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 2017  ottobre 20 Venerdì calendario

Da Alessandria a Palmanova. Lo sterminato «museo diffuso» in attesa di un censimento

Purtroppo per questo magnifico ma complesso Paese, è anche troppo facile raccontare cosa può accadere quando si ha in casa un Patrimonio culturale composto da 4.158 musei, 282 aree archeologiche, 64.584 edifici di culto cattolico, in gran parte di valore storico-architettonico. È il 9 luglio 2017, nel Duomo di Acireale, XVI secolo, durante un matrimonio, cede un bel pezzo di intonaco, di forma circolare con un metro di diametro: un bambino di un anno e un disabile rimangono seriamente feriti. Il 6 gennaio scorso forti raffiche di vento staccano diversi metri quadrati della copertura in piombo della cupola cinquecentesca della Basilica di Loreto, provincia di Ancona, si sfiora per poco una tragedia. Il 6 marzo scorso, a causa delle piogge, crolla la volta dietro al transetto dell’Abbazia di San Giusto al Pinone, metà del XII secolo, nel Comune di Carmignano, in provincia di Prato.
Questo solo per parlare di chiese monumentali. E si potrebbe andare avanti a lungo, quasi all’infinito, citando il cedimento di trenta metri del muro di cinta della villa medicea di Poggio a Caiano, marzo scorso. O le ricorrenti rovine di porzioni di Mura Aureliane a Roma (a gennaio, accanto al Policlinico). E la grande paura che molto tempo fa ci fu, nell’ottobre 2012, per il cedimento di un corposo pezzo di cornicione esterno alla Reggia di Caserta, allarme che portò al vasto progetto di ristrutturazione e recupero che ancora oggi prosegue, finanziato anche con fondi europei.
Chiariamo un punto: non tutta l’Italia culturale è a rischio crolli e cedimenti, saremmo nell’ambito delle fake news. Anzi si può dire che la gran parte dei musei, gallerie, aree archeologiche più famosi e importanti possono contare su un adeguato monitoraggio, grazie anche ai fondi recuperati dal ministro Dario Franceschini negli anni recenti e destinati alla manutenzione e al restauro. Il problema è rappresentato soprattutto dallo sterminato tesoro di edilizia storica (civile e religiosa) dei piccoli e medi centri, lontani dalle luci della ribalta mediatica, il famoso «museo diffuso». Qualche esempio. La Cittadella di Alessandria, uno dei più grandiosi esempi europei di fortificazione permanente, XVIII secolo, in molte aree è degradata, si temono crolli. Nella meravigliosa Palmanova, città fortezza pianificata dai veneziani nel 1593, famosa come la Città Stellata, le mura continuano a cedere aprendo ogni volta un varco, e una ferita all’intero complesso. Il ministero per i Beni culturali ha fatto la sua parte, prevedendo 6 milioni di finanziamento ma non basteranno.
È evidente che nessun piano economico straordinario potrà mai mettere in sicurezza la quantità di beni che compongono il nostro Patrimonio. Ma urge un «censimento culturale» dei beni pubblici, statali e comunali, e privati almeno per stabilire le principali priorità da affrontare. Anche perché i danni registrati nel territorio interno italiano, magari considerato culturalmente secondario solo perché lontano dal triangolo del turismo internazionale Roma-Firenze-Venezia, rappresentano una ferita per le comunità. Un’istantanea tra le tante possibili, il crollo nel gennaio scorso (per la grande nevicata) del tetto della navata centrale della cattedrale di santa Maria Maggiore a Caramanico Terme, che va dal gotico al barocco, con radici addirittura nell’anno 1000. Tutta la cittadina ha avvertito il colpo. Dimostrazione di come il Patrimonio rappresenti, al di là di tanti slogan spesso retorici, uno strumento di identità collettiva.
Naturalmente a questo quadro andrebbero aggiunti i danni provocati dai terremoti che spesso colpiscono la nostra Penisola. Ma nessun sisma riesce a sfregiare, seguendo le tante cronache dei crolli e dei cedimenti, quanto l’incuria e la mancanza di una politica di manutenzione e di prevenzione.