Andrea Coccia, Il Fatto Quotidiano 10/11/2016, 10 novembre 2016
LONDRA 1902: JACK LONDON ALL’ATTACCO DI AIRBNB
Che cosa c’entra Jack London con Airbnb? Che cosa lega uno scrittore di libri d’avventura che è ormai polvere da un secolo esatto con una società avanzata di servizi, nata da nemmeno dieci anni, avanguardia della sharing economy e legata indissolubilmente a Internet? C’entra, eccome. Perché nel 1902 a Londra, Jack London ha visto e descritto una dinamica che sta affliggendo molte delle grandi metropoli occidentali contemporanee e di cui in molti danno la corresponsabilità, tra le altre cose, proprio alla società californiana. Ma mettiamo le cose in ordine.
Partiamo da Jack London e dalla Londra che, nell’estate del 1902, aspetta l’incoronazione di Edoardo VII. È fine luglio.
Jack è arrivato da poco in città.
Vuole vedere con i suoi occhi se gli slum della Capitale inglese sono veramente l’abisso di miseria di cui ha sentito parlare. Per farlo si traveste da quello che era stato fino a pochi anni prima, un poveraccio. Sa che vivrà in condizioni difficili, che affronterà lunghi digiuni e nottate all’addiaccio e prima di inoltrarsi all’inferno cerca “un porto” in cui rifugiarsi quando avrà “bisogno di rassicurarmi circa il fatto che abiti decenti e pulizia personale esistessero ancora”. Lo trova in una delle poche vie ancora rispettabili dell’East End, a casa di un uomo che battezzerà Johnny Upright. Johnny il Bravuomo.
Il suo viaggio all’inferno comincia da quella casa e da una dinamica, la prima che scopre, parlando con la moglie di Johnny Upright, che in pochi minuti, proprio sull’uscio della camera da 6 scellini che gli fa da rifugio, gli racconta la sua paura: doversene andare da quella casa. Il motivo? Il quartiere si sta riempiendo di poveri, ma gli affitti stanno aumentando sempre di più. Sembra una contraddizione in termini? Non lo è.
La dinamica è la seguente: per i padroni delle case dell’East End è più vantaggioso affittare un appartamento da tre stanze a tre famiglie di poveri piuttosto che a una famiglia sola di piccolo borghesi. Tre affitti, ancorché bassi, valgono molto di più di un affitto solo.
Ora facciamo un salto temporale in avanti di più di un secolo, ma restiamo a Londra.
È il 14 settembre 2016 e Iain Wright, presidente del comitato delle Attività economiche e per l’Innovazione del Parlamento Inglese, scrive una lettera al sindaco di Londra, Sadiq Khan. È conciso e burocratico, ma si legge tra le righe la preoccupazione. Sta richiamando l’attenzione del sindaco su una dinamica che è molto simile a quella che Jack London ha intuito dal racconto della moglie di Johnny il Bravuomo.
“Durante una nostra recente indagine sulla Digital Economy”, scrive Wright, “abbiamo riscontrato le prove del fatto che, mentre l’uso di servizi come Airbnb può aiutare i piccoli proprietari a creare valore economico mettendo a disposizione temporaneamente delle camere, il suo uso estensivo e professionale da parte dei proprietari, contrario alla legge, può fare salire i prezzi e rendere ancora più complicato il mercato degli affitti nella Capitale”.
Al posto delle famiglie di disperati che nel 1902 si riversano nell’East End dalle campagne, ora ci sono i turisti. Ma la dinamica è la stessa e per i proprietari di case di Londra, ma anche di New York, di San Francisco, di Los Angeles e di tutte le metropoli del mondo dove Airbnb si sta diffondendo. Nel 2014 su Slate, Rachel Monroe descrive la stessa dinamica, questa volta negli Stati Uniti e conclude: “È facile capire perché molti proprietari siano tentati. Fanno molti più soldi affittando le proprie case a inquilini di passaggio, per brevi periodi e a prezzi più alti, piuttosto che affittandole a inquilini che ci vivono per anni”.
Il diciannovesimo capitolo de Il popolo degli abissi, lo straordinario resoconto dell’estate londinese di Jack London, ha un titolo forte: Il ghetto. Al suo interno lo scrittore californiano descrive l’abisso con parole durissime e, a un certo punto, scrive: “La fame di case ha dato origine a una nuova classe di sfruttatori, i padroni di casa”. E aggiunge: “E non ci si limita ad affittare appartamenti: si subaffittano, e si subaffittano anche le singole stanze!”.
A distanza di un secolo e più, una dinamica molto simile sta rischiando di trasformare i centri delle metropoli di mezzo mondo in città di turisti. E gli abitanti? Il rischio è che facciano la fine dei piccolo borghesi dell’East End, descritta nel 1902 da Jack London: “E io vidi Johnny Upright, la sua linda mogliettina, le sue belle figliole e la ‘servetta’ scarmigliata, fuggire verso est come spettri nella notte, attraverso le tenebre, con la città-mostro che rumoreggia alle loro calcagna”.