente della commissione bicamerale sulle banche, Pier Ferdinando Casini, quattromila pagine relative all’attività svolta dall’istituto su sette banche (Mps, le due venete, Etruria, Chieti, Ferrara e Marche). Secondo i grillini Visco s’è mosso in realtà per concordare le domande che la commissione dovrà fargli quando verrà il momento. Oppure per stipulare qualche altro accordo innominabile. Forza Italia sta col governatore. Brunetta ha detto che se Visco non fosse riconfermato, il governo e Mattarella dovrebbero lasciarlo al suo posto e affidare la scelta del successore al governo che uscirà dalle elezioni del prossimo anno. Gli antirenziani per definizione, naturalmente, si sono messi dalla parte di Visco. La Camusso, segretaria della Cgil, ha detto: «La gestione della crisi bancaria del nostro Paese non è certo solo responsabilità delle banche e dell’istituto di vigilanza».
• È vero?
I banchieri degli istituti marci - non si tratta solo dei sette citati sopra, c’è una quantità di piccole banche sull’orlo del fallimento - hanno resistito in ogni modo a ispezioni e sanzioni. I politici locali li hanno in genere fortemente aiutati, con la benedizione dei politici di Roma. Che il sistema degli amici degli amici non abbia smesso di funzionare quando l’istituto di vigilanza ha messo le mani sulle porcherie di questa gente, è persino ovvio. Le quattromila carte portate da Visco a Casini, se ci sarà il tempo di studiarle, potrebbero su questo dire parecchio.
• Lei punterebbe su Visco?
Io scommetterei sulla riconferma. Gentiloni, con la sua aria mite, deve essere un osso durissimo. E questa operazione non gli è piaciuta.
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