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 2016  novembre 10 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MILITARI A MILANO REPUBBLICA.IT "Centocinquanta militari in più a supportare le forze dell’ordine che già operano a livelli eccellenti e stop all’arrivo dei profughi": queste le misure annunciate dal ministro Angelino Alfano dopo il vertice sulla sicurezza a Milano

APPUNTI PER GAZZETTA - MILITARI A MILANO REPUBBLICA.IT "Centocinquanta militari in più a supportare le forze dell’ordine che già operano a livelli eccellenti e stop all’arrivo dei profughi": queste le misure annunciate dal ministro Angelino Alfano dopo il vertice sulla sicurezza a Milano. Il ministro dell’Interno è arrivato a Palazzo Marino, sede del Comune, per incontrare tutti i vertici delle forze dell’ordine e il prefetto Alessandro Marangoni, dopo l’omicidio di piazzale Loreto. Fatto al quale si è aggiunta la maxirissa con due giovanissimi filippini accoltellati avvenuta pochissime ore prima del vertice. "Oggi con il sindaco Sala abbiamo definito di raddoppiare, rispetto a quando mi sono insediato come ministro, il numero di militari con l’invio di altri 150 soldati". Il ministro ha aggiunto: "Quando mi sono insediato erano 400, oggi sono 650" e quindi con questi ulteriori 150 si arriverà a 800, per cui "avremo raddoppiato il numero di militari in città tra il 2013, quando sono diventato ministro, e il 2018". "Domani - ha concluso il ministro - finisce il Giubileo e immediatamente sarà predisposta la redistribuzione in Italia dei militari impegnati" a Roma per l’Anno Santo. Per quanto riguarda il tema migranti, invece, Alfano ha spiegato: "Abbiamo fatto i calcoli e Milano ha raggiunto la sua quota di migranti, quindi se ci sarà un calo degli sbarchi noi diciamo stop profughi a Milano. Se non avremo ulteriori emergenze diciamo che Milano ha già fatto la sua parte". Il peso dell’immigrazione, ha spiegato anche, "si sente perché ci sono Comuni che non accettano arrivi scaricando il peso dell’emergenza sugli altri. Cercheremo di farli collaborare". Sicurezza, il ministro Alfano: "150 militari per Milano e stop profughi" Condividi Il tema sicurezza è particolarmente caldo in città dopo che, pochi giorni fa, un 37enne dominicano è stato ucciso in piazzale Loreto. Lo stesso sindaco Sala aveva avanzato la richiesta di far arrivare in città parte degli uomini dell’esercito "liberati" con la fine del Giubileo. A Milano, è il commento di Sala all’annuncio di Alfano "lavoriamo per prevenire e intervenire dove è necessario. Per questo abbiamo chiesto al governo di aumentare il numero di militari. Milano è una città più sicura di tante altre, non c’è nessun allarmismo". L’esercito, ha proseguito il sindaco, servirà per il "presidio dei luoghi sensibili" in modo da liberare le pattuglie della polizia locale che potranno essere impiegate altrove, "ad esempio davanti alla Stazione Centrale - ha concluso - Crediamo nell’utilizzo delle pattuglie miste e i militari in più porteranno a rinforzarle nelle vie più difficili e nei luoghi di aggregazione". Anche il prefetto ha spiegato il nuovo modulo operativo dei soldati: "Prevede - ha detto Marangoni - pattuglie con un agente e due militari. Questo permetterà di sdoppiare il numero delle pattuglie". I primi militari potrebbero arrivare già nei prossimi giorni. A confermarlo è lo stesso Alfano che precisa: "Il tempo tecnico necessario per la predisposizione dei nuovi servizi di dislocamento tra Roma e Milano. Da domani, chiuse le porte Sante siamo pronti". Alfano ha anche precisato che lo stop all’invio di profughi non riguarderà, però, le altre province. "Le nostre previsioni sono di un calo degli sbarchi a causa delle condizioni meteo mare - ha sottolineato - Allo stato dell’arte non intendiamo portare a Milano nuovi profughi. La nostra linea è che, se non ci saranno emergenze, non ne invieremo più, perché Milano ha già raggiunto la sua quota. Nello stesso tempo abbiamo l’esigenza che tutti i 134 Comuni della provincia di Milano collaborino per sgravare coloro i quali si sono presi un impego oneroso. Attualmente lo fanno solo in trenta". RISSA TRA FILIPPINI 609 Maxi rissa tra un gruppo hip hop e alcuni teppisti in piazza Città di Lombardia, proprio sotto la nuova sede della Regione, tutte le persone coinvolte sono filippine. I feriti, a colpi di coltello e di cocci di bottiglia, sono due giovanissimi: hanno 16 e 18 anni e fanno parte di un gruppo hip hop. Uno dei due è ricoverato in gravi condizioni, l’altro è stato dimesso dopo una notte in ospedale. E’ successo venerdì sera intorno alle ventidue e trenta. E a dare l’allarme sono state le guardie giurate a presidio della Regione che hanno assistito alla rissa dalle telecamere di sorveglianza. Sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno bloccato dieci persone coinvolte nell’episodio, quasi tutte incensurate, tranne due che hanno piccoli precedenti per ubriachezza molestra e reati contro il patrimonio. Dei dieci controllati in piazza, cinque sono stati arrestati per rissa aggravata, ma a uno (un 19enne incensurato e in regola con tutti i documenti) viene contestato anche il tentato omicidio. Altri cinque ragazzi, tutti minorenni, sono stati denunciati. La rissa è partita dopo un diverbio tra un gruppo di ragazzi che nei weekend frequenta piazza Città di Lombardia per ascoltare musica e ballare hip hop e un secondo gruppo di disturbatori che prima è stato cacciato dai giovani e poi si è ripresentato in piazza armato. I ’ballerini’ avevano rimproverato i nuovi arrivati perché urinavano nelle aiuole e sulle panchine. La discussione è degenerata presto: dopo spintoni, calci, pugni è spuntato un coltello da cucina con una lama di venti centimetri e i cocci di bottiglia: un diciottenne è caduto a terra dopo esser stato colpito al petto e alla schiena. E’ stato prima ricoverato al Policlinico, poi alla De Marchi e, infine, dimesso con una prognosi di venti giorni. Meno di venti minuti dopo, il personale del 118 è intervenuto sulla banchina della metropolitana M2, in stazione Centrale: riverso a terra c’è un ragazzo sedicenne, anche lui accoltellato forse mentre cercava di fuggire dagli avversari; i suoi amici lo avrebbero portato fino alla metropolitana per poi lasciarlo lì in attesa dei soccorsi. E’ stato colpito alla gola, ora si trova al Policlinico, ed è lui il ferito più grave. Milano, 37enne ferito alla schiena e alle gambe in piazzale Loreto: il luogo dell’agguato Navigazione per la galleria fotografica 1 di 7 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Sette giorni fa in piazzale Loreto c’era stata un’altra maxi-rissa e un uomo era stato accoltellato. Ferito in maniera gravissima era poi morto due giorni dopo il ricovero in ospedale. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha chiesto la presenza dei militari per presidiare la zona del quartiere multietnico di via Padova, teatro di frequenti scontri fra gang straniere rivali. Milano, Sala: "Chiederò l’esercito per la sicurezza" Condividi La richiesta del sindaco aveva scatenato forti polemiche da parte della destra e in particolare della Lega Nord che aveva sottolineato come i militari fossero stati presenti in passato e che erano stati poi mandati via. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva invece offerto la propria disponibilità al sindaco per rafforzare il presidio di forze dell’ordine e pattuglie dell’esercito, nell’ambito dell’operazione ’Strade sicure’ in vigore da diversi anni in quasi tutte le principali città italiane. Ma i dubbi sull’efficacia della presenza dei soldati nelle strade cittadine rimane. RIUNIONE SINDACI La sicurezza è stato uno dei temi affrontati dai sindaci intervenuti all’incontro promosso dal Comune di Parma "Bune idee dalle città" che si è svolto alla Camera di Commercio. Diverso l’approccio dei primi cittadini. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, oltre all’impiego dei militari, ha evidenziato la centralità della polizia municipale. Per il sindaco Federico Pizzarotti il Governo dovrebbe sbloccare le assunzioni dei vigili e cambiare le leggi sui reati di spaccio. Secondo Flavio Tosi (Verona) occorre la certezza della pena, mentre il collega Giorgio Gori (Bergamo) ribadisce la necessità di potenziare gli organici delle forze dell’ordine. Luigi Brugnaro (Venezia) ha proposto di affidare al giudice di pace la possibilità di comminare pene, chiudendo con una battuta: "Ai giovani che fanno i fanfaroni un bel calcio nel sedere del sindaco". (racas) L’"Italia dei sindaci", l’incontro a Parma FUNZIONANO O NO? CHE SIANO efficienti nessuno lo mette in dubbio. Ma sono anche efficaci? Perché quando si cerca di misurare i risultati ottenuti con lo schieramento dei soldati nelle città, ci si trova di fronte a tanti pareri e pochi punti fermi. Una certezza in realtà c’è: fanti, alpini e parà possono influire pochissimo sulla sicurezza globale, visto che la loro attività ha una rilevanza statistica minima. Oggi gli uomini e le donne dell’Esercito in servizio nelle strade sono 7000 - il record numerico assoluto - contro gli oltre 250 mila tra carabinieri, poliziotti e finanzieri a cui vanno sommati i corpi di polizia locale, i vigili urbani di una volta, e una moltitudine di guardie private. Insomma, i soldati sono troppo pochi per pesare nella battaglia contro il crimine. Tanto che la Corte dei Conti non ha potuto verificare le prestazioni dei militari perché la "percentuale di risultati è estremamente ridotta rispetto a quelli delle forze dell’ordine". Certo, invocare l’Esercito è uno slogan ad alto impatto e basso costo. Con un’importante valenza politica, esplicitata lunedì scorso dal primo cittadino milanese Giuseppe Sala: "Non voglio lasciare il tema della sicurezza in appalto alla destra". E’ una questione che da oltre un decennio tormenta i sindaci di sinistra, spesso costretti a improvvisarsi "sceriffi democratici" senza mai riuscire a elaborare una ricetta vincente per il controllo delle città. Così adesso si finisce per santificare la misura voluta nel 2008 da Ignazio La Russa e accolta da contestazioni feroci. "Si tratta di un provvedimento tipico delle situazioni di grave emergenza", chiosa Fabrizio Battistelli, docente di sociologia alla Sapienza che da anni studia questa materia: "Invece in questa fase storica si stanno dissolvendo i confini tra sicurezza interna ed esterna con la scomparsa delle distinzione dei compiti di polizia e soldati: una separazione che aveva sempre caratterizzato le democrazie europee ". All’inizio si disse che l’azione dell’Esercito sarebbe durata "al massimo un anno". Con una missione principale: "liberare" gli agenti che presidiavano obiettivi fissi e centri immigrati. Infatti due terzi dei militari furono mandati a piantonare tribunali, ambasciate e cpt. Da questo punto di vista, l’intervento ha funzionato: tra il 2008 e il 2012 con duemila soldati è stato possibile recuperare 1.568 agenti delle forze dell’ordine. Ma il beneficio dell’operazione - sottolinea la Corte dei Conti - è svanito perché nello stesso periodo il blocco del turn over ha privato i ranghi delle polizie di ben 8.722 unità. Insomma, lo spot del governo Berlusconi è servito solo a mimetizzare la falla negli organici. L’aspetto critico è proprio l’impegno nelle strade. I militari infatti non vanno quasi mai in giro da soli, ma li accompagna un appartenente alle forze dell’ordine, a cui spetta contestare i reati. Questa convivenza obbligata però ha depotenziato gli effetti sul campo: nel 2012 per garantire circa 300 pattuglie al giorno, servivano altrettanti agenti con il risultato di sottrarne - scrive la Corte dei Conti - almeno 220 dai servizi di controllo del territorio. Per questo la magistratura contabile ha consigliato di ripensare l’operazione e rinunciare a tutte le ronde. Ma dopo gli attacchi dell’Isis bersaglieri e granatieri nelle piazze sono diventati un’arma psicologica, a cui nessun sindaco sembra volere rinunciare. Nella Capitale ci sono 1800 soldati "extra" per il Giubileo che difficilmente torneranno in caserma. Cinquecento si stanno spostando nelle zone terremotate. E ieri Roberta Pinotti ha detto che la Difesa è "disponibile a rispondere positivamente alla richiesta del sindaco Sala", usando parte di questo contingente. La ministra ha dichiarato che "Strade sicure" ha prodotto "riscontri estremamente positivi ", tra i quali la "riduzione del 30 per cento dei reati a Roma ". Pinotti ha citato dati del Viminale sui quali è difficile trovare riscontri. Se guardiamo alle rilevazioni dell’Istat, i cittadini italiani dal 2010 in poi si sono sentiti sempre meno sicuri, con una percezione del rischio che ha cominciato a migliorare solo nel 2014. Nel nostro paese però le statistiche sulla prevenzione sono all’anno zero. "Non siamo in grado di valutare pienamente la performance dei militari perché non misuriamo fattori come la deterrenza", spiega il professore Battistelli: "Quanti reati non sono avvenuti perché la presenza dei soldati ha tenuto lontani i criminali? Non abbiamo nemmeno una stima del gradimento dei cittadini: si sentono più sicuri o più spaventati?". Una sicurezza costruita al buio, senza fare luce sui problemi e sulle possibili soluzioni.