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 2017  ottobre 20 Venerdì calendario

Ancora una puntata!

Ogni appassionato non fa che ripeterlo tra sé: ‘‘Un’altra puntata. Una sola, poi vado a letto. No, voglio vedere come va a finire... Ancora una, in fondo dura poco. Poi dormo”, mentre sullo schermo (televisione, computer, tablet, non si va troppo per il sottile) scorrono gli episodi dell’ultima stagione di House ofCards, Breaking Bad o Narcos. La forza di volontà vacilla e sempre più spesso soccombe: il numero dei drogati di serie tv, che divorano episodi uno dietro l’altro è in continuo aumento. E il fenomeno, cominciato negli Usa ma ormai diffuso ovunque (Italia compresa) ha pure un nome, binge watching (letteralmente: scorpacciata visiva): perché somiglia a ingozzarsi di cibo, fino a non poterne più. Solo che al posto di pasticcini o cioccolata, l’abbuffata è di puntate.
DROGATI DI TV. E i fanatici di maratone televisive sono davvero tanti, come dimostra un’indagine condotta dalla School of Mass Communication Research di Leuven, in Belgio: analizzando il comportamento di oltre 400 giovani adulti di fronte allo schermo, Liese Exelmans ha scoperto che ben otto su dieci almeno una volta hanno guardato una serie tv per ore e ore; di questi, il 40 per cento lo ha fatto nell’ultimo mese e il 28 per cento molte volte. E c’è pure un 7 per cento che si è dedicato al binge watching addirittura tutte le sere nel mese precedente. Le indagini dimostrano anche che uomini e donne si abbuffano di tv in maniera diversa (perché scelgono serie differenti), ma il risultato finale non cambia: le scorpacciate al maschile sono infatti meno frequenti, ma gli uomini passano in media più tempo incollati allo schermo. Lo studio si è concentrato sugli under 25 e secondo Daniele La Barbera, presidente della Società italiana di Psicotecnologie e clinica dei nuovi media (SIPTech), «ciò non stupisce, perché il fenomeno è più comune nei giovani, anche se ha ormai contagiato persone di ogni età pure nel nostro Paese grazie alle nuove tecnologie. Che non sono affatto estranee al boom».
TRUCCHI PER VENDERE. La televisione on demand e i servizi streaming hanno cambiato non poco il modo di guardare la televisione: venti o trent’anni fa c’erano gli sceneggiati, ma toccava aspettare una settimana per una nuova puntata; e lo stesso valeva fino a pochi anni fa per le fiction. Oggi su molte piattaforme, per esempio Netflix, le stagioni sono disponibili tutte in blocco da subito e non serve alzare (letteralmente) un dito per vederle, perché l’episodio successivo parte in automatico e tocca “attivarsi” per smettere anziché il contrario. Il che spiega perché spesso il binge watcher diventi tale senza accorgersene, come nota lo studio belga già citato: i partecipanti non avevano quasi mai intenzione di starsene dieci ore davanti alla tv, però hanno ammesso di non riuscire a distogliere lo sguardo.
“Solo un episodio in più”, è il loro mantra, spiega una ricerca dell’Università canadese di Ottawa secondo cui tanti telespettatori cadono vittima del binge watching almeno un giorno a settimana perché avvinti da sceneggiature che sembrano fatte apposta per non far mollare la presa. Non tutte le serie infatti sono uguali: «Quelle che costruiscono mondi paralleli, come Lost o Game of Thrones, hanno le carte in regola per portare alla visione ininterrotta: la mancanza di intervalli fra le puntate accentua l’effetto realistico della narrazione e aiuta a immergersi nella storia, come se avvenisse qui e ora. Si apprezzano di più i dettagli, non si perdono o dimenticano riferimenti e particolari che costruiscono l’ambiente. In pratica, si entra davvero e per ore in un altro mondo», osserva La Barbera. «Pure quelle che abbondano di colpi di scena o coinvolgono emotivamente inducono a non staccarsi dallo schermo per vedere come va a finire».
IMPAZIENTI. Non basta. Si usa ancora a piene mani un vecchio trucco che si chiama “effetto cliffhanger” (letteralmente, restare appesi al precipizio): ogni episodio finisce sul più bello. Il guaio è che oggi la suspense dura appena un attimo, e la curiosità può essere soddisfatta subito. Un meccanismo al passo con la cultura di oggi, rilevano i sociologi, in cui la gratificazione istantanea di Internet iperveloce o della messaggistica su WhatsApp ci ha reso impazienti cronici: Ramesh Sitaraman, docente all’Università del Massachusetts, analizzando le abitudini di oltre sei milioni di utenti di Internet si è accorto che la maggioranza è disposta ad aspettare non più di due secondi perché un video venga caricato. Dei restanti, dopo cinque secondi uno su quattro abbandona la pagina, dopo dieci uno su due passa oltre: una cultura dell’impazienza che fa il paio con l’incapacità di aspettare giorni per vedere la prossima puntata della serie preferita e va a nozze con l’impulsività giovanile. «Chi è alla continua ricerca di novità, è più portato a fare abbuffate tv: queste caratteristiche si trovano più spesso nei giovani perché per motivi biologici sono in una fase “esplorativa” della loro vita», spiega La Barbera. «Inoltre, guardando una serie tv, nel cervello si liberano i neurotrasmettitori della ricompensa, dopamina ed endorfine: il cervello adolescente è più sensibile a questa gratificazione e quindi più predisposto a comportamenti compulsivi. Risultato, i ragazzi non sanno fermarsi».
COME ZOMBIE. Così, a furia di vedere senza sosta The Walking Dead, orde di telespettatori si stanno trasformando in zombie da telecomando. E non è un bene: una ricerca dell’Università del Texas ha dimostrato che le maratone tv si associano a un maggior rischio di depressione e solitudine, perché alcuni finiscono per mettere in secondo piano il lavoro e le relazioni (il 98 per cento guarda gli episodi in beato isolamento, stando a un sondaggio di Netflix). E la vita reale va facilmente a rotoli perché può accadere che il mondo parallelo e virtuale da cui non si riesce a staccare diventi quello principale, come dimostrano gli studi di Katherine Wheeler, della Georgia Southern University. Di nuovo, sono i giovani a correre più rischi: la personalità strutturata di un cinquantenne può uscire indenne dalle scorpacciate tv, magari perfino culturalmente arricchita se si sceglie uno dei tanti prodotti di buona qualità; un ragazzino, che però preme più difficilmente il tasto stop, più spesso si allontana dal mondo, inizia ad andare peggio a scuola, passa poco tempo aH’aria aperta, vede meno gli amici.
DISINTOSSICARSI. «Per ora in Italia i casi di binge watching divenuti “patologici” sono rari. Tuttavia lo spettatore deve sforzarsi di capire se sta esagerando, perché una volta instaurata una dipendenza tornare indietro è complicato. Una delle prime spie che qualcosa non va? I disturbi del sonno», conclude La Barbera. Chi non si stacca dallo schermo dorme di meno ma soprattutto peggio, come ha rilevato Liese Exelmans: a volte il numero di ore passate a letto sarebbe sufficiente (basta recuperare dormendo fino a tardi), ma l’allerta mentale da troppa suspense e coinvolgimento emotivo regala sonni agitati, con il corollario di difficoltà di concentrazione, sonnolenza e stanchezza il giorno dopo. Rimedi? Per esempio ignorare del tutto i segnali di BingeAlarm, il servizio che avvisa per mail quando arriva una nuova puntata della serie preferita. O non incollarsi a siti per veri maniaci come bingeclock. com, dove c’è pure la sezione Bingeldea coi suggerimenti per gli indecisi che non sanno (ancora) cosa guardare. E se proprio non ci si riesce, si può sempre uscire e fare una passeggiata.