Corriere della Sera, 10 novembre 2016
I consoli italiani nella Ucraina dei Kulaki
«L’Italia, che aveva diverse sedi consolari in Ucraina e nel Caucaso, fu forse il Paese che raccolse la maggior messe d’informazioni – oltremodo accurate – sulla situazione economica e alimentare dei territori devastati dalla fame» (E. Cinnella, 1932-33 Ucraina, Il genocidio dimenticato, Della Porta Editori ). «Mussolini, il quale leggeva avidamente i rapporti dei suoi diplomatici accreditati nell’Urss, preferì stendere un velo di silenzio sulle spaventose notizie provenienti dai consolati in Ucraina» (Ibidem). Non essendovi affinità ideologiche, né – credo – motivi di bilancia commerciale, quali sono le ragioni del silenzio di Mussolini sul holodomor, il genocidio programmato da Stalin e freddamente attuato sui contadini ucraini?
Eugenio Bellini
Caro Bellini,
Per scrivere un libro che apparve presso Einaudi nel 1990 ( Lettere da Charcov. La carestia in Ucraina e nel Caucaso del Nord nei rapporti diplomatici, 1932- 1933), Andrea Graziosi non lesse soltanto i dispacci dei consoli italiani, fra cui quelli del console Sergio Gradenigo da Charcov, allora capitale della Ucraina. Trovò anche campioni di pane che l’ambasciata d’Italia a Mosca aveva inviato a Roma per meglio documentare il dramma delle popolazioni ucraine tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta. Dalle analisi risultò che quel pane era stato impastato con corteccia di betulle, crusca e licheni. Altri campioni giunsero al ministero dai consolati dell’Ucraina e del Caucaso settentrionale. Secondo Graziosi, gli uomini, le donne e i bambini che morirono di fame fra il 1930 e il 1933 furono tra i quattro e i sette milioni.Dietro quella tragica vicenda vi è la spietata guerra che Stalin aveva dichiarato ai piccoli proprietari terrieri (i kulaki). Era convinto che boicottassero la produzione agricola dell’Ucraina e che privassero così il regime delle entrate necessarie per la grande industrializzazione prevista dal primo Piano quinquennale. Alcuni consoli italiani giunsero alla conclusione che volesse ridurre drasticamente un «materiale etnografico» che era refrattario al messaggio politico e sociale della Rivoluzione d’Ottobre.Lei si chiede, caro Bellini, perché Mussolini, di fronte a una tale tragedia abbia taciuto. Potrebbe fare la stessa domanda a tutti i maggiori uomini di Stato dell’epoca. Avevano altre fonti e non potevano ignorare ciò che stava accadendo in Ucraina. Non poteva ignorarlo, per esempio, Franklin D. Roosevelt, eletto alla presidenza degli Stati Uniti nel novembre del 1932. Non appena si installò alla Casa Bianca il nuovo presidente avviò un negoziato con il ministro degli Esteri sovietico, Maksim Litvinov, per lo stabilimento dei rapporti diplomatici. Quando fu firmato, nel novembre del 1933, l’accordo prevedeva che l’Unione Sovietica si sarebbe astenuta dall’interferire nella politica interna degli Stati Uniti. Naturalmente gli Stati Uniti non potevano negare ai sovietici la stessa garanzia.