
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è un contabile il quale dice di aver pagato mazzette nell’ambito del giro di soldi che aveva al centro la clinica Santa Rita, quella che viene adesso sbrigativamente chiamata «degli orrori». Il contabile - qualificato come ”ex” - si chiama Domenico Lopriore. S’è fatto interrogare e nel verbale dell’interrogatorio vi sarebbe l’ammissione che la segretaria del notaio Pipitone aveva preparato «alcune buste che avrebbero dovuto contenere 100 milioni di lire necessari per finanziare Alleanza Nazionale probabilmente nelle elezioni politiche del 2003». I politici hanno preso soldi nell’ambito dell’attività criminale che si sarebbe fatta in quella clinica? Cioè, i medici squartavano i pazienti e giravano una parte dei soldi ottenuti in questo modo ai politici? Calma. Intanto questo Lopriore, se ha detto quello che riferiscono le agenzie, risulta piuttosto approssimativo. Nel 2003 non ci sono state elezioni politiche. Nel 2003 era in circolazione da due anni l’euro, risulta perciò strano che una bustarella venisse prezzata in lire. Gli stessi giudici dicono che il «testimone parla de relato», espressione che significa: «per sentito dire». Infine Pipitone, il notaio che ha la responsabilità legale della clinica e sembra fino ad ora l’unico socio, ha negato: «Non ho mai pagato mazzette. una cosa assurda col carattere della calunniosità». Quindi, calma. Ma la politica, che dà tanti soldi per ogni operazione chirurgica, non manda mai qualcuno a controllare quello che succede là dentro? Formigoni, in un’intervista rilasciata l’altro giorno al Corriere della Sera, dice che in Lombardia c’è il sistema di controllo più vasto d’Italia: «eseguiamo il doppio delle verifiche previste dalla legge nazionale [...] Nei confronti del Santa Rita una volta avevamo tagliato un milione e 124 mila euro per irregolarità amministrative e un’altra avevamo sospeso per due mesi la convenzione per l’attività di chirurgia toracica. Poi si erano rimessi in regola e avevamo riattivato la convenzione». Anche il governatore ammette però che questi controlli potrebbero essere stati pochi. In un’inchiesta dell’Espresso dell’anno scorso si dice che la regola era di esaminare le cartelle cliniche, ma in una percentuale del 5%. I controlli venivano poi preannunciati con 48 ore di anticipo, i funzionari specificavano alla struttura da controllare quali cartelle avrebbero visionato. In questo modo, come è ovvio, i controlli non servono a nulla. La Procura stava già indagando e c’erano anche stati degli arresti per cui un’altra delibera, datata 30 marzo 2007, ammise che i controlli si sarebbero potuti fare anche all’improvviso e anche andando a pigliare cartelle non previste. Ma, se capisco bene, la nuova delibera dava questa possibilità agli ispettori, ma non li obbligava. Mi viene da dire che bisognerebbe forse anche andare a controllare che cosa controllavano questi pretesi controllori. Ma quanti soldi muove tutta questa faccenda? In Lombardia la salute rappresenta un business da un miliardo e duecento milioni di euro. Duemila e duecento miliardi delle vecchie lire. Le cartelle sequestrate al Santa Rita sono poco meno di quattromila, ma le cartelle della sanità regionale effettivamente portate via dai pm e messe allo studio in tutto questo anno e mezzo di lavoro sono 8 milioni. Le ricordo che finché non ci sarà il processo non abbiamo il diritto di considerare nessuno colpevole, anzi abbiamo il dovere di pensare che sia tutto un equivoco. Ieri s’è messa nei guai anche un’anestesista. Che ha fatto? entrata per rendere testimonianza sull’attività del chirurgo Pier Paolo Brega Massone e a un certo punto dell’interrogatorio s’è trasformata in imputata: i pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella l’hanno tirata dentro nel concorso in omicidio volontario e nelle lesioni gravi e gravissime. Continuiamo a tenere aperte tutte le ipotesi e diciamo che la dottoressa potrebbe anche non aver detto quello che le due pm si aspettavano di sentirsi dire. Qualche volta si finisce nei guai anche così. Le somme in ballo peraltro sarebbero enormi: nell’inchiesta dell’Espresso si parlava di 80 mila cartelle falsificate per rimborsi fasulli pari a 18 milioni di euro. I politici non dicono niente? Dal ministero della Salute finora non è uscita una parola. Ha detto qualcosa il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Ferruccio Fazio, il quale vuole indagare sulla faccenda insieme con la Regione Lombardia e intanto auspica «nuovi indicatori di qualità come le soglie dimensionali e le tecnologie disponibili: il tutto sottoposto ad un controllo sinergico, trasparente ed efficiente». Politichese puro, come vede, sul quale non vale troppo la pena affaticarsi.
• I politici hanno preso soldi nell’ambito dell’attività criminale che si sarebbe fatta in quella clinica? Cioè, i medici squartavano i pazienti e giravano una parte dei soldi ottenuti in questo modo ai politici?
Calma. Intanto questo Lopriore, se ha detto quello che riferiscono le agenzie, risulta piuttosto approssimativo. Nel 2003 non ci sono state elezioni politiche. Nel 2003 era in circolazione da due anni l’euro, risulta perciò strano che una bustarella venisse prezzata in lire. Gli stessi giudici dicono che il «testimone parla de relato», espressione che significa: «per sentito dire». Infine Pipitone, il notaio che ha la responsabilità legale della clinica e sembra fino ad ora l’unico socio, ha negato: «Non ho mai pagato mazzette. una cosa assurda col carattere della calunniosità». Quindi, calma.
• Ma la politica, che dà tanti soldi per ogni operazione chirurgica, non manda mai qualcuno a controllare quello che succede là dentro?
Formigoni, in un’intervista rilasciata l’altro giorno al Corriere della Sera, dice che in Lombardia c’è il sistema di controllo più vasto d’Italia: «eseguiamo il doppio delle verifiche previste dalla legge nazionale [...] Nei confronti del Santa Rita una volta avevamo tagliato un milione e 124 mila euro per irregolarità amministrative e un’altra avevamo sospeso per due mesi la convenzione per l’attività di chirurgia toracica. Poi si erano rimessi in regola e avevamo riattivato la convenzione». Anche il governatore ammette però che questi controlli potrebbero essere stati pochi. In un’inchiesta dell’Espresso dell’anno scorso si dice che la regola era di esaminare le cartelle cliniche, ma in una percentuale del 5%. I controlli venivano poi preannunciati con 48 ore di anticipo, i funzionari specificavano alla struttura da controllare quali cartelle avrebbero visionato. In questo modo, come è ovvio, i controlli non servono a nulla. La Procura stava già indagando e c’erano anche stati degli arresti per cui un’altra delibera, datata 30 marzo 2007, ammise che i controlli si sarebbero potuti fare anche all’improvviso e anche andando a pigliare cartelle non previste. Ma, se capisco bene, la nuova delibera dava questa possibilità agli ispettori, ma non li obbligava. Mi viene da dire che bisognerebbe forse anche andare a controllare che cosa controllavano questi pretesi controllori.
• Ma quanti soldi muove tutta questa faccenda?
In Lombardia la salute rappresenta un business da un miliardo e duecento milioni di euro. Duemila e duecento miliardi delle vecchie lire. Le cartelle sequestrate al Santa Rita sono poco meno di quattromila, ma le cartelle della sanità regionale effettivamente portate via dai pm e messe allo studio in tutto questo anno e mezzo di lavoro sono 8 milioni. Le ricordo che finché non ci sarà il processo non abbiamo il diritto di considerare nessuno colpevole, anzi abbiamo il dovere di pensare che sia tutto un equivoco. Ieri s’è messa nei guai anche un’anestesista.
• Che ha fatto?
E’ entrata per rendere testimonianza sull’attività del chirurgo Pier Paolo Brega Massone e a un certo punto dell’interrogatorio s’è trasformata in imputata: i pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella l’hanno tirata dentro nel concorso in omicidio volontario e nelle lesioni gravi e gravissime. Continuiamo a tenere aperte tutte le ipotesi e diciamo che la dottoressa potrebbe anche non aver detto quello che le due pm si aspettavano di sentirsi dire. Qualche volta si finisce nei guai anche così. Le somme in ballo peraltro sarebbero enormi: nell’inchiesta dell’Espresso si parlava di 80 mila cartelle falsificate per rimborsi fasulli pari a 18 milioni di euro.
• I politici non dicono niente?
Dal ministero della Salute finora non è uscita una parola. Ha detto qualcosa il sottosegretario al Welfare con delega alla Salute, Ferruccio Fazio, il quale vuole indagare sulla faccenda insieme con la Regione Lombardia e intanto auspica «nuovi indicatori di qualità come le soglie dimensionali e le tecnologie disponibili: il tutto sottoposto ad un controllo sinergico, trasparente ed efficiente». Politichese puro, come vede, sul quale non vale troppo la pena affaticarsi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/6/2008]
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