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 2016  novembre 10 Giovedì calendario

BOMBE, PROFILI E SEGRETARIE


Usare la psicologia per decifrare un crimine non è una trovata recente. E non parlo di Sherlock Holmes e della sua scienza della deduzione. A livello di immaginario collettivo, la data che ha segnato una svolta e fatto conoscere a tutti la figura del profiler è il 1991. È infatti questo l’anno in cui viene pubblicato un romanzo destinato a diventare un film da premio Oscar: Il silenzio degli innocenti.
Nel film ci sono le figure di Hannibal Lecter, quella di Clarice Starling e poi Buffalo Bill, il serial killer che rapisce le sue vittime per scuoiarle. Ma il vero protagonista è il profiling, la capacità di cogliere indizi, ricostruire i fatti e identificare l’assassino. Lo fa Hannibal, dalla parte sbagliata. E lo fanno gli agenti dell’FBI, dalla parte dei buoni.
Nel romanzo e nel film, mi ha sempre intrigato la figura di Jack Crawford, il capo di Jodie Foster, alias Clarice Starling, perché nella realtà un agente speciale Crawford esiste: il suo vero nome è John Douglas, e insieme a Robert Ressler e pochi altri ha fondato nel 1985 l’unità di scienze del comportamento dell’FBI. Gente in gamba, che ha pensato di garantirsi un futuro sfruttando un’esperienza unica, fondata su centinaia di casi risolti grazie all’osservazione e alla deduzione. Così, arrivato il momento della pensione, Douglas e colleghi hanno impiegato pochi minuti prima d’essere assunti nelle multinazionali per selezionare top manager, oppure chiamati ai tavoli di negoziati importanti, per comprendere chi stesse mentendo e a quale scopo.

In cerca di vendetta
Ma c’è una storia che ha segnato l’origine del profiling, ed è iniziata ben prima del film Il silenzio degli innocenti, da un tubo di rame lasciato sul davanzale di una delle finestre della Con-Ed, la compagnia Edison che forniva la città di New York di energia elettrica.
È il 16 novembre 1940 quando alcuni operai, impegnati in un lavoro di restauro della sede della Consolidate Edison Company, trovano un piccolo cilindro di rame con dentro della polvere da sparo. L’ordigno è rudimentale, ma quello che è più interessante è il biglietto che lo accompagna: «Voi della Edison siete proprio degli imbroglioni. Allora tenetevi questo».
È ovvio che il dinamitardo non vuole procurare danni, perché se la bomba fosse esplosa, anche il messaggio sarebbe andato distrutto. E poi c’è la guerra che si sta scatenando in Europa a distrarre i cittadini americani e a far loro dimenticare il piccolo incidente.
Dieci mesi più tardi, nel centro direzionale della Edison, ecco apparire una nuova bomba, nascosta in un calzino e questa volta senza nota di rivendicazione. La terza mossa del dinamitardo, trascorsi altri tre mesi, è quella di recapitare una lettera alla polizia di New York, con una comunicazione del tutto originale: «Non fabbricherò più bombe per tutto il periodo della guerra. Prendo questa decisione per motivi patriottici; dopo, però, trascinerò la società Edison davanti alla giustizia. I responsabili pagheranno per i loro infami delitti. Firmato FP».
Quando verrà identificato e interrogato, l’attentatore dichiarerà candidamente che le iniziali FP stavano per Fair Play, quello che stava mostrando davanti all’impegno bellico del suo paese. Per tutta la durata del conflitto, infatti, si limita a spedire lettere. Poi, nel 1950, ricomincia. E questa volta le bombe sono più potenti e meglio costruite.
Quattro ordigni esplodono tra il 1951 e il 1952, quattro nel 1953 e nel 1954, sei nel 1955. Non ci sono morti, ma l’escalation preoccupa l’FBI. E l’allarme scatta quando, nel 1956, l’attentatore scrive all’«Herald Tribune»: «La stampa corrotta non riporta nemmeno le mie azioni degne di un vampiro. Osa chiamarmi psicopatico. Ogni nuovo riferimento in questi termini alla mia persona avrà la risposta che si merita. Ogni cavo dell’Edison, d’ora in poi, sarà bersaglio delle mie bombe. Finora ne ho collocate 54. Continuerò così finché riuscirò a trascinare la Con-Edison in tribunale. Tutta la mia vita è destinata a questo scopo».

Arresto ed emulazione
È a questo punto che l’FBI cambia registro, costruendo una task force dedicata a Mad Bomber, come è stato soprannominato; e i detective, dopo aver girato a vuoto per mesi, si rivolgono allo psichiatra James Brussell.
Sulla scorta di tutte le informazioni acquisite, Brussell elabora quello che viene universalmente riconosciuto come il primo esempio di criminal profiling: il criminale è un maschio, probabilmente in precedenza impiegato alla Con-Ed; è un paranoide in cerca di vendetta e ha circa 50 anni; ha origini straniere o passa la maggior parte del suo tempo con stranieri, ha frequentato almeno le scuole superiori; è probabilmente di origini slave e di religione cattolica; non è sposato e vive con un parente di sesso femminile che non è la madre, forse perduta da giovane.
Ma è soprattutto l’ultima annotazione a colpire gli investigatori, contribuendo al mito del profiler capace di intuizioni al confine del paranormale: Brussell afferma che quando finalmente Mad Bomber verrà identificato e catturato, al momento dell’arresto indosserà un doppio petto scuro abbottonato con cura.
Le foto di repertorio mostrano un uomo di mezz’età, di costituzione robusta e d’aspetto innocuo, tra due agenti che lo stanno accompagnando alla Centrale di Polizia: è il 20 gennaio 1957 quando George Metesky termina la propria carriera di attentatore: indossa un doppio petto gessato, e lo sta abbottonando.
Tuttavia, mentre questa parte della storia è molto nota, è meno conosciuto il ruolo della signorina Alice Kelley, impiegata all’archivio pratiche della Con-Ed. È lei che il 18 gennaio 1957, riordinando i fascicoli della compagnia, fa una scoperta decisiva: una lettera del 5 settembre 1931 in cui un tal George Metesky si lamentava d’aver subito «infami misfatti», le identiche parole usate in alcuni dei suoi messaggi dal dinamitardo.
La polizia e l’intera New York, comunque, possono tirare un sospiro di sollievo. Mad Bomber è stato arrestato, l’incubo delle bombe è terminato.
E invece no, perché accade che il clamore dei media raggiunge una mente disturbata, spingendola all’emulazione. Il 2 ottobre 1960 un ordigno piazzato a Times Square provoca il ferimento di sei persone. E la domenica successiva un’esplosione devasta la biblioteca municipale, fortunatamente senza causare vittime.
Lo stesso Metesky, dietro le sbarre, disapprova gli attentati; a chi lo intervista in carcere dice d’essere preoccupato, perché la quantità d’esplosivo utilizzata era alta, e il rischio di uccidere assai elevato.
La gente si chiede quanto ci vorrà perché si riesca a catturare il «bombardiere della domenica», come ormai è chiamato per la sua abitudine di colpire solo nei giorni di festa. Per Metesky hanno impiegato 16 anni, un dato per nulla rassicurante.
La domenica successiva tutto è pronto per un agguato; decine di uomini in borghese sono sistemati lungo la Quinta strada, dove si crede che il dinamitardo colpirà. E invece non accade nulla.
Il 23 ottobre, verso le cinque del pomeriggio, una violenta esplosione devasta il traghetto che ha appena lasciato la banchina di Manhattan per raggiungere Staten Island. A bordo ci sono 80 passeggeri, e tutti se la cavano con un gran spavento. C’è chi ha però visto un uomo magro, di bassa statura, abbandonare in fretta la nave, al momento della sua partenza, ma è troppo poco per un identikit valido.
E allora inizia il valzer di speculazioni, con gli psichiatri che si dicono certi si tratti di un schizofrenico, un grave malato che ha deciso di castigare il mondo per i suoi peccati, e di farlo ricorrendo all’esplosivo. Altri si lanciano in interpretazioni diverse: probabilmente è un omosessuale respinto, carico d’odio e che nel corso delle sue domeniche solitarie aggredisce la folla colpevole di passeggiare e divertirsi serenamente.
Sono le 19.15 del 6 novembre. Sandra Brelan è una bella ragazza, consapevole del fascino che esercita sui due corteggiatori con cui è uscita quel pomeriggio; ancora non ha deciso con chi approfondire, mentre rientra a casa in metropolitana e va a sedersi da sola, nell’ultima carrozza. Alle 19.25 il corpo di Sandra viene dilaniato da una terribile esplosione.
Non ci saranno altri attentati, né altri cadaveri, e il caso resterà irrisolto.