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 2016  novembre 10 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Il nuovo presidente degli Stati Uniti si chiama Donald Trump, ha settant’anni e una testa bionda di capelli posticci, è alto un metro e 90 e ha cinque figli da tre mogli diverse. Nella vita è un uomo d’affari che ha accumulato un patrimonio di tre miliardi e 700 milioni di dollari, si tratta cioè del più ricco presidente della storia americana (al secondo posto, per ricchezza, c’è il primo presidente della storia americana, George Washington). Come sappiamo, nessuno lo voleva alla Casa Bianca. Non lo volevano i democratici, ed è ovvio. Ma non lo volevano neanche i repubblicani che durante le primarie hanno tentato di opporgli personalità di ogni tipo, però ben integrate nelle logiche di partito, da Jeb Bush al bel ragazzo Marco Rubio o al bigotto Ted Cruz. E dopo le primarie i repubblicani che erano stati costretti a candidarlo lo hanno rinnegato più volte, alcuni spingendosi fino al punto di dichiararsi («piuttosto») per Hillary. E naturalmente The Donald ha avuto contro la stampa nazionale e internazionale, i sondaggisti che hanno sbagliato forse non innocentemente tutte le previsioni, i finanzieri, le banche, gli intellettuali, gli scrittori e in genere le persone di buon gusto. Michael Moore, un uomo di sinistra che aveva previsto il trionfo del nemico («il popolo non resisterà alla tentazione di mandare un messaggio»), ieri ha detto in televisione che l’America, con questo voto, è finita. E qualcosa del genere abbiamo sentito anche dal nostro Beppe Severgnini, sicuro che a vincere non sia stato il candidato migliore e che il risultato finale delle elezioni americane del 2016 sia una catastrofe. Trump avrà dalla sua anche il Congresso: i repubblicani sono maggioranza alla Camera e quasi certamente anche al Senato.

La domanda è: come ha fatto a vincere se aveva tutti contro?
Perché aveva a favore quelli che non prendiamo mai in considerazione, che non interroghiamo e non studiamo, e che alle nostre domande rispondono in genere con una bugia, perché si vergognano di quello che pensano. Era disdicevole votare Trump, quando correva per la presidenza una candidata in linea con tutte le regole della buona educazione (almeno in apparenza) come la signora Clinton. Senonché la classe media impoverita da una crisi provocata dieci anni fa dai ladrocinii delle banche e dai loro complici, non sente davvero la Clinton come una bene educata signora della buona società sollecita verso le miserie della povera gente, bensì come una furba patentata e anche un po’ cattiva, che stando in politica dal tempo dei tempi, ed essendo persino moglie di un ex presidente, ha lucrato il più possibile sulla sua posizione di potere, non disdegnando nemmeno i soldi di nemici dichiarati dell’America come il Qatar. Trump, probabilmente ladro a sua volta, ma in un altro modo perché non ha frequentato la politica, s’è potuto tranquillamente sedere sulla poltrona del profeta anti-sistema e da lì annunciare la rivoluzione contro la casta. Come hanno capito tutti, e persino noi, il sentiment
che porta quest’uomo strano alla Casa Bianca è lo stesso che ha determinato la rottura detta “Brexit”, il successo dei cinquestelle in Italia, il quasi-presidente nazista in Austria, l’avanzata della Le Pen in Francia, e tutto il resto che non ho bisogno di elencare. Non credo affatto che questi nuovi soggetti eviteranno la catastrofe che ci attende per via dell’enorme debito mondiale che abbiamo accumulato e non possiamo restituire. Ma intanto i popoli, col suffragio universale, dicono a quelli di prima: andate a remengo. E li mandano effettivamente a remengo.  

Qual è il dettaglio della vittoria di Trump?
Vittoria netta. 290 grandi elettori a 218, conquista di tutti gli stati in bilico, e specialmente dell’Ohio, senza il quale da molto tempo non si entra alla Casa Bianca. Su scala nazionale Hillary ha preso più voti del suo avversario, 59,18 milioni contro 59,04, 176.000 voti in più. Ma questa è la regola del sistema maggioritario, come abbiamo spiegato molte volte: contano gli Stati conquistati e non il risultato nazionale. Hillary s’è rassegnata alla sconfitta solo alla fine (da noi erano quasi le nove di mattina) e ha telefonato al suo avversario, congratulandosi. Trump le ha reso omaggio nel suo primo discorso, pronunciato avendo al fianco la moglie Melania (tutta in bianco) e i figli: «Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell’unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. Ho appena ricevuto le congratulazioni di Hillary Clinton e io mi congratulo con lei. La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento. Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani. I dimenticati di questo Paese da oggi non lo saranno più». Obama ha invitato il nuovo presidente alla Casa Bianca, dove già oggi comincerà il passaggio di consegne. L’analisi del voto mostrerà di sicuro che tanti supporters del sinistro Sanders hanno alla fine preferito Trump alla Clinton.  

Perché i mercati, alle prime notizie, sono precipitati?
Si suppone che Trump taglierà le tasse e aumenterà di conseguenza l’indebitamento americano, già oggi prossimo al 110% del Pil. I titoli di Stato Usa dovrebbero di conseguenza perdere valore, provocando un calo generale dei prezzi del debito mondiale. Si sa anche che il nuovo presidente manderà quasi certamente a casa la Yellen, capo della Federal reserve voluta da Obama. La conseguenza sarà un sensibile aumento del tasso di sconto, con fuga di capitali verso gli Stati Uniti e indebolimento delle altre monete. Trump, durante la campagna elettorale, ha detto che per la resistenza all’aumento dei tassi «la Yellen dovrebbe vergognarsi».  

Non è un bene che il nuovo presidente sia in buoni rapporti con Putin?
Certo. Questo renderà forse più facile la soluzione del garbuglio siriano. Sull’altro lato della medaglia c’è la preoccupazione per le idee di Trump relativamente a Cuba e all’Iran, due paesi con cui Obama aveva stretto un’intesa importante che forse adesso vacillerà. Un’altra questione riguarda il Messico: Trump in campagna elettorale s’è fatto forte della sua idee di alzare un muro al confine per metter fine all’immigrazione clandestina. Sembra infine che il nuovo presidente abbia un grande interesse per la Russia e per la Cina, e pochissima inclinazione per l’Europa. Se i discorsi di fuoco pronunciati durante la campagna elettorale dovessero essere confermati, ci troveremmo in una situazione nuova. L’Europa, lo si voglia o no, ha avuto finora una forte dipendenza dagli Stati Uniti. E non solo dal punto di vista militare.  

E per l’Italia?
Renzi ha apertamente tifato Clinton. Ma in politica sono cose che si dimenticano facilmente. (leggi)

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