Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 20 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SMOG A TORINO E A MILANOIL NORD ITALIACORRIERE.ITAlta pressione su tutto lo Stivale, sole e temperature sopra i 26°

APPUNTI PER GAZZETTA - LO SMOG A TORINO E A MILANO

IL NORD ITALIA
CORRIERE.IT
Alta pressione su tutto lo Stivale, sole e temperature sopra i 26°. Ma anche l’allarme smog che diventa sempre più preoccupante, soprattutto al Nord e al Centro. È la strana «condanna», in effetti per nulla inaspettata, di questa «ottobrata» che ha regalato dalla Sicilia al Trentino un prolungamento della stagione estiva. Moltiplicando però la «pesantezza» delle poveri sottili che, senza essere spazzate via da pioggia e vento, restano a galleggiare nell’aria in quantitativi sempre maggiori. Mentre le previsioni meteo annunciano ancora bel tempo — perlomeno sino a mercoledì — il dossier di Legambiente sull’inquinamento atmosferico è impietoso. Sparse in quattro regioni - Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna - 24 città sono infatti «fuorilegge» per aver superato la soglia annuale di inquinamento dell’aria «consentito» dalla normativa: 35 giorni totali di sforamento di una media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili. A lanciare il nuovo allarme è Legambiente che nel report «L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo» - un’edizione straordinaria di «Mal’aria» - mette Torino (con 66 giorni di sforamento) in testa alla classifica delle città peggiori, seguita da Cremona (58), Padova (53) e Milano (50) dove da lunedì sono entrate in vigore il nuovo divieto d’ingresso nell’Area C anche per le auto Euro4 senza filtro anti-particolato. E dove il sindaco Sala si è rivolto alla citta: ««Faccio un appello a tutti a non accendere i riscaldamenti, visto che la temperatura è prevista ancora alta». A Torino invece il divieto ai diesel Euro 4 scatterà da domani (mercoledì).

La classifica

Tra le prime in classifica ci sono anche altre città oltre la soglia, come per esempio Frosinone con 52 sforamenti. Inoltre per alcune di queste città non è una sorpresa ritrovarsi oltre i limiti fissati: già da marzo alcune città» erano «ampiamente» oltre i 35 giorni consentiti; tra queste Torino, Alessandria, Asti, Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Venezia, Padova e Vicenza. «Per fronteggiare l’emergenza cronica dello smog, che risente sempre più dei cambiamenti climatici - dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni - servono interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che a livello locale e regionale. Il protocollo antismog, firmato a giugno, da un lato ha cercato di uniformare le strategie anti-inquinamento dei Piani regionali e dei provvedimenti d’urgenza dall’altro però da solo non basta; e non può riguardare solo le Regioni più inquinate del nord Italia. Per questo è importante che venga esteso anche alle altre Regioni della Penisola».

Caldo record a Milano, si prende il sole come d?estate Caldo record a Milano, si prende il sole come d?estate Caldo record a Milano, si prende il sole come d?estate PrevNext

60 mila morti in Europa

I dati raccontano come «in Italia a causa dell’aria inquinata ci siano oltre 60 mila morti ogni anno» per «l’esposizione a polveri sottili (PM 2,5), ossidi d’azoto (NO2) e ozono (O3)». Secondo Legambiente «la causa principale di questa emergenza è la carenza di interventi e misure concrete, con troppi ritardi da parte di Regioni e sindaci»; e ora «si cerca di correre ai ripari». Il report analizza anche alcune aree d’Europa, ricordando che per esempio in Inghilterra è stata annunciata la fine delle vendite del diesel nel 2040 e sono stati investiti 1 miliardo di sterline per la mobilità elettrica. E anche per gli «storici» taxi londinesi è stata pianificata l’elettrificazione nei prossimi due anni. Quello che servirebbe è «ripartire dai centri urbani». In questo senso, la presidente Muroni si rivolge «al governo, ai presidenti di Regione e ai molti sindaci», chiedendo di «abbandonare atteggiamenti lassisti e far diventare il tema della qualità dell’aria davvero una priorità», guardando a «interventi strutturali, politiche sostenibili e misure concrete».



REPUBBLICA.IT
ROMA - L’inquinamento è diventato la più grave minaccia per la salute. Nel 2015 ha causato 9 milioni di morti, un sesto del totale. E’ tre volte più dell’effetto combinato di Aids, tubercolosi e malaria; 15 volte più di tutte le guerre e delle altre forme di violenza. I numeri vengono dal rapporto preparato dalla Lancet Commission on Pollution & Health firmato dalla Global Alliance on Health and Pollution e dell’Icahn School of Medicine del Monte Sinai (New York).

Un prezzo molto alto non solo in termini di vite umane, ma anche dal punto di vista economico: le malattie legate all’inquinamento nei Paesi a reddito medio e basso si traducono in una riduzione annua del Pil che può arrivare al 2% e nei Paesi a reddito alto in un aggravio della spesa sanitaria dell’1,7%. Mentre le perdite di benessere derivanti dall’inquinamento sono stimate in 4,6 trilioni di dollari all’anno: il 6,2% della produzione economica mondiale. L’inquinamento atmosferico causa mezzo milione di morti l’anno in Europa Condividi   Tra i principali responsabili di questo quadro sanitario, anche per il legame sempre più stretto tra inquinamento e cambiamento climatico, figurano i combustibili fossili: il loro uso, sommato alla combustione della biomassa nei paesi a basso reddito, produce l’85% del particolato e una quota rilevante di altri inquinanti atmosferici.

LEGGI Roma, Sos smog davanti alle scuole: così gli alunni si intossicano

A fronte di questi dati allarmanti ci sono i vantaggi registrati grazie alle leggi di salvaguardia ambientale. I miglioramenti della qualità dell’aria negli Stati Uniti - testimonia lo studio - non solo hanno ridotto i decessi da malattie cardiovascolari e respiratorie, ma hanno anche prodotto 30 dollari di benefici per ogni dollaro investito dal 1970.

In assenza di interventi efficaci, al 2050 l’aggravarsi del caos climatico sommato alla progressiva urbanizzazione provocherà però un aumento del 50% dell’inquinamento. "Possiamo evitarlo perché ci sono strategie ben testate e a basso costo che permettono di mantenere l’inquinamento sotto controllo: dobbiamo smettere di avvelenare noi stessi", commenta il copresidente della Commissione, Richard Fuller.

"In particolare bisogna regolamentare l’uso di alcune sostanze chimiche particolarmente dannose, come i metalli pesanti e i distruttori endocrini che danneggiano l’apparato riproduttivo e il sistema neurologico. Purtroppo in Europa i progressi in questo campo vengono rallentati dall’azione delle lobby dei settori industriali coinvolti", aggiunge Roberto Bertollini, l’unico italiano presente nella Commissione.

Allarme smog, Fedez mostra la nebbia che avvolge il suo attico: il video dal suo terrazzo. «Milano è tornata Milano, dove non vedi a un metro dal tuo naso» dice il rapper nel video

CORRIERE.IT
«Fino “all’adozione di ulteriori provvedimenti” le autovetture private ad alimentazione diesel con classe emissiva inferiore ad euro 5, e i benzina, metano, gpl in classe euro 0, non potranno circolare in città dalle ore 8 alle ore 19 tutti i giorni, festivi compresi». Continua ad oltranza a Torino il blocco delle auto per l’emergenza ambientale legata allo smog (sul sito del Comune tutti i dettagli). La situazione nel capoluogo piemontese è la peggiore in Italia. Il Comune ha consigliato ai torinesi non solo di limitare l’attività fisica all’aperto, ma addirittura di evitare di aprire porte e finestre. Blocco del traffico a Milano e nelle altre città: quali veicoli possono circolare? Prev Next Lotta allo smog

Blocco a Torino

E poi c’è il blocco auto: capoluogo piemontese non possono circolare, dalle 8 alle 19, i veicoli diesel fino a Euro 4, ed è scontato che il divieto sabato verrà esteso anche agli Euro 5, dopo dieci giorni consecutivi di polveri sottili oltre i 50 microgrammi. «Le misure restrittive adottate in questi giorni - spiega l’assessore comunale all’Ambiente, Alberto Unia - rispondono in primo luogo alla necessità di tutelare la salute di tutti». Ma il Codacons protesta: «Siamo oramai all’assurdo con i cittadini sequestrati in casa e costretti a non aprire porte e finestre. A Torino come nelle altre città, specie nel nord Italia, - sostiene il presidente, Carlo Rienzi - i cittadini subiscono gli effetti di politiche ambientale sbagliate. Valuteremo le azioni legali da intraprendere contro il Comune di Torino». Altre città piemontesi, da Alessandria a Vercelli hanno emesso ordinanze di blocco al traffico. Divieti anche a Pavia, a Milano, in Emilia-Romagna. L’emergenza si estende anche al sud: i sindaci di Napoli e Avellino hanno firmato ordinanze di limitazione al traffico.

Inquinamento a Milano (e non solo): come proteggersi e limitare i danni alla salute Prev Next Come ci si può difendere dall’inquinamento?

A Milano

Anche in Lombardia negli ultimi nove giorni il livello di PM10 nell’aria, uno dei principali agenti inquinanti atmosferici, ha superato la soglia di 50 microgrammi per metro cubo: in particolare la media nella provincia di Milano è stata di 90 microgrammi al metro cubo. Questa concentrazione è favorita dalle alte temperature e dalla scarsità di piogge, assenti in modo rilevante a Milano da metà settembre. Da martedì in città e provincia è stato attivato il blocco delle auto di primo livello: vietata la circolazione dei veicoli diesel fino alla classe 4 - inclusa - dalle 8.30 alle 18.30 e dei veicoli per trasporto merci diesel fino alla classe 3 dalle 8.30 alle 12.30. Non solo: è obbligatorio ridurre di un grado la temperatura all’interno delle abitazioni. Ma se le concentrazioni di Pm10 non diminuiranno scatterà anche un blocco più restrittivo: sarà vietata la circolazione dei veicoli diesel fino alla classe 4 - inclusa - dalle 8.30 alle 18.30 e dei veicoli per trasporto merci diesel fino alla classe 3 dalle 8.30 alle 18.30, mentre gli euro 4 commerciali dovranno restare fermi dalle 8.30 alle 12.30. Non solo: ci sarà anche lo stop per stufe e caminetti che non siano ad alta prestazione: non inferiore alle quattro stelle.

14 MOSSE

Sergio Harari, direttore dell’Unità di Pneumologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano, dà qualche consiglio su come attrezzarsi quando l’aria che respiriamo è pessima, come succede in questi giorni in tutto il Nord Italia.

Come ci si può difendere dall’inquinamento?

«Bisogna cercare di evitare esposizioni prolungate all’aria aperta nelle ore di massima concentrazione dello smog - dice il professor Harari - : niente attività fisica quindi quando i livelli di inquinanti sono alti o nelle aree più malsane. È importante anche arieggiare gli ambienti domestici. Privilegiate l’uso di mezzi pubblici o la bicicletta e lasciate a casa l’auto. Niente camini o riscaldamento a legna (l’inquinamento da combustione di legna è tutt’altro che trascurabile). Anche lo smaltimento dei rifiuti produce inquinamento, effettuare una corretta raccolta differenziata è un contributo significativo alla sua riduzione».

Fa bene andare via dalle città più inquinate nei fine settimana?

«Non vi sono studi scientifici a proposito ma il buon senso suggerisce che, potendo, i weekend in aree meno inquinate riducano l’esposizione all’inquinamento e ne interrompano la perdurante azione tossica. Dovrebbero quindi avere un’azione benefica, ricordiamo però che anche gli spostamenti per trascorrere i fine settimana fuori città contribuiscono ad aumentare i livelli di smog».

Le mascherine e i filtri nasali sono utili?

«Molte delle mascherine che normalmente si vedono indossare nelle nostre città hanno un effetto molto limitato o nullo, tuttavia esistono maschere con maggiore capacità filtranti e maggiore efficacia: il problema per il loro utilizzo risiede nel peso che ne rende difficile il mantenimento per periodi prolungati o durante l’esercizio fisico. Gli studi sul reale effetto protettivo dell’uso di maschere filtranti negli ultimi anni sono comunque scarsissimi. Non esiste poi alcuna efficacia scientificamente provata dell’effetto dei filtri nasali; inoltre, dato che si respira anche dalla bocca, il loro uso isolato non ha significato».

Il singolo individuo può fare qualcosa per produrre meno smog?

«Può, ad esempio, usare meno l’auto, e soprattutto evitare di usarla per il trasporto di una sola persona. Può ricorrere al car pooling (più persone che condividono lo stesso percorso e decidono di utilizzare a turno una sola vettura) e al car sharing (parco macchine condiviso da più utenti), servizio normalmente fornito dai Comuni delle principali città italiane. Nell’utilizzo dell’auto è importante evitare velocità elevate ed accelerazioni e frenate inutili, controllare la pressioni dei pneumatici e, al momento della scelta dell’auto, privilegiare quelle meno inquinanti secondo il proprio utilizzo: ibride e benzina in città, diesel sui lunghi percorsi. Metano e gpl se vicini alla rete di distribuzione. Utilizzare il più possibile i mezzi pubblici, la bicicletta e muoversi a piedi, permette anche di ricavare un notevole beneficio in termini di salute fisica e mentale».

Cos’è l’inquinamento indoor?

«È l’inquinamento che si registra all’interno degli ambienti chiusi. Spesso, a causa della scarsa ventilazione, i livelli di alcuni inquinanti possono essere maggiori all’interno che all’esterno. Ad esempio, un recente studio ha valutato le correlazioni tra livelli di inquinamento nelle aule delle scuole di 5 diversi Paesi europei, tra i quali l’Italia, e l’incidenza di sintomi respiratori come tosse secca, rinite e respiro sibilante. Allo studio hanno partecipato 654 studenti, di età media 10 anni, 242 dei quali residenti in due città italiane, Udine e Siena. Gli altri Paesi coinvolti nell’indagine erano: Norvegia, Svezia, Danimarca e Francia».

(Fotogramma)

«I livelli più alti di inquinanti, PM10 e anidride carbonica, sono stati registrati in Italia, Francia e Danimarca. Le scuole del nostro Paese erano anche quelle con il minor ricambio d’aria, e i sintomi respiratori valutati erano particolarmente frequenti nella popolazione studentesca italiana: 13,2% dei ragazzi ha riportato episodi di respiro sibilante, 47,1% di tosse secca, 35,4% di rinite. I disturbi inoltre erano più frequenti nei ragazzi che a casa erano esposti al fumo passivo dei genitori. Il numero di episodi di tosse, respiro sibilante e rinite erano correlati ai livelli degli inquinanti e allo scarso ricambio d’aria. I livelli di inquinanti sono risultati sempre più alti nelle aule scolastiche che all’aria aperta».

Come si può ridurre l’inquinamento dentro casa?

«Tra le più importanti fonti di inquinamento indoor ricordiamo: fumo di tabacco, fornelli a gas (ossidi di azoto, monossido di carbonio), forni a legno e camini (PM10, monossido di carbonio, IPA, polveri), mobili e prodotti per la casa (VOC, formaldeide), riscaldamento a gas (ossidi di azoto, monossido di carbonio), riscaldamento a kerosene (ossidi di azoto, monossido di carbonio, ossidi di zolfo, polveri), condizionatori (muffe, funghi e batteri). Possiamo ridurre questa forma di inquinamento arieggiando molto gli ambienti domestici, evitando di utilizzare camini a legna, scegliendo vernici e smalti a basso contenuto di VOC e senza formaldeide. Il marchio Ecolabel della UE certifica prodotti a ridotto impatto ambientale».

Quanta aria filtrano i nostri polmoni e perché sono il primo organo bersaglio dell’inquinamento?

«In media i nostri polmoni filtrano circa 28.400 litri d’aria al giorno. Nel polmone di un adulto ci sono circa 300 milioni di alveoli polmonari (le cellette microscopiche che formano il tessuto polmonare e consentono lo scambio tra l’ossigeno presente nell’aria che respiriamo e il sangue). Si stima che la superficie degli alveoli abbia un’area totale di 70-80 metri quadri: la grandezza circa di un campo da tennis. Il sangue si diffonde lungo questa enorme superficie e, attraverso di essa, scambia i suoi gas. L’aria che inspiriamo ha come primo filtro proprio i polmoni che, come una spugna, trattengono le particelle contenute nello smog. Lì possono depositarsi, oppure, attraverso i capillari, diffondersi nel sangue e da qui essere trasportate ovunque nel nostro organismo».

Correre o fare sport in un parco o vicino a zone trafficate fa differenza?

«Ricercatori inglesi hanno valutato in 60 soggetti asmatici gli effetti di una passeggiata di due ore in Oxford Street, trafficata strada del centro di Londra con circolazione limitata ai taxi e agli autobus diesel, e di due ore di camminata costeggiando Hyde Park. Camminare in mezzo ai diesel causa un transitorio calo di funzionalità respiratoria, una specie di piccolo attacco asmatico, cosa che non avviene passeggiando in Hyde Park».

(Fotogramma)

«Un’altra ricerca, condotta da studiosi scozzesi e svedesi, ha valutato 20 soggetti cardiopatici sottoposti a sforzo fisico mentre respiravano aria filtrata e pulita e, successivamente, aria inquinata come quella normalmente presente in una città con importante traffico veicolare da combustibile diesel. Lo sforzo effettuato in condizione di smog induceva segni di sofferenza ischemica del cuore e determinava la liberazione nel sangue di sostanze che favoriscono la trombosi. Lo stesso sforzo nei medesimi soggetti effettuato in aria pulita non provocava invece modificazioni significative. È quindi molto verosimile che fare attività fisica vicino ad aree di particolare inquinamento sia da sconsigliare particolarmente a soggetti cardiopatici o già sofferenti di asma bronchiale».

Perché gli anziani sono più soggetti ai danni da inquinamento?

«I fattori per i quali sono più suscettibili ai danni causati dallo smog sono molti e complessi, talvolta con interazione tra loro. In primis, molto spesso gli anziani soffrono di malattie preesistenti che possono essere aggravate dall’inquinamento, è questo il caso delle malattie cardiovascolari e respiratorie. In secondo luogo, perché la capacità dell’organismo di un anziano di sopportare situazioni di stress fisico è minore, così come rispetto ai più giovani sono inferiori le riserve dell’organismo. Infine i meccanismi cellulari di adattamento sono meno efficienti che nella popolazione giovanile. Gli anziani sono poi spesso portatori di malattie croniche per cui possono bastare piccole variazioni dell’equilibrio esistente tra organismo e ambiente esterno per determinare scompensi anche gravi. È questo, ad esempio, il caso dei malati di insufficienza cardiaca cronica, nei quali è stato provato che le polveri sottili possono giocare un ruolo sfavorevole facendo aumentare la frequenza e la gravità degli episodi di scompenso».

E perché anche i bambini sono più a rischio per i danni da smog?

«Perché i meccanismi di difesa dell’organismo - spiega il professor Harari - , soprattutto nei più piccoli, possono essere ancora in fase di sviluppo. Molti organi sono in crescita e il loro sviluppo può risentirne. È il caso ad esempio dei polmoni che, se esposti ad alte concentrazioni di alcuni inquinanti, possono manifestare un ritardo di crescita. Inoltre i bambini hanno anche normalmente una ventilazione più frequente rispetto a quella degli adulti, ovvero, proporzionalmente, la quantità di aria scambiata in un minuto da un bambino è maggiore e di conseguenza sono maggiori anche le quantità di inquinanti ai quali è esposto. I bambini poi trascorrono normalmente più tempo degli adulti all’aria aperta, e giocando svolgono un’attività fisica che richiede un ulteriore aumento della ventilazione e quindi della quantità di aria scambiata nell’unità di tempo. Infine il bambino non ha la statura di un adulto: la sua altezza lo espone ad essere fisicamente più vicino e a contatto più stretto con le superfici stradali e i tubi di scappamento delle auto».

Esistono rischi determinati dall’inquinamento per le donne in gravidanza?

«Sì, numerosi studi scientifici hanno affrontato il problema. Uno studio canadese e uno americano, in particolare, hanno provato su ampie casistiche e su lunghi periodi di osservazione (12 anni) che l’esposizione protratta delle mamme durante la gravidanza a elevati livelli di ozono, monossido di carbonio e PM 10 si associa a un ridotto peso alla nascita del neonato. La relazione tra inquinanti e peso alla nascita è inversamente proporzionale: tanto maggiore è l’esposizione tanto minore sarà il peso del nascituro. Il basso peso alla nascita in svariati studi è stato messo in relazione a elevati livelli di PM10. Un altro studio, svolto in Corea, ha valutato 52.113 nascite e suggerisce con forza l’esistenza di una stretta correlazione tra livelli anche bassi di inquinanti atmosferici, al di sotto degli attuali standard, e nascite pretermine. Inoltre, ricercatori americani hanno messo in relazione la presenza di alcune alterazioni genetiche e di asma infantile con l’esposizione agli idrocarburi durante il periodo gestazionale».

Esistono livelli di smog non pericolosi?

«No, non vi è prova a tutt’oggi di un valore di sicurezza, ovvero di un livello al di sotto del quale non vi sia una tossicità dei composti dello smog. Gli effetti negativi degli inquinanti sulla salute crescono in modo lineare all’aumentare delle loro concentrazioni».

Affidarsi al meteo: pioggia e vento sono l’unica salvezza?

«Per disperdere gli inquinanti sì: solo il rimescolamento dell’aria dato dalle perturbazioni può abbassare le concentrazioni di inquinamento. Le amministrazioni e i cittadini possono agire soltanto in maniera “preventiva”, cercando di contenere le immissioni di smog nell’aria limitando le fonti di inquinamento (trasporti, riscaldamenti, industrie). Le variabili meteorologiche sono di fondamentale importanza: sono responsabili della velocità con cui gli inquinanti vengono trasportati e si disperdono (velocità del vento, alta o bassa pressione) o portati al suolo (pioggia). Sono sempre le variabili meteo a determinare la velocità di alcune reazioni chimiche che provocano in atmosfera la formazione di inquinanti secondari come l’ozono».

Vivere in una città inquinata equivale a fumare 5-10 sigarette al giorno?

«Assolutamente no, i composti presenti nelle sigarette sono solo in parte comuni a quelli presenti nell’inquinamento atmosferico e le due cose non sono per nulla equiparabili né da un punto di vista medico né da un punto di vista sociale. Fumare anche poche sigarette al giorno è comunque molto più rischioso per la salute che vivere in una città inquinata. Inoltre fumo e smog si potenziano a vicenda negativamente. E’ come se 1 + 1 non facesse 2 ma 3. È quindi particolarmente dannoso fumare se già si vive in una città inquinata, più dannoso ancora, a parità di sigarette fumate, che se si vivesse in aree salubri. Se poi si fuma mentre si è in macchina è ancora peggio. Quando si guida si è esposti all’inquinamento del traffico ma anche a quello prodotto dalla proprio auto. Si potenziano così gli effetti dei diversi componenti dello smog e si ri-respira l’aria espirata con il proprio fumo mescolata all’inquinamento: in questi casi le concentrazioni di smog nell’interno dell’auto possono raggiungere livelli elevatissimi».

STAMPA DI STAMATTINA E dire che quest’anno le premesse per fare un po’ d’ordine c’erano tutte. In estate le quattro regioni del Bacino Padano - Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, l’area più inquinata del continente, secondo i dati dell’Agenzia europea per l’Ambiente - avevano firmato con il ministero dell’Ambiente un protocollo. Iniziative comuni, stessi orari, identica estensione temporale. Poi ciascuno ha continuato a fare di testa sua o quasi.

I blocchi per i veicoli più inquinanti avrebbero dovuto cominciare il primo di novembre e concludersi il 31 marzo. Invece Milano è partita martedì, Bergamo anche, Torino ha seguito a ruota mercoledì. Poi si sono mosse Brescia, Cremona, Mantova, Lodi, Monza. Quindi 62 Comuni veneti, tra cui Rovigo, Treviso e Vicenza. E oggi tocca a Pavia. Ogni città sta decidendo da sola quando partire. E come. Il testo concordato dalle Regioni con il ministro Galletti stabilisce una cornice, ma non impedisce a nessun sindaco di inasprirla a piacimento. Così a Milano Giuseppe Sala ha anticipato tutti. E Chiara Appendino l’ha seguito il giorno dopo, litigando con la Regione che l’accusa di voler fare «la prima della classe». In effetti potrebbe non avere tutti i torti, la giunta Chiamparino, perché l’amministrazione 5 Stelle di Torino ha stravolto il protocollo: ha esteso gli orari e, unica città italiana, anche le categorie di veicoli coinvolti.
Nel Bacino Padano, dopo quattro giorni consecutivi con il Pm10 oltre i 50 microgrammi al metro cubo i veicoli diesel fino all’Euro 4 adibiti al trasporto persone si devono fermare dalle 8,30 alle 18,30; e così i mezzi che trasportano merci, dalle 8,30 alle 12,30, ma solo fino ai diesel Euro 3. A Torino no: lo stop riguarda i veicoli fino al diesel Euro 4 e va dalle 8 alle 19 per le auto (tutti i giorni ) e dalle 8,30 alle 14 e dalle 16 alle 19 per il trasporto merci, ma solo da lunedì a venerdì, perché il sabato e festivi si cambia e i furgoncini non possono circolare nella fascia 8,30-15 e 17-19.
Se poi le polveri sottili restano oltre i livelli di guardia per dieci giorni consecutivi il piano generale prevede lo stop anche agli Euro 4 diesel adibiti al trasporto merci e una estensione degli orari di blocco (dalle 8,30 alle 18,30) per gli Euro 3 diesel, sempre trasporto merci. Ma a Torino gli Euro 4 sono già al bando e così, tocca anche agli Euro 5.
Sempre per distinguersi, Torino ha introdotto un terzo livello: dopo venti giorni di sforamenti tutti i veicoli dovranno fermarsi, indipendentemente dal tipo di alimentazione e dalla categoria. Eventualità estrema? Nemmeno per idea: ieri in città i valori di smog erano oltre il consentito per il decimo giorno consecutivo e, viste le previsioni, non è escluso si arrivi a venti. Non sarebbe la prima volta: nell’inverno di due anni fa il Pm10 si mantenne oltre i 50 microgrammi per 40 giorni, dal 24 novembre al 2 gennaio. Dovesse ripetersi una situazione analoga a Torino non ci sarebbe un solo veicolo privato (salvo le deroghe) autorizzato a circolare tra le 8 e le 19. «Roba che nemmeno durante la crisi petrolifera del 1973», ironizzano i critici.
Di adottare misure omogenee in tutta la Pianura Padana non se ne parla. Del resto le Regioni non sono riuscite a mettersi d’accordo nemmeno sui criteri per individuare i Comuni cui applicare i blocchi. Lombardia ed Emilia Romagna hanno imboccato la strada più semplice: i provvedimenti valgono nei Comuni con più di 30 mila abitanti, 40 in Lombardia e 22 in Emilia. Il Piemonte ha voluto complicarsi la vita: si blocca nelle città con oltre 20 mila abitanti che tra il 2011 e il 2016 hanno registrato in almeno tre anni più di 35 giorni con Pm10 sopra i 50 microgrammi al metro cubo. Sono 44. In Veneto, invece, i Comuni interessati sono quasi il doppio: 85, tutti quelli con più di 30 mila abitanti e quelli che rientrano negli agglomerati urbani dei capoluoghi. Dunque non si usa l’auto a Venezia ma anche a Marcon (17 mila abitanti), e Quarto d’Altino che ha appena 8 mila abitanti ma ha la pecca di gravitare nell’orbita della Laguna.
Non è finita: dal prossimo ottobre fino al 31 marzo 2019 i diesel Euro 3 non potranno mai circolare dalle 8,30 alle 18,30 anche quando l’aria è pulita. Dal 2020 toccherà ai diesel Euro 4 e dal 2025 agli Euro 5. Sempre che, come al solito, qualcuno non decida di fare di testa sua e anticipare tutti.

BLINDARSI IN CASA NON SERVE
In queste condizioni la migliore accortezza è evitare tutte le attività all’aperto in regime di iperventilazione: pericolosa perchè aumenta il passaggio del sangue nei polmoni». Il dottor Roberto Prota, direttore della Pneumologia dell’ospedale Mauriziano di Torino, soppesa le parole, consapevole che sull’inquinamento se ne sentono di tutti i colori.
Il Comune di Torino invita i soggetti a rischio a rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre: è utile?
«Intanto bisogna premettere che il rischio maggiore deriva, più ancora che dai Pm10, dai Pm 2,5, cioè le polveri totalmente inalabili capaci di raggiungere la parte profonda del polmone: superano le difese naturali e finiscono nel “torrente circolatorio” generale colpendo gli organi-bersaglio, dal cuore al cervello».
Restare al chiuso aiuta?
«Per quanto riguarda i Pm 2,5, parte delle quali può superare senza problemi gli infissi, non azzera il rischio: è come mettersi una banale mascherina, di quelle che non filtrano quello che dovrebbero. Oltretutto, stante l’assenza di ricircolo dell’aria nei micro-ambienti, si rischia di moltiplicare l’inquinamento indoor».
Spostarsi a piedi può rappresentare un pericolo?
«Dipende. La camminata tranquilla, in regime di ventilazione normale e lontano dagli assi stradali più trafficati, di per sé non è pericolosa».
E limitare il traffico?
«A qualcosa serve, però mi creda: per ottenere risultati tangibili servirebbero interventi più strutturali».
Per esempio?
«Intervenire sulle fabbriche, sui termosifoni, sui combustibili...».
In ospedale avete registrato un aumento degli accessi?
«Sì, in pronto si sta verificando un maggiore numero di persone che presentano problemi: il clou arriverà nelle prossime settimane, con i cambiamenti stagionali. Il particolato, tra le altre cose, veicola i germi nell’apparato respiratorio».
Chi rischia, e cosa?
«Rischiano i pazienti acuti, portatori di patologie croniche di peso elevato, cardiocircolatorie e cardiache, che si scompensano. Ma rischiano anche i portatori di malattie croniche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva: la quale, va ricordato, è la terza causa di morte nel mondo».

IL CASO TORINO
Non aprite quella porta. Al nono giorno consecutivo di polveri sottili oltre i limiti, con valori di Pm10 che continuano a crescere, e senza alcun miglioramento all’orizzonte, il Comune di Torino ha steso sulla città un clima da apocalisse: conviene restare in casa, evitare di aprire porte e finestre, guai a fare sport all’aperto e se proprio uno si deve muovere meglio non farlo a piedi o in bicicletta. A chi volesse seguire alla lettera queste indicazioni, e avesse assoluta necessità di spostarsi, non restano molte opzioni: i mezzi pubblici o l’auto. Un controsenso, dato che da mercoledì per oltre 100 mila veicoli di categoria Euro 3 ed Euro 4, alimentati a gasolio, è vietato circolare. E da domani, quasi sicuramente, se ne aggiungeranno altri 80 mila, gli Euro 5 diesel che resteranno nei garage.
A queste misure contro i veicoli più inquinanti, che hanno spinto la Regione a polemizzare («fare i primi della classe crea solo confusione», dice Alberto Valmaggia, assessore all’Ambiente nella giunta Chiamparino), ieri si è aggiunto il decalogo che per gli esperti non servirà a nulla anche perché stare all’aria aperta è pericoloso con alti livelli di ozono, uno dei pochi guai che il cielo di Torino non ha. Eppure il Comune insiste: evitare attività fisica intensa e prolungate all’aperto e - in particolare anziani, bambini e persone con disturbi cardiorespiratori - rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre. Infine, se ci si deve muovere a piedi o in bicicletta, fare tragitti brevi muovendosi lontano dalle vie più trafficate.
«Sappiamo che le misure restrittive adottate in questi giorni provocano qualche disagio, ma rispondono in primo luogo alla necessità di tutelare la salute di tutti», spiega l’assessore all’Ambiente Alberto Unia. Per ora, come sempre avvenuto, le misure non si sono dimostrate efficaci: giovedì il traffico, durante le undici ore di blocco ai diesel più inquinanti, si è ridotto del 15%, ma le polveri sottili sono aumentate: da 84 a 114 microgrammi al metro cubo. Per chi contesta la visione «integralista» dei Cinquestelle è la conferma che la crociata contro le auto è inutile e crea solo disagi.
Appendino tira dritto: «Stiamo vivendo una emergenza, ma nessuno se ne accorge, perché l’inquinamento, a differenza di altri fenomeni, non si vede, non si tocca. Ma c’è, e mette a rischio la salute dei cittadini». In Comune spiegano che gli allarmi sono il frutto di circostanze anomale: raramente si era visto un mese di ottobre così critico: la media di Pm10 dall’inizio del mese è di 53 microgrammi al metro cubo; l’anno scorso, nello stesso periodo, era 37. Giovedì le centraline dell’Arpa hanno registrato un valore altissimo, per questa stagione: 114 microgrammi. Di solito picchi di questo genere si raggiungono nei due mesi davvero critici, dicembre e gennaio. Si spiega (anche) così la scelta dell’amministrazione di alzare il livello di attenzione: nei giorni scorsi ha anticipato di due settimane l’entrata in vigore delle misure antismog concordate da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Quindi, unica città in Italia, le ha inasprite, e non poco: solo Torino prevede la possibilità di bloccare i diesel Euro 5, dopo dieci giorni di Pm10 oltre i limiti, e di fermare tutti i veicoli di qualunque categoria, dopo venti giorni.
[a. ros.]