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 2017  ottobre 20 Venerdì calendario

Quegli 800mila padri rimasti soli (e poveri)

Vivono in condizioni di indigenza, si lavano in ufficio o nei bagni pubblici, dormono in macchina. È il dramma che vive una parte dell’esercito dei padri separati, messi in ginocchio dall’assegno di mantenimento per ex coniuge e figli e costretti a guerreggiare per strappare qualche ora da passare con loro. Di giorno professionisti e impiegati in giacca e cravatta, di notte clochard.
Il caso di Marco Della Noce è simile a quello di migliaia di uomini, che però non finiscono sotto i riflettori e vivono in silenzio il loro incubo. La crisi economica ha messo in ginocchio molti padri, che, da una parte si ritrovano con la casa affidata all’ex, e, dall’altra, non hanno i soldi per occuparne una in affitto. La tendenza, tutta italiana, di adottare misure a favore delle madri nel 2013 è costata al nostro Paese una condanna dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Una delle dieci negli ultimi sei anni, per violazione del diritto alla bigenitorialità.
Nel 2014, secondo i dati della Caritas, erano 800mila in Italia i padri sulla soglia di povertà, che fanno un pasto adeguato ogni due giorni, non possono scaldare casa e arrivano a fine mese con grande difficoltà.
Di questi, secondo l’Associazione degli avvocati matrimonialisti, 50mila vivono a Milano e 90mila a Roma. Una fetta di realtà italiana destinata a crescere di pari passo con l’aumento dei divorzi e delle separazioni, raddoppiate in dieci anni. «Al Nord si separano 363 coppie ogni mille matrimoni – spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dei matrimonialisti – nel Mezzogiorno i legami durano di più, ne saltano 180 ogni mille. Contrariamente a quello che si pensa, il divorzio è molto diffuso nelle fasce sociali medio-basse, tra operai, impiegati, insegnanti con uno stipendio medio di 1.300 euro». Senza l’aiuto delle famiglie d’origine, spesso si ritrovano sul lastrico.
Una vita, quindi che cambia all’improvviso e spinge molti di loro ad entrare in depressione e non avere la forza di riuscire a mantenere lo stesso rapporto di prima con i figli. Dal 2007 al 2015, però, qualcosa è cambiato. Prima il 27,1 per cento doveva dare l’assegno alla coniuge oltre che ai figli, mentre nel 2015 solo il 10,1 doveva mantenere l’ex e il 94,1 per cento la prole, con una media assegnata di 485 euro a bambino. Ma la casa, nel 60 per cento dei casi, resta sempre alla donna. 
L’unico dato positivo è legato alla percentuale dei minori affidati in via esclusiva alla madre che, tranne rari casi, è scesa all’8,9 per cento.